Conflitto interimperialista
Xi e Putin firmano un patto strategico tra Cina e Russia contro gli Usa e la Nato
I due dittatori imperialisti inneggiano alla democrazia borghese ritenuta “universale” e invocano un “fronte globale” contro “il terrorismo”, ossia gli antimperialisti islamici

 
Uno dei risultati finora certi della carica a testa bassa dell'imperialismo americano sul concorrente imperialista russo nel tentativo di risolvere a vantaggio di Washington il braccio di ferro sull'Ucraina, arrivata sino alla pericolosa soglia di una guerra, è la costruzione di una sempre più stretta alleanza di Mosca con i principali avversari degli Usa, i socialimperialisti di Pechino; una alleanza che sotto la spinta dei due presidenti Xi Jinping e Vladimir Putin, anche se non sancita formalmente, è di fatto un patto strategico tra Cina e Russia contro gli Usa e la Nato. Anche esso frutto di una contraddizione interimperialista che sta spingendo il mondo sull'orlo di una guerra.
Già lo scorso 15 dicembre Xi e Putin avevano risposto al tentativo di isolamento diplomatico attuato dagli Usa con la mancata convocazione al cosiddetto vertice della democrazia, all'annuncio del boicottaggio diplomatico delle olimpiadi invernali di Pechino e al rullar dei tamburi di guerra della Nato e del Pentagono sul fronte europeo con il vertice in collegamento video tra i due "cari e vecchi amici" che esaltavano la cooperazione Cina-Russia, arrivata fino alla costruzione di un partenariato strategico globale che avrebbe rappresentato "un fulgido esempio di cooperazione interstatale nel 21° secolo". I due leader imperialisti avevano appena deciso di rinnovare per altri cinque anni il ventennale trattato di buon vicinato e cooperazione amichevole che scade a fine febbraio, alla base del partenariato globale e della cooperazione strategica. Una cooperazione imperialista per combattere l'alleanza imperialista concorrente che tramite la Nato a guida Usa ha alzato ancor più i toni dello scontro in Europa facendo leva sulla crisi ucraina.
Cina e Russia rispondevano con un nuovo passaggio, la dichiarazione congiunta emessa il 4 febbraio a Pechino dopo l'incontro tra Xi e Putin, centrata sulle relazioni internazionali che "entrano in una nuova era". Il timbro ufficiale alla bozza della dichiarazione congiunta della Federazione Russa e della Repubblica Popolare Cinese era stato apposto il giorno precedente nell'incontro tra i ministri degli Esteri cinese, Wang Yi, e l’omologo russo, Sergey Lavrov che ne avevano anticipati i passaggi principali.
Cina e Russia sottolineano anzitutto che in un mondo che starebbe attraversando cambiamenti epocali, una profonda trasformazione, "è emersa una tendenza alla ridistribuzione del potere", ossia mettono subito le mani avanti per dire che con la loro crescita economica e militare non possono restare a guardare nella partita per decidere la leadership imperialista nel mondo. Ovviamente accusano altri "attori", leggi gli Usa, di voler decidere da soli e che minacciano di ricorrere persino alla forza come se le scorribande delle loro forze aeree e navali per gli oceani fossero semplici mosse del gioco del Risiko e non una esibizione della forza pari a quella delle potenze concorrenti.
Noi siamo diversi, sostengono dal palco del teatrino di Pechino i due attori imperialisti Xi e Putin, che esordiscono con una stomachevole apologia della democrazia borghese, copiata di sana pianta da quelle presenti nei recenti documenti elaborati dal PCC, compresa la risoluzione del sesto plenum del 19° Comitato Centrale, tenutosi a Pechino dall'8 all'11 novembre, sulla storia del Partito e l'esaltazione del pensiero di Xi.
