Nella Giornata internazionale della donna sciopero delle donne indetto da Nonunadimeno
La marea delle donne riempie le piazze contro la guerra e la violenza di genere
A migliaia nei cortei in oltre 30 città del Paese. Protagoniste le studentesse e le giovanissime. Dal Nord al Sud rivendicati lavoro, sanità pubblica, scuole e università pubbliche, diritti civili e sociali
Un 8 Marzo all'insegna della lotta contro la guerra imperialista all'Ucraina, un'8 Marzo celebrato dopo due anni di pandemia sanitaria che ha continuato a mietere posti di lavoro per il dilagare della crisi economica e sociale dove a pagarne il prezzo più alto sono state le donne con la disoccupazione femminile in allarmante crescita, due anni in cui una gran parte di donne sono state spesso costrette a abbandonare il lavoro relegandosi nelle quattro mura domestiche per sobbarcarsi il peso della mancanza di servizi sociali, di una sanità pubblica ormai messa in ginocchio dai tagli alla spesa pubblica, prendendosi cura dei figli in età prescolastica, degli anziani e delle persone malate. Quelle mura domestiche che per alcune donne, troppe, sono risultate delle prigioni a causa di partner violenti e delle tombe, dove hanno perso la vita per femminicidio.
Ecco perché migliaia di donne, lavoratrici, studentesse, giovani e giovanissime insieme ai propri coetanei, colleghi e partner si sono riversate nelle strade, colorando e animando, con cartelli e striscioni, e slogan e canzoni di protesta i centri storici di oltre 30 città, dal Nord al Sud del nostro Paese. Sin dalla mattina con i cortei studenteschi e poi nei cortei del pomeriggio per gridare all'unisono il loro No alla guerra e contro il governo Draghi che la arma, per dire No alla violenza sulle donne e di genere, per il lavoro, per la sanità pubblica, contro l'obiezione di coscienza, per il diritto a consultori senza obiettori, per salvaguardare il diritto di aborto, per l'educazione sessuale nelle scuole, per uguali diritti sociali e civili per le persone LGBTQAI+. Celebrando nella lotta la Giornata internazionale della donna, aderendo massicciamente allo sciopero delle donne e alle manifestazioni indette per il sesto anno consecutivo dal Movimento femminista e trasfemminista Nonunadimeno, quest'anno al centro delle rivendicazioni c'era lo slogan “Né con Putin né con la Nato, guerra simbolo del patriarcato".
Fra l'altro dobbiamo rilevare che anche quest'anno i sindacati confederali, soprattutto la Cgil, non hanno raccolto l'invito dell'encomiabile iniziativa di NUDM, non hanno offerto la loro copertura sindacale alle proprie iscritte, compromettendo la partecipazione delle operaie e delle lavoratrici, che con la loro presenza avrebbero potuto riequilibrare all'interno del movimento femminile il rapporto attualmente a favore della componente piccolo borghese e il rapporto fra diritti sociali e diritti civili. Al contrario i sindacati non confederali hanno subito offerto la loro copertura sindacale e hanno indetto a loro volta lo sciopero generale di tutte le categorie pubbliche e private, e nei trasporti, come ad esempio l'USB con una manifestazione a Roma “sotto le finestre del ministero del Lavoro in piazza Barberini contro il lavoro povero, diffuso soprattutto nelle categorie dove è prevalente il lavoro femminile, migrante e giovanile”.
Ciò che riportiamo di seguito sono solo alcune delle tante manifestazioni in cui le donne e le persone LGBTQAI+ e ribadiamo anche tantissimi uomini sono stati protagonisti.
A Trieste
è partito il corteo delle donne da piazza Volontari Giuliani contro la violenza, la disuguaglianza e il patriarcato, ma anche per più diritti, più tutele, l'introduzione nelle scuole di un'educazione sessuale reale e affettiva, contraccettivi e assorbenti gratis, il riconoscimento di tutte le patologie femminili "che oggi sono discriminate, garantendo il diritto di salute". Queste sono solo alcune delle rivendicazioni delle donne. "Oggi torniamo in piazza - hanno dichiarato le organizzatrici - per urlare che dalla violenza non si esce invocando più poliziotti nelle strade, ma distruggendo insieme la cultura patriarcale che la produce e la dipendenza economica che intrappola le donne". Non sono mancati slogan contro la guerra in un cartello si legge “Contro la guerra: socialismo o barbarie”.
In alcune città del Nordest le azioni per la Giornata internazionale della donna sono iniziate di primo mattino. A Padova
, Vicenza
, Schio
, Mestre
e Treviso
sono state sanzionate alcune sedi di associazioni Pro Life e consultori in cui opera personale obiettore di coscienza. Si legge nel comunicato NUDM “Aborto ed eutanasia liberi - questo il messaggio che, come attiviste transfemministe, vogliamo lanciare per dare il buongiorno a bigotti e moralisti che ogni giorno esercitano violenza psicologica sulle donne che vogliono abortire, facendo propaganda negli ospedali e nei consultori, appoggiati e finanziati dalle istituzioni... È proprio in questi luoghi che si è largamente festeggiato dopo la bocciatura del referendum sul fine vita, qualcosa che invece è necessario appoggiare, una battaglia giusta per una vita che sia davvero dignitosa... Basta all’appoggio istituzionale agli spazi in cui si cerca di sottrarre diritti alle donne”.
