La Nato alimenta la guerra scatenata da Putin
Armi all'Ucraina, nuove basi militari contro la Russia
Ritorno alla "guerra fredda" con Russia e Cina
La riunione dei ministri degli Esteri della NATO di Bruxelles del 6 e 7 aprile ha confermato la linea bellicista dell'alleanza militare dei paesi imperialisti occidentali a sostegno dell'Ucraina aggredita dal nuovo zar Putin, in linea con il supporto militare garantito a Kiev fin dal 2014, e ha mandato avanti il progetto di riempire di basi e armi un'Europa ritornata a essere campo di battaglia dello scontro tra paesi imperialisti.
Il rafforzamento della Nato sul fronte orientale, proprio davanti alla porta di casa della Russia, dove sono già schierati in prima linea 40 mila soldati e dietro almeno altrettanti, sono il minimo ritenuto necessario dai vertici militari per avere la capacità di "proteggere" i paesi membri e respingere invasioni come quella in Ucraina. Ma servono altre basi, annunciava al Congresso americano il capo degli Stati Maggiori Riuniti, Milley, basi permanenti per l'esercito e l'aviazione a Powidz o Rzeszow in Polonia, per la marina a Costanza in Romania, altre ancora nei Paesi baltici. Un progetto che dovrebbe essere varato nel prossimo vertice di giugno a Madrid.
Indipendentemente dal fatto che questa guerra finisca entro "settimane, mesi o anni", dichiarava il segretario generale dell’Alleanza Jens Stoltenberg il 10 aprile al giornale britannico Telegraph, "avrà effetti a lungo termine sulla nostra sicurezza, sul modo in cui la NATO deve rispondere e garantire una continua difesa collettiva e sicurezza per gli alleati della NATO", ossia prepararsi alla guerra alle potenze imperialiste concorrenti dato che si tratta di una organizzazione militare e non umanitaria.
Al vertice ministeriale di Bruxelles, come ai precedenti e come probabilmente al prossimo plenario di Madrid, hanno partecipato i rappresentanti non solo dei paesi membri ma anche di Ucraina, Georgia, Finlandia, Svezia e Unione Europea, e i partner della Nato nella regione Asia-Pacifico, Australia, Giappone, Nuova Zelanda e Repubblica di Corea. Che hanno deciso di "rafforzare il sostegno pratico ad altri partner minacciati dall'aggressione russa, comprese Georgia e Bosnia-Erzegovina" e di aumentare la cooperazione con i partner dell'Asia-Pacifico per interventi comuni in settori quali la sicurezza informatica, nuove tecnologie, disinformazione e cambiamenti climatici ma anche sicurezza marittima (intesa nei mari attorno alla Cina, ndr), "perché le sfide globali richiedono soluzioni globali" spiegava Stoltenberg.
La Nato si appresta a rivedere le sue finalità, il cosiddetto Concetto strategico, che deve tenere conto delle "future relazioni con la Russia e della crescente influenza della Cina sulla sicurezza degli Alleati", spiegava il comunicato finale dell'incontro ministeriale di Bruxelles paventando la trasformazione dell'alleanza militare in una alleanza a tutto campo guidata dall'imperialismo americano contro i concorrenti imperialisti di primo livello, Cina e Russia, perché per dirla con le parole di Stoltenberg "il mondo sta cambiando e la Nato sta cambiando” e deve prepararsi non solo per una guerra in Ucraina che "può durare settimane, ma anche mesi e forse anche anni". I negoziati di pace non rientrano nello scenario dell'organizzazione militare dei paesi imperialisti occidentali lanciata pancia a terra nella guerra alla Russia, che da parte sue accetta la sfida, per ora a parole, stando alle dichiarazioni dell’ambasciatore russo a Washington, Anatoly Antonov, a Newsweek
: gli aiuti della Nato all’Ucraina “possono portare Stati Uniti e Federazione Russa sulla strada di un confronto militare diretto”.
La Nato è di fatto in guerra contro la Russia solo per aver riempito gli arsenali ucraini e di continuare con "una vasta gamma di diversi sistemi d'arma, sia sistemi dell'era sovietica ma anche attrezzature moderne" come teneva a precisare Stoltenberg. Sono i singoli paesi che spediscono le armi, dai 120 veicoli armati e i sistemi missilistici anti-nave annunciati dal premier inglese Johnson il 9 aprile in visita a Kiev con una valigia piena di 120 milioni di euro, a quelli elencati il giorno precedente dal presidente americano Biden che alla già lunga lista degli aiuti militari aperta da mesi verso Kiev, comprese le informazioni dei satelliti spia, aggiungeva razzi per artiglieria, droni e financo carri armati da recuperare tra le riserve di quelli di progettazione russa in dotazione alle forze polacche. Per non parlare dei sistemi missilistici Patriot da spedire in Slovacchia in sostituzione nelle difese del paese alleato dei sistemi anti-aereo S-300 russi che Bratislava vorrebbe inviare a Kiev. Se non arrivassereo i missili americani ci sono già pronti quelli di Germania e Olanda.
Stoltenberg continuava a ripetere che la Nato non sarà direttamente coinvolta nel conflitto e che i paesi membri non invieranno truppe in Ucraina ma quello che definiva un "supporto all'Ucraina in molti modi diversi" è nei fatti un coinvolgimento diretto. L'escalation bellicista in Ucraina, avviata dall'aggressione del nuovo zar Putin, è al momento prevalente sulle speranze di un cessate il fuoco e ad essa partecipa persino la Cina che il 9 aprile ha consegnato alla Serbia diversi sistemi missilistici terra-aria HQ-22, simili ai russi S-300, per l’esercito di Belgrado.
13 aprile 2022