Fronte unito coi partiti con la bandiera rossa e la falce e martello nonostante le contraddizioni filorusse
Presidio “Fermiamo la guerra” a Roma
Il PMLI rilancia la parola d’ordine “Usa, Nato e Russia giù le mani dall’Ucraina”
Dal corrispondente della Cellula “Rivoluzione d'Ottobre” di Roma
Mentre viene scritto questo articolo sul presidio di Roma del 19 febbraio “Fermiamo la guerra”, la Russia imperialista attraverso un grave discorso televisivo dell’anticomunista e nuovo zar Putin riconosce l'indipendenza del Donbass inviandovi delle truppe. In sostanza si tratta dell'aggressione militare aperta all’Ucraina decisa dell’imperialismo russo che così continua a stimolare quell’escalation di guerra con gli altri imperialisti della Nato, di Usa e Ue, per strappare accordi per i propri interessi nazionali e internazionali, in una contingenza militare ed economica che si prospetta nera per le masse lavoratrici e popolari di Ucraina, Russia, Italia e dell’intera Europa.
Per i sinceri marxisti-leninisti è inaccettabile supportare un imperialismo contro un altro, anche se è vero che della Nato l’Italia fa parte. Infatti, va bene il fronte unito sotto la parola d’ordine “Fuori l’Italia dalla Nato, fuori la Nato dall’Italia” ma sono pericolose tutte quelle posizioni espresse a Roma in piazza Barberini sabato 19 che nella maggioranza vedeva un netto schieramento con le ragioni delle repubbliche separatiste del Donbass con più o meno velate simpatie filorusse. L’imperialismo russo non è migliore di quello americano ed è molto pericoloso fare un’analisi che contrapponga nazionalisticamente le masse lavoratrici e popolari russe e ucraine, per di più sostenendo l’una contro l’altra e ridurre quelle ucraine a fasciste, perché è proprio questa la narrazione che vuol far passare, in direzioni opposte, la propaganda imperialista dei paesi Nato e quella russa.
Nella piazza del presidio contro la guerra di più partiti con la bandiera rossa e la falce e martello, con un fin troppo generico “Fermiamo la guerra” a fare da titolo, si sono susseguiti interventi che hanno sottolineato quasi solamente il ruolo dell’imperialismo statunitense, corroborando spesso le discussioni con note di complottismo nel tentativo di giustificare l’opera diplomatica e militare russa. Vale la pena ribadire quanto sia ingenuo e sbagliato credere alla sola narrazione della grande macchinazione dell’imperialismo dei paesi Nato con alla testa gli Usa, facendo apparire la Russia come una vittima, non capendo che si tratta di una evidente escalation verso un’ulteriore e più cruenta fase di questo conflitto interimperialista in Europa, innescato già nel 2014 dall’influenza dell’imperialismo europeo sul governo di Kiev, con la risposta imperialista russa che ha innescato un conflitto che ad oggi già conta quasi 15mila vittime.
Il PMLI ha portato in piazza le proprie bandiere e soprattutto la sua parola d’ordine “Usa, Nato e Russia giù le mani dall’Ucraina”, diffondendo il proprio volantino. Una delle poche voci della piazza a mettere sullo stesso piano l’imperialismo statunitense, atlantico, europeo e russo, a difesa delle masse lavoratrici e popolari che già soffrono il precipitare di questo conflitto tra imperialismi, e rilanciando inoltre la parola d’ordine della lotta di classe, che è l’unico conflitto che il proletariato e le masse popolari devono combattere per i propri interessi che non hanno nulla a che vedere con quelli imperialisti delle borghesia italiana, del resto dell’Unione europea, della Russia e degli Stati Uniti.
Per dovere di cronaca va fatta menzione degli interventi dei giovani del Fronte Comunista e del Fronte della Gioventù Comunista che sono stati gli unici a rimarcare il ruolo imperialista sia della Nato che della Russia, anche se purtroppo con nessun accenno alla lotta di classe del proletariato contro la borghesia.
È auspicabile che tutti i sinceri comunisti, con ingenue simpatie filorusse, abbiano ascoltato bene le parole dell’imperialista e anticomunista Putin che ha espressamente dichiarato: “L'Ucraina sovietica è il risultato della politica dei bolscevichi e può essere giustamente chiamata 'l'Ucraina di Vladimir Lenin'. Egli ne fu il creatore e l'architetto. Questo è pienamente ed esaurientemente corroborato da documenti d'archivio, comprese le dure istruzioni di Lenin riguardo al Donbass, che fu effettivamente spinto in Ucraina... Volete la decomunistizzazione? Molto bene, questo ci sta bene. Ma perché fermarsi a metà strada? Siamo pronti a mostrare cosa significherebbe per l'Ucraina una vera decomunistizzazione”.
Con queste parole pregne di anticomunismo e nazionalismo panrusso, il nuovo zar Putin ha avviato l’invasione dell'Ucraina.
23 febbraio 2022