La Russia sospesa dal Consiglio ONU per i diritti umani
Il socialimperialismo cinese vota contro
Con la necessaria maggioranza di oltre due terzi dei voti validi affinché fosse effettiva, l’Assemblea generale delle Nazioni unite ha votato il 7 aprile la sospensione della Russia dal Consiglio per i diritti umani, l'organismo dell'Onu che ha sede a Ginevra e composto da 47 membri. La risoluzione è passata con 93 voti a favore e 24 contrari, 58 gli astenuti e ha un peso politico e legale maggiore delle due precedenti risoluzioni di condanna dell'aggressione del nuovo zar Putin all'Ucraina da parte dell'assemblea Onu che pure avevano ottenuto 140 voti favorevoli.
La risoluzione era stata presentata da vari paesi fra i quali l'Ucraina e chiedeva la sospensione della Russia dal Consiglio sui diritti umani per le "gravi e sistematiche violazioni e abusi dei diritti umani" commesse durante la guerra, a partire dalle stragi dei civili scoperte per prime a Bucha e in altre città nella regione attorno alla capitale Kiev una volta liberate dagli occupanti russi fino a quelle delle regioni meridionali investite dalla nuova offensiva delle truppe di Mosca di Mosca.
Il rappresentante russo ha respinto la risoluzione definendola tra le altre come un tentativo di sfruttare la questione dei diritti umani per imporre la logica colonialista americana e occidentale al resto del mondo, uno strumento cioè di propaganda politica, come se le tante prove finora raccolte dei crimini russi in Ucraina fossero completamente inventate.
La posizione di Mosca ha comunque raccolto un numero significativo di voti di solidarietà a partire da quello dei socialimperialisti di Pechino. L'ambasciatore cinese all'Onu ha spiegato il no del suo paese alla risoluzione sostenendo proprio che "il dialogo e il negoziato sono l'unica via per uscire dalla crisi in Ucraina. Ci opponiamo fermamente alla politicizzazione delle questioni relative ai diritti umani", e ha sostenuto, come oramai Pechino ripete da un mese, che questa iniziativa "aggrava le divisioni tra gli Stati membri, aggiunge benzina al fuoco, e non aiuta i colloqui di pace". E intanto il socialimperialismo cinese e l'imperialismo russo misurano la loro capacità di costruire un fronte alleato da contrapporre al blocco dei paesi imperialisti occidentali guidato dagli Usa e raggruppato attorno alla Nato.
I paesi che hanno seguito l'asse Russia-Cina sono Algeria, Corea del Nord, Cuba, Bielorussia, Bolivia, Burundi, Repubblica centrafricana, Congo, Eritrea, Etiopia, Gabon, Kazakhstan, Kyrgyzstan, Iran, Laos, Mali, Nicaragua, Siria, Tajikistan, Uzbekistan, Venezuela, Vietnam e Zimbabwe. Sono significativi anche i paesi che si sono astenuti, anche se con questa posizione hanno abbassato il quorum della maggioranza dei due terzi, e fra questi vi sono India, Brasile e Sudafrica, l'Arabia saudita e quasi tutti i paesi arabi del Golfo, Egitto, Giordania, Iraq, Indonesia, Pachistan e Messico.
13 aprile 2022