In occasione della XXVII giornata della memoria l’associazione “Libera” ricorda le vittime di mafia
100mila a Napoli contro le mafie
Don Ciotti: “Lotta alla mafia vuol dire lavoro, cultura, politiche sociali”. I clan camorristici il giorno dopo devastano la sede della Filcams-CGIL. Solidarietà dei marxisti-leninisti
Redazione di Napoli
Il 21 marzo l’Associazione “Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie” guidata da don Luigi Ciotti, dopo una serie di iniziative in Campania dava vita a una manifestazione sentita, colorata e combattiva - in occasione della XXVII giornata della memoria - che si svolgeva a Napoli e che vedeva fin dall’inizio protagonisti i giovani presenti in massa. Il corteo, partito da piazza Garibaldi, man mano cresceva di partecipanti tanto che gli organizzatori con orgoglio annunciavano, già presso il Rettifilo, più di 100mila presenze. La testa del corteo è arrivata a piazza Plebiscito quando la coda aveva lasciato da poco la Stazione centrale.
La manifestazione cadeva dopo due settimane di fuoco dove la camorra aveva alzato il tiro sia in strada con ferimenti, “stese” e atti di forza sul territorio per far valere la sua legge del terrore, sia con minacce anche a chi si trova in prima fila contro la delinquenza organizzata quotidianamente. Basti pensare alle minacce di morte apparse nel comune di Arzano, alle porte di Napoli, contro Biagio Chiariello, comandante della Polizia Municipale locale, con l’affissione di un finto manifesto funebre in tutta la cittadina a mo' di monito e provocazione; al punto che il ministero dell’Interno accordava la scorta a Chiariello. La camorra estendeva il suo messaggio di morte a don Maurizio Patriciello, parroco di Caivano dove esercita la sua missione presso il famigerato “Parco Verde”, un vero e proprio fortino della delinquenza mafiosa nell’hinterland partenopeo che gareggia tristemente con Scampia nell’ambito dello spaccio della droga. Minacce che si concludevano addirittura con il lancio di un ordigno che esplodeva all’altezza del cancello di entrata della chiesa, il 12 marzo. Stessa sorte toccava nei giorni successivi alla direttrice di Cronache di Napoli e Caserta, Maria Bertone, destinataria della missiva di un boss ergastolano del clan dei Casalesi nella quale si minacciava la morte se avesse continuato a svolgere la direzione dei giornali dell’area Nord della Campania.
Non mancava il 18 marzo l’ennesima stoccata alla camorra questa volta dal Presidente del Tribunale amministrativo della Campania, Vincenzo Salomone, che, bissando quanto aveva detto il procuratore generale presso la Corte d’Appello, Luigi Riello, alcune settimane prima, puntava il dito contro la camorra nella relazione per l’inaugurazione dell’anno giudiziario: “è peggio della mafia perché nell’ambito degli appalti e subappalti i clan camorristici appaiono più determinati rispetto alle altre associazioni di stampo mafioso”.
Un clima pesante cui non si deve provvedere con l’aumento sul territorio dei militari e l’installazione a tappeto della videosorveglianza a Napoli e in provincia. Sicuramente si deve partire da questo bellissimo e partecipato corteo che si concludeva quando dal palco venivano via via citati tutti i nomi delle vittime di mafia, seguiti da applausi, commozione e cenni di assenso, anche dai parenti delle vittime come il viceprefetto Claudio Salvia, figlio di Giuseppe ucciso barbaramente dal capo della camorra NCO Raffaele Cutolo, negli anni Ottanta.
Significative le parole di don Luigi Ciotti, fondatore e presidente di “Libera” che ha voluto ricordare l’importanza dell’antimafia, ma anche dello sviluppo gravissimo nel Nord delle mafie: “L'antimafia è una parola pericolosa, qualcuno la usa come carta d'identità per presentarsi... è una parola da mettere in quarantena permanente. Il nostro impegno è per la vita. Lottare contro la violenza criminale, le ingiustizie, la corruzione, le mafie, vuol dire lottare per dare libertà e dignità alle persone. Lotta alla mafia vuol dire lavoro, cultura, politiche sociali". Relativamente alla situazione della mafia in Settentrione, Ciotti ha confermato che "la presenza più forte delle mafie è a Nord del nostro Paese, dove c'è finanza e ricchezza. Qui ce l'abbiamo, ma la lettura deve andare ben oltre. Sono mafie che sparano meno non per ragioni morali ma perché non conviene. Con la corruzione ottengono quello che prima ottenevano con la violenza diretta e con l'uso delle armi".
Al corteo c'erano associazioni, centri sociali, sindacati, oltre che studenti e studentesse medi e universitari. Questa presenza imponente ha dato fastidio ai clan camorristici che nella notte tra il 21 e il 22 marzo hanno assaltato la sede della Filcams-CGIL, divelto il cancello, forzato i cassetti e devastato alcuni uffici presso piazza Garibaldi. Uno sdegno corale a cui noi marxisti-leninisti ci uniamo estendendo la solidarietà alla Filcams-CGIL, a don Patriciello, alla direttrice Bertone e al comandante Chiariello per l’ondata di violenza che, con diverse ma ben chiare metodologie, li ha investiti. “Trattasi di una vendetta dei clan, c’è la mano della camorra che non ha ben digerito la marcia di Libera: chi ha devastato la sede del sindacato ha voluto inviare la sua ultima sfida alle istituzioni”, ha affermato Federico Cafiero De Raho, ex procuratore nazionale antimafia.
6 aprile 2022