A migliaia giovani e giovanissime si sono riversate nel pomeriggio per le strade di Torino
. Concentramento in piazza XVIII dicembre, vicino alla stazione ferroviaria di Porta Susa, da dove è partito un lungo e combattivo corteo con destinazione Piazza Vittorio. "La marea ritorna nelle strade! - si legge nel comunicato di Nonunadimeno torinese - Torniamo in piazza insieme per scioperare dal lavoro produttivo, dal lavoro riproduttivo e dai generi. Il nostro 8 Marzo di lotta è anche un grido altissimo e feroce contro l'invasione dell'Ucraina, contro ogni imperialismo e rincorsa agli armamenti".
Il centro di Milano
si è colorato col
corteo delle studentesse e degli studenti contro la guerra e la violenza di genere nella mattinata. Insieme a Roma è stata una delle città più combattive. "Make school, not war" lo slogan più volte scandito, anche in russo, espongono cartelli e striscioni tra i quali quelli con le frasi ”'stop war fermate la guerra” e “feminist antiwar resistance”. Inoltre, chiedono il disarmo di tutti gli eserciti, lo stop ai fabbricanti di armi, ma non mancano gli slogan contro la violenza sulle donne e i tagli all'istruzione. "La formazione e l'istruzione sono la migliore arma per combattere e opporsi a quel sistema patriarcale che promuove la cultura della guerra e della violenza su cui si basa il modello di scuola che ci troviamo davanti. Vogliamo una scuola e una società libera da ogni forma di oppressione", sostengono le ragazze i ragazzi del coordinamento dei collettivi studenteschi milanesi. Di fronte alla sede di Assolombarda, un gruppo di manifestanti bendate e con il dito puntato verso gli uffici della sede milanese di Confindustria hanno inscenato un flash mob
per protestare contro la vendita delle armi e l'attuale sistema di alternanza scuola-lavoro, esponendo lo striscione “Le nostre vite valgono più dei vostri profitti”. Nel pomeriggio il grande corteo che ha attraversato Milano partito da Piazza Duca D'Aosta. Al corteo era presente la Cellula “Mao” di Milano del PMLI, la cronaca sul prossimo numero.
A Brescia
le donne hanno iniziato la mobilitazione dalla
mattina con volantinaggio davanti all'Iveco, azienda in cui lavorava Elena Casanova, vittima di femminicidio e sit-in davanti alle sedi di “Brescia Oggi” e “Giornale di Brescia” contro la “narrazione tossica dei media” per concludere con il corteo per le vie del centro partendo da Piazzetta Bell'Italia, rinominata Piazza Nonunadimeno dopo che nei giorni scorsi la questura di Brescia, il comitato per l’ordine e la sicurezza, in presenza di questore, prefetta e sindaco, Emilio Del Bono (PD), avevano notificato loro il diniego dell’uso di piazzetta Bell’Italia. Nei vari striscioni esposti nella piazza si legge “Contro la guerra e i confini, a fianco di tutti i popoli del mondo”.
Bologna
, gli studenti medi e universitari si sono uniti al corteo delle donne che ha attraversato il centro storico. La città paralizzata dal pieno successo dello sciopero dei trasporti pubblici proclamato dai sindacati non confederali.
Anche a Firenze
, in piazza Santissima Annunziata, storica piazza del movimento femminile della città del giglio, sede del primo consultorio familiare, le donne si sono date appuntamento nel pomeriggio per dare vita a un lungo serpentone variopinto per le vie centrali. Insieme anche le lavoratrici e i lavoratori GKN per affermare il diritto al lavoro e per sostenere e propagandare l'importante appuntamento del 26 marzo della manifestazione nazionale GKN che si terrà proprio a Firenze. Nella mattina le studentesse e gli studenti sono sfilati in corteo, contro la guerra, contro l'alternanza scuola-lavoro e contro le disparità di genere.
Roma
come Milano è stata attraversata dai cortei dalla mattina alla sera. La mattina gli studenti medi e universitari e i sindacati non confederali. Sit-in di protesta si sono svolti davanti al Parlamento contro il caro-vita e il caro bollette e davanti alla sede del ministero del Lavoro. Nel pomeriggio è partito il grande corteo di Nonunadimeno, a migliaia le ragazze, ma anche tantissimi i ragazzi e uomini hanno risposto all'invito del movimento NUDM. Il corteo è stato caratterizzato da slogan contro la guerra, contro Putin e la Nato, apriva lo striscione con su scritto “Guerra alla guerra”. Molti cartelli esponevano la scritta “Strike the war!” giocando sul significato ambivalente in inglese di “Strike” che vuol dire sia “fai” che “sciopero”.