Riprendendo un classica definizione liberal borghese, le due parti affermano che "la democrazia è un valore umano universale", non un privilegio e la sua "promozione e protezione è una responsabilità comune di tutta la comunità mondiale". Lo considerano un mezzo di partecipazione dei cittadini al governo del loro paese in attuazione del principio del governo popolare, quantunque, a loro dire, non esisterebbe un modello unico di democrazia e ogni nazione può scegliere le forme e i metodi che meglio si adattano al suo particolare stato. In ogni caso sottolineano che sia la Russia che la Cina hanno "una lunga tradizione di democrazia", anzi sono più democratiche di altri Stati che tentano di imporre i propri "standard democratici", hanno un comportamento egemone e "pongono serie minacce alla pace e alla stabilità globale e regionale e minano la stabilità dell'ordine mondiale". I due compari imperialisti che si dipingono come pecorelle innocenti a fronte degli altri che sarebbero dei lupi aggressivi, sostengono che gli Usa pretendono di essere la culla della democrazia e invece lo siamo noi, o comunque anche noi che siamo oramai anni luce lontani dalle prime esperienze di costruzione della vera alternativa alla democrazia borghese, ossia il socialismo, e oggi il nostro riferimento non è più la lotta di classe ma la più volte citata interclassista Dichiarazione Universale dei Diritti Umani.
Una lunga parte della dichiarazione congiunta russo-cinese è un peana alla democrazia che se è senza aggettivi è la democrazia borghese, ossia una delle forme del dominio di classe della borghesia sul proletariato che appunto può assumere caratteristiche nazionali a seconda delle convenienze della classe borghese al potere. In Russia con la repubblica presidenziale di tipo occidentale trasformata da Putin in una carica a vita che lo caratterizza come il nuovo zar del Cremlino e in Cina col nuovo imperatore Xi che ha seguito lo stesso percorso pur mantenendo in vita il Partito comunista e cianciando di socialismo in stile cinese aggiornato alla nuova èra. Nulla di nuovo sotto il sole, si tratta di imperialismo nel primo caso e di socialimperialismo nel secondo.
Rivendicata la loro pari dignità imperialista a partecipare alla disputa per la guida del mondo con i concorrenti occidentali, Cina e Russia esibiscono la loro stretta alleanza a tutti i livelli, dalla costruzione del Grande Partenariato Eurasiatico in parallelo e in coordinamento con la costruzione della Nuova via della Seta alla cooperazione per lo sviluppo sostenibile dell'Artico, all'attuazione dell'Agenda 2030 delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile in nome dello sviluppo armonioso dell'umanità e della natura; contro la militarizzazione dello spazio, per l'eliminazione delle scorte di armi batteriologiche e chimiche, sulla sicurezza nell’uso delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, come se non fossero attaccate anzitutto dai loro pirati informatici, e via elencando. Ma il nocciolo dell'intesa riguarda ovviamente quelle che chiamano le gravi sfide alla sicurezza internazionale.
Per prima cosa ribadiscono l'opposizione all'interferenza di forze esterne nei loro affari interni, giusto ma questo principio serve a Xi e Putin per ribadire anzitutto che la parte russa riafferma il suo sostegno al principio di una sola Cina comprendente l'isola di Taiwan e che insieme "si oppongono ai tentativi di forze esterne di minare la sicurezza e la stabilità nelle loro comuni regioni adiacenti, intendono contrastare l'interferenza di forze esterne negli affari interni dei paesi sovrani sotto qualsiasi pretesto, si oppongono alle rivoluzioni di colore, e aumenteranno la cooperazione nei settori summenzionati", con un chiaro riferimento a quella principale, alla “rivoluzione arancione” in Ucraina appoggiata dagli imperialisti americani e europei.
Subito dopo mettono la lotta al terrorismo per la quale invocano la creazione con un ruolo centrale delle Nazioni Unite di "un unico fronte globale" costruito contro il terrorismo in tutte le sue manifestazioni, ossia la lotta contro gli antimperialisti islamici, utilizzando pari pari la fraseologia della cordata imperialista rivale. Salvo la precisazione della condanna "della pratica dell'interferenza negli affari interni di altri Stati per scopi geopolitici attraverso l'uso di gruppi terroristici ed estremisti e con il pretesto di combattere il terrorismo internazionale e l'estremismo" che risponde alle accuse dell'imperialismo americano alla Cina di violare i diritti umani a Hong Kong e nella regione dello Xinjiang abitata dalla minoranza musulmana degli uiguri. Non dimostrano in tal modo di agire contro i movimenti antimperialisti esattamente come fanno gli Usa, la Ue e la Nato?
