Riesplode la criminalità tra Napoli e provincia
Il ministro Lamorgese chiede più sicurezza e videosorveglianza e non mette al primo posto il lavoro
Per battere la camorra serve un piano straordinario di sviluppo del territorio, nuove industrie e lavoro
Redazione di Napoli
È di metà gennaio la notizia dell’aumento del 15,3% della criminalità a Napoli città e del 10,9% nell’area della città metropolitana, un fatto che bissa il durissimo j’accuse
del procuratore generale partenopeo, Riello, che aveva sottolineato la ripresa della camorra a Napoli. Una ripresa che avviene sia nell’area Ovest che in quella Est, fino all’area Nord epicentro della guerra tra clan per il controllo della droga.
Tutto è cominciato con la faida di Fuorigrotta: a novembre viene ammazzato Andrea Merolla; poco dopo è la volta del boss del clan Troncone, Vitale, sparato alla testa il 23 dicembre e vivo per miracolo. Il 30 gennaio vengono freddati due luogotenenti dell’ex clan Lo Russo di Scampia, Pasquale Torre e Giuseppe Di Napoli, per uno sgarbo al potente clan Licciardi dell’Alleanza di Secondigliano. Il 3 febbraio viene freddato nel degradato rione Salicelle per un regolamento di conti sul contrabbando di sigarette Ferdinando Tagliaferri, uno dei ras di Afragola in questo settore.
Scavalcato ancora una volta dal governo Draghi di concerto con De Luca e Conte, il burattino sindaco Manfredi non ha potuto far altro che demandare tutte le decisioni alle istituzioni centrali in camicia nera tanto che il 18 gennaio in Prefettura ha ricevuto in pompa magna il ministro dell’Interno Lamorgese che ha arringato tutti gli enti locali sulla “sinergia” poi trasfusa in “accordo”. Trattasi di un protocollo votato alla sicurezza e al potenziamento della videosorveglianza, un “accordo per la promozione e l’attuazione di un sistema di sicurezza partecipata ed integrata e per lo sviluppo della città di Napoli”. Esso veniva sottoscritto supinamente dalla giunta antipopolare Manfredi, affidando di fatto al governo Draghi e alla Lamorgese l’istituzione di una cabina di regia e di monitoraggio su Napoli.
Cinque i punti principali: prevenzione dei fenomeni di criminalità diffusa e predatoria, misure per l'attuazione della sicurezza urbana, interventi per l'inclusione sociale, iniziative per la promozione e la tutela della legalità e misure per lo sviluppo del territorio. Sono previste misure che vanno dal rafforzamento della videosorveglianza, al contrasto della violenza di genere, dell’occupazione arbitraria di immobili e al contrasto fenomeni di emarginazione sociale e vulnerabilità (almeno quest’ultimo sulla carta). Interventi anche sui giovani (abbandono scolastico, disagio e devianza minorile) e di contrasto alla movida serale con centinaia di locali condotti per lo più dalle famiglie napoletane che saranno soggetti ad una serie di ordinanze sindacali pronte a limitare quella Napoli notturna fiore all’occhiello delle masse studentesche universitarie che vivono la notte e le prime luci dell’alba naturalmente, tra musica e cultura. Non più questo ma chiusura rapida nella zona centrale di Napoli, ossia dalla zona di via Salvator Rosa fino ai locali di Chiaia, alcuni chilometri quadrati dove si riversano migliaia di giovani ogni sera e che Manfredi e Lamorgese con la scusa dell’alcol e di presunte risse vorrebbe limitare all’osso con danni all’economia familiare o alle piccole imprese che vivono dei proventi notturni, soprattutto nel fine settimana.
Il punto centrale è che nonostante il linguaggio rassicurante che lo invade, nell’accordo manca qualsiasi riferimento a un piano straordinario di sviluppo del territorio, cominciando a come far fronte all’incredibile fame di occupazione che riguarda soprattutto i giovani dei quartieri abbandonati o disagiati dove la camorra sta attecchendo maggiormente dopo un periodo di finta e sorda quiete. Inoltre l’accordo è stato preso nei salotti istituzionali della borghesia senza alcun coinvolgimento delle masse popolari che, ancora una volta, sono state messe al bando e nemmeno coinvolte in strutture come le consulte utilizzate, almeno nominalmente nel passato persino da De Magistris e Bassolino per buttare fumo negli occhi al popolo.
Anche se alcuni propositi inclusi nell’accordo in astratto sembrano essere corretti - come la riqualificazione dei quartieri popolari - questi punti che dovrebbero essere in cima alla piramide dei bisogni delle masse, sono clamorosamente sostituiti ancora una volta dal “rafforzamento della prevenzione e controllo del territorio anche con sistemi di videosorveglianza” in ossequio alla sicurezza che prevederà l’ennesimo quanto inutile invio di militari o “forze dell’ordine” sul territorio partenopeo in contrasto con le esigenze primarie del lavoro, della casa e del risanamento dei quartieri cominciando proprio da quelli dove la camorra sta prendendo di nuovo il sopravvento.
9 febbraio 2022