Sale il bellicismo dell'imperialismo italiano
Il parlamento nero aumenta le spese militari
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Guerini e Stato maggiore: Pronti a combattere
Con 391 voti favorevoli, 19 contrari, 7 astenuti, la Camera ha approvato un ordine del giorno che impegna il governo ad avviare l'incremento delle spese per la difesa fino al 2 per cento del Pil contro l'1,54% attuale, che tradotti, secondo i dati dell'Osservatorio Milex, significherà passare da 68 a 104 milioni di euro di spesa giornaliera, e da 25 a 38 miliardi ogni anno.
Se consideriamo che nel 2019 il nostro Paese spendeva circa 21 miliardi di euro nelle spese militari, comprendiamo bene che con questo provvedimento si sfiora un aumento del 100% in soli 3, massimo 4 anni in base a quando si concretizzerà.
Il tutto con il PD al governo, e con un suo ministro alla Difesa.
Infatti l'ordine del giorno proposto dalla Lega, è stato votato quasi all'unanimità e col tripudio di Fratelli d'Italia inclusa, con i pochi voti contrari e le astensioni di Alternativa, Europa Verde e Sinistra italiana e le rare eccezioni di coscienza all'interno degli schieramenti di maggioranza.
Il provvedimento che ha raccolto gli apprezzamenti della Nato come vedremo più avanti, rappresenta l'escalation bellicista dell'Italia voluta dal governo atlantista del banchiere massone Draghi e dal Ministro della Guerra, il PD Lorenzo Guerini che non solo stringe il laccio all'elmetto già calzato, ma si fa portavoce del militarismo imperialista italiano rilasciando una lunga intervista al Corriere della Sera del 18 marzo che gronda di interventismo.
Il Ministro sostiene: “Forze armate efficienti e moderne sono garanzia in primis per i cittadini e per la loro sicurezza ma anche per il ruolo dell'Italia nel mondo (…) esse sono chiamate a rispondere a missioni decisive: la difesa dello Stato e dei suoi interessi vitali, la difesa degli spazi euro-atlantici e euro-mediterranei, le missioni internazionali”, esprimendo sia la volontà del governo di mantenere e rafforzare quel ruolo egemone e di raccordo dell'imperialismo occidentale nel bacino mediterraneo e nel nord-Africa, ma senza escludere altre missioni, come ad esempio il rafforzamento di quella in Iraq dove il tricolore si è già candidato a guidare la missione NATO. La questione Ucraina poi sdogana praticamente ogni mira militarista.
Non a caso il segretario generale della NATO, il socialdemocratico norvegese Stoltemberg, ha elogiato sempre dalle colonne del Corriere “l'impegno italiano”, annunciando anche che sarà rafforzato il fianco Est dell'Alleanza; Guerini, inebriato da queste parole al miele, non ha fatto attendere ulteriori annunci secondo i quali l'Italia non si limiterà alla sorveglianza degli spazi atlantici in Romania con gli 8 Eurofighter e del Mediterraneo orientale con la flotta (oltre all'aumento già noto dei contingenti militari in Lettonia), ma opererà anche a sud-est: “ho intensificato – ha detto il ministro – le interlocuzioni con l'Ungheria dove parteciperemo ad esercitazioni congiunte”, dimostrando che quando si parla di imperialismo, non ci sono remore neppure a collaborare col governo fascista e razzista di Orban.
Chiara, quanto falsa e fuorviante è un'altra affermazione di Guerini: “La NATO è una alleanza difensiva, non una minaccia. Chi racconta il contrario dice una bugia.”. Eppure basta guardarsi indietro per archiviare nella stessa pattumiera della storia stracolma di feccia borghese, anche questa affermazione.
Ma non è tutto. Oltre a questo provvedimento economico che priverà i veri settori fondamentali per le masse popolari come la sanità, la scuola, la previdenza e i servizi allo sfascio del cosiddetto stato sociale, anche delle poche risorse che sono loro state conferite dal governo Draghi, lo Stato Maggiore dell'Esercito ha inviato pochi giorni fa una lettera ai comandi di vertice su personale e sistemi d'arma, viste le evoluzioni di scenario che seguono alla guerra in Ucraina.
Nella lettera, si invitano i comandi militari a “Porre particolare attenzione nel valutare le domande di “congedo anticipato (…) in quanto in un momento caratterizzato dall’intensificarsi delle tensioni geopolitiche, deve essere effettuato ogni possibile sforzo affinché le capacità pregiate possano essere disponibili”, e ancora si precisa che “tutte le unità in prontezza devono essere alimentate al 100% con personale 'ready to move' – e quindi pronto a partire in combattimento -, senza vincoli di impiego operativo, anche ricorrendo all’istituto del ‘comando’. Tale linea d’azione rappresenta una priorità”.
Inoltre, se quanto già scritto non fosse sufficiente a chiarire di quanto l'Italia, già in guerra contro la Russia per l'invio delle armi ai militari di Zelensky, si stia organizzando per participarvi attivamente con armamenti e soldati, la circolare prescrive peraltro: “Tutte le attività addestrative, anche quelle dei minori livelli ordinativi, dovranno essere orientate al 'warfighting' (…) e bisogna provvedere affinché siano raggiunti e mantenuti i massimi livelli di efficienza di tutti i mezzi cingolati, gli elicotteri e i sistemi d’arma dell’artiglieria”. Insomma, la spirale che potrebbe coinvolgere anche l'Italia nella guerra è già avviata.
A poco serve che lo Stato Maggiore abbia minimizzato in risposta alla pioggia di critiche che gli sono piovute addosso, sostenendo che il documento sarebbe ad esclusivo uso interno e “di carattere routinario” con cui il Vertice di Forza Armata adegua le priorità delle unità dell’Esercito. In realtà nessuna circolare simile, con una allerta di questa portata, è mai stata emessa negli ultimi trent'anni.
Intanto aumenta la militarizzazione del Paese e parallelamente monta la ribellione dei lavoratori: un gruppo di addetti al carico merci e allo scarico all'aeroporto Galilei di Pisa, hanno capito che dallo scalo Toscano non partono soltanto voli umanitari con viveri e medicinali diretti alla popolazione ucraina, ma anche armi.
Infatti, quando si sono trovati a sistemare su un aereo casse piene di munizioni, esplosivi e altri strumenti bellici di vario tipo, si sono rifiutati di caricare il materiale, segnalando immediatamente l’accaduto all’Usb che ha indetto una manifestazione contro la guerra, chiedendo alle strutture di controllo del traffico aereo dell’aeroporto civile “di bloccare immediatamente questi voli di morte mascherati da aiuti ‘umanitari’” e ai lavoratori “di continuare a rifiutarsi di caricare armi e esplosivi che vanno ad alimentare una spirale di guerra che potremo fermare solo con un immediato cessate il fuoco e il rilancio di dialoghi di pace”. Anche la CGIL, attraverso il suo segretario generale Maurizio Landini, rimane ferma sul no all'invio di armi in Ucraina.
23 marzo 2022