Nell'immediato il fronte più acuto dello scontro è diventata l'Europa, dove "le parti intendono sostenere fermamente l’inviolabilità dei risultati della seconda guerra mondiale e l’ordine mondiale stabilito nel dopoguerra", areee di influenza comprese, e Putin ottiene dall'alleato strategico una dichiarazione di appoggio inequivocabile nel braccio di ferro con Usa e Nato per il controllo dell'Ucraina. Un appoggio contro la Nato quando affermano che "le parti si oppongono all'ulteriore allargamento della Nato e invitano l'Alleanza Nord Atlantica ad abbandonare i suoi approcci ideologizzati da guerra fredda"; contro gli Usa per aver attivato con Australia e Regno Unito l'Aukus, il blocco militare nella regione Asia-Pacifico in funzione anticinese e di soffiare sul fuoco nella strategica regione indo-pacifica. Quando era il momento di mostrare i muscoli hanno sventolato i loro successi nello sviluppo di nuovi missili, adesso che vogliono mostrare un volto dialogante Cina e Russia "esprimono preoccupazione per l’avanzamento dei piani statunitensi per lo sviluppo della difesa missilistica globale". A Washington chiedono inoltre di abbandonare i suoi piani di schierare missili terrestri a medio e corto raggio nella regione Asia-Pacifico e in Europa e di riaprire i tavoli negoziali sulla riduzione degli armamenti e la creazione di un nuovo meccanismo di sicurezza, dopo che si sono ritirati dai trattati precedenti, come chiesto da Mosca.
L'intesa tra Cina e Russia, garantiscono Xi e Putin, viaggerà in difesa dei comuni interessi in tutte le sedi internazionali, e li elencano, dalle Nazioni Unite all'Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO), G20, BRICS, APEC e ASEAN, nonché nella loro organizzazione regionale, l'Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai (SCO), e nello sviluppo della cooperazione "Russia-India-Cina" con l'altra potenza imperialista mondiale emergente, l'India di Modi, citata solo in questa occasione quasi come alleata e non come nella realtà una concorrente. Una attenzione diplomatica riservata anche all'altra potenza imperialista asiatica concorrente, il Giappone, che si prende soltanto una tirata di orecchie e neanche per la politica di riarmo avviata di concerto con gli Usa in funzione anti-cinese ma per i progetti del governo di Tokyo di rilasciare nell'oceano l'acqua contaminata dall'impianto nucleare di Fukushima.
Nei colloqui del 15 dicembre Xi aveva detto a Putin che, sebbene Russia e Cina non fossero formalmente alleate, nella pratica hanno un "legame che supera persino un’alleanza”. Il 4 febbraio a Pechino il presidente russo elogiava il “legame senza precedenti” tra Mosca e Pechino che con la dichiarazione firmata fa un altro passo verso quel partenariato dal carattere strategico utile a entrambe per affrontare il sempre più aperto conflitto interimperialista con Usa e Nato che al momento si tirano a rimorchio i paesi imperialisti europei. Significativamente nemmeno citati nella ponderosa dichiarazione congiunta ma certamente osservati da Pechino che usa la crisi in Ucraina come un test per capire anche quanto sia saldo il fronte imperialista concorrente e quanto di conseguenza può premere l'acceleratore sull'inglobamento di Hong Kong e nella partita su Taiwan.
D'altra parte mentre Putin e Xi si incontravano di persona per la prima volta dopo due anni nella capitale cinese, il segretario di Stato americano Antony Blinken, dopo aver firmato un trattato militare di difesa con la Slovacchia che è già nella Nato, faceva un giro in Asia, tra Australia e Figi per far capire a Pechino che l’imperialismo americano non è si è distratto con la questione Ucraina, tiene l'area indo-pacifica al primo posto e sottolineava "altri ci osservano, altri guardano a come risponderemo". Gli altri, i socialimperialisti cinesi intanto portavano a casa un altro risultato, la firma il 6 febbraio del memorandum d’intesa dell'adesione dell'Argentina alla Nuova Via della Seta e il riconoscimento delle loro pretese su Taiwan.
Insomma il conflitto interimperialista per il dominio del mondo è destinato ad acuirsi e a estendersi in tutti i campi, compreso quello militare.

16 febbraio 2022