Inflazione al 4,8% in gennaio
Carovita alle stelle
Le famiglie costrette a tagliare le spese pe i beni e servizi primari
“Un rialzo stratosferico e disastroso, un massacro per le tasche delle famiglie", così viene bollata dalle associazioni dei consumatori l'inflazione che a gennaio è schizzata a +4,8%, un rialzo che non si registrava da aprile 1996. Nel primo mese dell'anno, secondo quanto emerge dalle stime preliminari diffuse il 2 febbraio dall'Istat, l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività, al lordo dei tabacchi, registra un aumento dell’1,6% su base mensile e del 4,8% su base annua.
Le lavoratrici, i lavoratori, le masse popolari dopo aver pagato pesantemente le conseguenze della crisi pademica, non per responsabilità del virus ma del sistema capitalista e del governo del banchiere massone Draghi, si trovano a dover pagare nuovamente e pesantemente la crisi economica che ne è derivata a cominciare dai beni di consumo primari: si registra, nello specifico, un aumento dei prezzi dei beni alimentari, sia lavorati (dal +2% di dicembre al +2,4%) sia non lavorati (dal 3,6% al +5,4%), fino ai servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (dal +2,3% al +3,5%). Un “carrello spesa” come viene definito, molto pesante per le magre risorse delle famiglie popolari.
Per l'Unione Nazionale dei Consumatori (Unc) l'inflazione significherebbe per una coppia con due figli un aumento del costo della vita pari a "1.715 euro su base annua, 840 solo per l'abitazione, acqua ed elettricità, e 416 per i trasporti" e addirittura 1.783 euro per le coppie senza figli con meno di 35 anni. L'aggravio annuo derivante dall'inflazione si tradurrebbe, per il Codacons, in un esborso di +1.474 euro annui a nucleo familiare, per questo il governo "deve intervenire con questa urgenza studiando un decreto ad hoc volto a limitare la crescita dei listini e sostenere il potere d'acquisto delle famiglie e i consumi", ha commentato il presidente, Carlo Rienzi.
L’ulteriore marcata accelerazione dell’inflazione su base tendenziale, spiega nel dettaglio l’Istituto di statistica, è dovuta prevalentemente ai prezzi dei beni energetici, luce e gas, con una crescita annua senza precedenti, che ha più che doppiato il valore di dicembre 2021: si è passati dal +41,9% al +93,5% a livello tendenziale. L'aumento più contenuto dei prezzi dei beni energetici non regolamentati (dal +22% al +23,1%) influenza al ribasso l'incremento complessivo dei beni energetici su base annua, portandolo al +38,6% (dal +29,1% di dicembre). Infatti negozi e imprese stanno adeguando i propri listini al pubblico per sostenere i maggiori costi energetici a loro carico e non fallire, scaricando i rincari di luce e gas su prezzi e tariffe che peseranno sulle tasche dei consumatori.
Il governo Draghi, che difende gli interessi del capitalismo, della grande finanza e dell’Ue imperialista, al di là di vaghe promesse non ha fatto ancora niente di concreto per affrontare il problema del rincaro bollette causato dalla famelica voracità di profitti del capitalismo e dall'imperialismo mondiale che dettano le leggi sulle fonti energetiche.
“Una situazione pericolosissima – afferma Rienzi - perché una inflazione così alta ha effetti diretti sui consumi delle famiglie, che reagiranno al forte aumento dei prezzi riducendo la spesa”. Anche perché a fronte dei vertiginosi aumenti non c'è stato l'adeguamento al costo della vita dei salari e delle pensioni oramai fermi da anni. A quanto documenta il Cnel ci sono 622 contratti nazionali scaduti al 31 dicembre scorso, il 63% del totale. Di questi, 202 da oltre 5 anni e 42 da oltre 10 anni. Solo nel 2021 ne sono scaduti 138 e altri 122 andranno in scadenza quest'anno. Il loro rinnovo non potrà essere né prossimo né soddisfacente se non si promuove una mobilitazione generale di piazza di tutte le lavoratrici e i lavoratori.
Confindustria tramite il vicepresidente Maurizio Stirpe mette già le mani avanti: "Le imprese stanno già dando oltre il consentito, con il costo dell'energia balzato da 8 miliardi nel 2020 a 37 miliardi quest'anno... Parlare ora di aumentare i salari è solo una provocazione. Se si vuole aumentare il potere di acquisto dei lavoratori, si deve tagliare il cuneo fiscale e dunque il costo del lavoro. E impedire le rincorse salariali sui contratti". E questo è pure il programma del governo Draghi.
9 febbraio 2022