Audizione in Senato della ministra dell'interno
Lamorgese non si scusa per le manganellate agli studenti
Nessun senatore osa chiederle di dimettersi
Falsa, ipocrita, arrogante, sprezzante e provocatoria. Non ci sono altri modi per definire l'audizione del 9 febbraio in Senato della ministra col manganello Luciana Lamorgese chiamata a riferire sulla feroce repressione poliziesca del 23 e del 28 gennaio scorsi contro il movimento studentesco sceso in piazza in varie città d'Italia per protestare contro lo sfruttamento dell'Alternanza scuola-lavoro all'indomani della tragica morte di Lorenzo Parelli, studente di appena 18 anni, straziato da una putrella di 150 chili nell’ultimo giorno di stage in una fabbrica in provincia di Udine.
Nel corso della sua vergognosa audizione la ministra non solo non si è scusata per le manganellate e i pestaggi indiscriminati contro gli studenti inermi; ma addirittura si è rimangiato perfino i richiami “all'ascolto del dissenso” e la “necessità di dialogo” dei giorni scorsi e si è eretta a strenua paladina del sistema capitalista e della classe dominante borghese chiarendo subito che: “la democrazia ha le sue regole, dalle quali non si può prescindere mai”. Pertanto è giusto, secondo il ragionamento della Lamorgese, che chi non le rispetta, le contesta o peggio ancora osa infrangerle venga manganellato, arrestato e denunciato, esattamente come avveniva ai tempi di Mussolini.
“A seguito della morte di Lorenzo – ha ricordato in Aula la ministra - hanno avuto luogo diverse manifestazioni studentesche... Una prima manifestazione... si è svolta a Roma il 23 gennaio... Devo in questa sede far presente che le attività informative di polizia avevano fatto emergere la precisa intenzione di alcuni partecipanti, appartenenti ai centri sociali capitolini e aderenti a gruppi di matrice anarchica, di trasformare la stessa manifestazione in un'occasione di scontro fisico con la polizia”.
Per quanto riguarda le manifestazioni del 28 gennaio, ha aggiunto la ministra: “A Milano, Torino, Roma e Napoli si sono invece verificati episodi critici sotto il profilo dell'ordine pubblico”. Nel capoluogo lombardo “gli elementi più facinorosi sono stati individuati dalla questura in alcuni esponenti del Coordinamento collettivi studenteschi, attualmente legato al 'Centro sociale Cantiere' nonché in soggetti appartenenti all'area antagonista e anarchica milanese”.
A Torino gli stessi “elementi più facinorosi” sono stati individuati, secondo Lamorgese, tra i “vari collettivi studenteschi e esponenti degli ambienti antagonisti e anarchici torinesi, erano presenti numerosi militanti del noto centro sociale Askatasuna, espressione locale del movimento di Autonomia operaia, particolarmente attivo su diversi temi e distintosi in particolare per azioni ed episodi criminosi commessi nel corso di manifestazioni, occupazioni, sgombri di stabili, occupati abusivamente, ovvero per altri episodi di rilievo penale”.
Anche a Roma e Napoli, ha aggiunto ancora Lamorgese, “la manifestazione ha visto l'aggressione di soggetti estranei al movimento studentesco, essendosi evidenziata la presenza di appartenenti a centri sociali e al sodalizio 'Disoccupati 7 novembre'”.
Insomma, secondo la ministra, la colpa delle manganellate agli studenti e della feroce repressione giudiziaria ai loro danni, è degli anarchici e dei centri sociali infiltrati nelle manifestazioni. Perché “autonomi, facinorosi e antagonisti dei centri sociali” sono scesi in piazza con l'intento di cercare lo scontro con la polizia ma poi, al momento giusto si sono tirati da parte e nel mezzo, a prendersi le manganellate, ci sono rimasti gli studenti dei licei innocenti.
Dunque niente scuse ai ragazzi picchiati, né riconoscimento delle proprie responsabilità politiche e di quelle del governo, ma solo l’accenno a “eventuali responsabilità anche degli operatori di polizia” che saranno accertate dagli inquirenti.
Ma la cosa ancora più vergognosa, che la dice lunga sull'ammucchiata governativa che sostiene il governo Draghi, è che, di fronte alle farneticanti tesi della Lamorgese, nessun senatore ha avuto il coraggio di controbattere e men che mai di chiederne le dimissioni.
Coraggio che invece non manca certo al movimento studentesco con alla testa le studentesse e gli studenti delle scuole occupate a Torino che durante un incontro al liceo D'Azeglio hanno immediatamente replicato alla Lamorgese affermando fra l'altro che: “Dopo le sue dichiarazioni abbiamo valutato di dover rispondere politicamente: è un attacco diretto alle mobilitazioni in corso in questa Città... Dichiarazioni di questo tipo da parte della ministra sono un tentativo di dividere un’agitazione studentesca ampia e variegata... il tentativo costante delle istituzioni quando c’è una mobilitazione che mette in crisi il sistema è sempre quello di dividere tra buoni e cattivi, e di individuare e di circoscrivere una parte di persone per definirle ‘infiltrati’, ‘esterne alle dinamiche della manifestazione’ e ‘avanguardia di un qualche tipo di violenza’ che a detta della ministra avrebbero voluto portare nelle piazze... Le violenze in piazza sono continuate e hanno avuto quel tipo di violenza perché la polizia era intenzionata a bloccare sul nascere la mobilitazione”.
La morte di Lorenzo non è, come ha avuto il coraggio di dire la ministra Lamorgese durante l'audizione, il simbolo di una “Italia che alza la testa”.
Le responsabilità per la morte di Lorenzo ricadono per intero su questo questo marcio sistema capitalista e sul governo Draghi che ne regge le sorti e ne cura gli interessi, cade sul sistema scolastico e di istruzione capitalista, neofascista, classista, aziendalista e meritocratico che ha istituito i PCTO, il curriculum dello studente, il preside manager, il voto di condotta inteso come voto di profitto, la didattica a distanza classista e discriminatoria, a cui si aggiunge la cosiddetta “didattica delle competenze” effettuata sulla base dei desiderata delle aziende e delle borghesie locali, della progressiva aziendalizzazione delle scuole e dell’imminente progetto di autonomia differenziata.
16 febbraio 2022