Reggio Calabria
Operaio Hitachi muore schiacciato dall'alluminio
Un operaio, Giuseppe Cuzzola, di 42 anni, è morto in un incidente su lavoro nello stabilimento dell'Hitachi di Reggio Calabria, la più importante industria della città. La società giapponese, un colosso delle forniture ferroviarie, è presente anche in altre città italiane, come Pistoia e Napoli, dove ha rilevato le aziende del gruppo AnsaldoBreda che riforniscono anche Trenitalia.
La vittima era il titolare di una ditta esterna che gestisce lo smaltimento dei rifiuti speciali prodotti dalla fabbrica. Cuzzola, secondo quanto è emerso dai primi accertamenti dei carabinieri, è deceduto mentre stava utilizzando un braccio meccanico chiamato “ragno” perché alla sua estremità ha una serie di artigli che ricordano le zampe di un aracnide. Stava spostando l'alluminio nel parco rifiuti che si trova dietro lo stabilimento reggino quando una parte del carico si sarebbe staccata e lo avrebbe schiacciato all'interno del cassone in cui si stava effettuando il deposito del materiale. Ogni soccorso si è rivelato inutile.
Considerato che in Italia ogni giorno muoiono tre operai sul lavoro queste notizie purtroppo diventano quasi “normalità”, tanto più in tempo di guerra dove tv, giornali e web le lasciano passare praticamente sotto silenzio. Ma queste morti non si possono catalogare tra le “fatalità”, piuttosto entra in campo la solita logica della ricerca del massimo profitto: in questo caso una grande multinazionale, gli appalti, le esternalizzazioni selvagge per risparmiare sui costi che mettono a repentaglio la sicurezza e la vita dei lavoratori e poi magari versare lacrime di coccodrillo come ha fatto la Hitachi Rail che esprime “tutto il suo cordoglio e supporto alla famiglia Cuzzola” e “offre piena e completa collaborazione alle autorità competenti”.
Il governo Draghi ha proseguito sulla strada dei suoi predecessori, favorendo una normativa sempre più blanda e leggi straordinarie di “semplificazione” che allentano i controlli sulle aziende. L'esatto contrario di ciò che servirebbe, come chiede Delio Di Blasi della Cgil Calabria: “nessuna commessa pubblica alle imprese che esternalizzano per risparmiare sul costo del lavoro e l’assunzione immediata di diecimila ispettori del lavoro che possano garantire controlli serrati nelle aziende”, che invoca anche uno sciopero generale per esigere maggiore sicurezza sui luoghi di lavoro.
Nel comunicato della Fiom-Cgil di Reggio Calabria si legge: “ancora una volta riteniamo inaccettabile che in questo Paese si faccia la conta quasi quotidiana degli infortuni mortali. La prevenzione non è mai troppa e deve essere al primo posto tra gli obiettivi di un Paese civile che ha nel lavoro le sue fondamenta per far tendere il rischio a zero e per non dover più accettare che ancora ci siano persone che muoiono a causa di quello stesso lavoro che gli serve per vivere. Fim, Fiom e Uilm si mobiliteranno con iniziative che decideranno a livello territoriale per ribadire che la sicurezza, la salute e la vita non sono una variabile dipendente”.
6 aprile 2022