Genova,
“scioperiamo e manifestiamo contro la guerra, contro il coinvolgimento italiano, europeo e della Nato nel conflitto in Ucraina”: grida un attivista di NUDM dal megafono mentre il corteo parte da Piazza Caricamento attraversando la città. Si manifesta anche per il potenziamento dei centri antiviolenza, per la sanità pubblica. Si sciopera e si manifesta anche perché “Tutto il lavoro di cura è ancora assegnato alle donne e alle soggettività femminilizzate e non deve più essere dato per scontato o considerato naturale”.
Palermo
. In corteo la mattina con le studentesse le lavoratrici, le precarie e le disoccupate. Molte le associazioni fra cui Handala, Donne dello Zen, Donne benincity, Donne Afghane, Palermo pride Arcigay Palermo, Fridays for future, Extinction rebellion, Elvira manifesto magnolia, Maghweb, CISS, UAAR, Scirocco pride, Arci tavola Tonda, Woman Orchestra. Presenti nel corteo anche i sindacati di base Usb, Cobas e Slai Cobas. Tante le lavoratrici di Slai che da anni portano avanti una vertenza relativa all’ambito del personale igienico-sanitario.
Anche a Catania
un combattivo, rumoroso e variopinto corteo si è svolto la mattina a Piazza Roma, migliaia di giovani e non solo hanno manifestato e rivendicato i propri diritti nella società. Nel comunicato di NUDM catanese si legge “Torniamo in Piazza per gridare ancora una volta non una di meno. Questi due anni di pandemia hanno duramente colpito le nostre condizioni... Le donne si sono fatte carico del lavoro di cura necessario per sopravvivere, hanno pagato cure mediche essenziali, hanno pagato sulla loro pelle il prezzo di un lockdown di quelle 'Io resto a casa', che per molte è stata una condanna”. E ancora “Manifestiamo per un mondo in cui non ci siano più licenziamenti per maternità, part-time obbligati e molestie sui posti di lavoro e per strada”. Hanno suscitato interesse e consensi il manifesto del PMLI e il volantino diffuso con l'Editoriale della Responsabile della Commissione donne del CC del PMLI Monica Martenghi: “Donne alzate la grande bandiera dell'8 Marzo per conquistare la piena emancipazione e la totale parità con l'uomo
”. (Servizio sul prossimo numero)
Le donne hanno animato i cortei e i sit-in anche a Alessandria
, Ancona
, Bar
i, Cagliari
, Lamezia Terme,
Catanzaro-Reggio Calabria
, La spezia
, Livorno
, Lucca
, Modena
, Monza
, Napoli, Pavia, Pisa, Prato, Reggio-Emilia, Trento, Treviso, Venezia, Verona
.
Le nostre compagne e i nostri compagni dove presenti e dove è stato possibile, poiché in alcune città NUDM aveva vietato l'esposizione di simboli e di bandiere - fra l'altro una posizione ormai superata in altri movimenti di lotta, che appiattisce e riduce il confronto e la dialettica politici, ora che c'è più urgente bisogno che mai di un ampio fronte unito di tutte le forze antiperialiste, anticapitaliste e antidraghiane -, hanno partecipato con entusiasmo ai cortei e alle manifestazioni. Rimandiamo le cronache curate dalle Istanze locali di Partito al prossimo numero, ma possiamo aggiungere che le marxiste-leniniste e i marxisti-leninisti hanno alzato in alto la grande bandiera dell'8 Marzo, raccogliendo appieno l'appello del PMLI lanciato attraverso lo splendido editoriale della compagna Monica Martenghi, Responsabile della Commissione donne del CC del PMLI, dando il proprio contributo per fare chiarezza anche fra le masse femminili portando nei cortei, con volantini e cartelli, la posizione del PMLI contro la guerra all'Ucraina per isolare l'aggressore russo: “L'eventuale risposta militare contro la Russia da parte degli USA, della NATO e dell'UE vorrebbe dire la guerra mondiale, che va assolutamente scongiurata. In ogni caso l'Italia non vi deve partecipare, altrimenti il popolo italiano dovrà insorgere per impedirglielo. Non possiamo appoggiare né l'imperialismo dell'Est né l'imperialismo dell'Ovest, bisogna essere contro ogni imperialismo. L'imperialismo, qualsiasi sia la sua faccia, è il nemico mortale di tutti i popoli del mondo. Fuori Russia, USA e NATO dall'Ucraina! Ucraina libera, indipendente, sovrana e integrale!
”
E inoltre i marxisti-leninisti hanno sollecitato anche il movimento femminile ad aprire il dibattito sul futuro dell'Italia. Che per noi è il socialismo e il potere politico del proletariato, l'unica via per l'emancipazione della donna e la totale parità fra i sessi.
9 marzo 2022