I medici di base in stato di agitazione
Dal 1° febbraio i medici di medicina generale di numerose sigle sindacali (Fp Cgil, Smi, Snami, Sumai, Simet, Federazione Cipe – Sispe – Sinspe) hanno iniziato uno stato di agitazione, con l'obiettivo di un confronto con il governo Draghi, per denunciare le pesanti condizioni di lavoro della categoria che in questo momento, come ha dichiarato il segretario generale di Fp CGIL, Andrea Filippi, “stanno facendo il lavoro che dovrebbero fare le Asl e non stanno facendo il loro lavoro di clinici”.
I medici di base, infatti, sulla base della normativa relativa all'emergenza legata alla pandemia in atto, oltre alle mansioni ordinarie devono anche rilasciare ai loro pazienti le certificazioni relative alla quarantena: ''nel corso della quarta ondata - hanno spiegato in una nota congiunta i sindacati Smi, Snami e Sumai - siamo nella confusione assoluta, con sovrapposizioni di funzioni che nulla hanno di clinico: dalla registrazione dei tamponi per l'ottenimento dei Green pass oltre alle più disparate certificazioni (rientro a scuola o al lavoro; ripresa attività sportiva dopo infezione più o meno critica; esenzioni dalla vaccinazione)''.
Anche un'altra sigla sindacale, lo Snami, ha chiarito bene i termini della protesta: “i medici di medicina generale - si legge in una nota di questo sindacato - continuano a sopperire alle inefficienze del sistema, in particolare, riguardo alle incombenze burocratiche legate al tracciamento dei pazienti Covid 19, ai tamponi, al loro isolamento-quarantena, alla liberazione dall’isolamento, alle vaccinazioni anti Sars-Cov-2. Compiti aggiuntivi che quotidianamente si è costretti ad affrontare, oltre alle visite domiciliari e alla gestione delle difficoltà da parte degli assistiti ad effettuare le visite di controllo per patologie croniche (diabetici, cardiopatici, affetti da broncopneumopatie, oncologici, ecc.) che quindi ricadono completamente o quasi sulla medicina generale. Inoltre i medici di medicina generale eseguono visite domiciliari, certificati Inps e Inail, assistenza domiciliare integrata, assistenza domiciliare programmata, etc”.
Dall'inizio della pandemia, infatti, i medici di famiglia hanno dovuto sobbarcarsi di un aumento considerevole del carico di lavoro, al quale hanno risposto ampliando gli orari di servizio e rinunciando a giorni di riposo.
Lo Snami, poi, ha messo bene in rilievo l'insufficienza delle risorse stanziate dal governo Draghi per risolvere i problemi dei medici di base: “le risorse economiche messe in campo – continua la nota - appaiono largamente insufficienti per coprire anche solo l’aggravio dei fattori di produzione della categoria e che non si ravvede alcuna risposta alle carenze strutturali territoriali e ai relativi incentivi”.
A due anni di distanza dall’inizio della pandemia e nel mezzo della quarta ondata è inaccettabile che i medici di medicina generale - che rappresentano l'accesso dei cittadini al sistema sanitario nazionale, hanno il compito di coordinare l'intera vita sanitaria e psicologica dei suoi pazienti e che ora sono impegnati in prima linea contro il virus - si trovino a lavorare in queste condizioni, una situazione che, denunciano i sindacati, è aggravata anche da intimidazioni e minacce da parte di alcuni pazienti che riguardano richieste di certificazione di esenzioni su patologie fuori dalle linee ministeriali o di assumersi la responsabilità diretta e personale per quanto riguarda eventuali effetti avversi del vaccino.
Il governo Draghi deve quindi confrontarsi con i medici in agitazione e ascoltare le loro pressanti richieste.
9 febbraio 2022