23° vertice bilaterale
Disaccordo tra Cina e Ue sulla guerra all'Ucraina
Gli affari continuano

 
L'1 aprile si è svolto in videoconferenza il 23° vertice bilaterale tra la Ue imperialista, che l'invasione dell'Ucraina del nuovo zar Putin ha compattato intorno a Biden e alle posizioni dell'imperialismo americano, e il socialimperialismo cinese, il principale concorrente degli Usa e alleato strategico dell'imperialismo russo. Due potenze concorrenti ma anche legate da un importante giro di affari: la Cina è il primo partner commerciale dell'Unione europea, quasi il 14% del commercio totale cinese è con i 27 paesi Ue contro il 12% con gli Usa e solo il 2,4% con la Russia.
Il vertice si è svolto in due momenti, quello della mattina tra il primo ministro cinese Li Keqiang, il presidente del Consiglio europeo Charles Michel, la presidente della Commissione Ue Ursula Von der Leyen e l'Alto rappresentante per la politica estera dell'Ue Josep Borrell; nel pomeriggio il protagonista è stato il presidente Xi Jinping.
Più che le questioni dei legami finanziari e commerciali, che pure non sono mancate a partire dalla richiesta della Ue di avere più possibilità di accesso al mercato e agli investimenti al fine di garantire "relazioni commerciali ed economiche equilibrate", la parte principale degli interventi non poteva che essere sulla guerra all'Ucraina scatenata da Putin.
Non a caso le prime parole del presidente Xi Jinping sono state un auspicio affinché la Ue possa formarsi la sua visione della Cina "in modo indipendente" e non supina agli ordini di Washington: "entrambe le parti dovrebbero comunicare di più sulle principali questioni riguardanti le loro relazioni bilaterali e la pace nel mondo, la Cina e l'Europa dovrebbero fornire stabilità in un mondo instabile". Una instabilità messa a rischio in Europa dal suo alleato strategico russo che ha invaso l'Ucraina, senza alcuna giustificazione possibile, per quanto il socialimperialismo cinese cerchi di spostare il tiro verso le mosse belliciste dell'imperialismo americano.
All'invito di Michel di una collaborazione per fermare la guerra della Russia in Ucraina il prima possibile dato che "abbiamo la responsabilità comune di mantenere la pace e la stabilità e un mondo sicuro e sostenibile" e a quello della von der Leyen di garantire il rispetto del diritto internazionale, nonché della sovranità e dell'integrità territoriale dell'Ucraina togliendo anzitutto ogni sostegno alla capacità della Russia di fare la guerra rispondeva anzitutto il primo ministro Li che ribadiva la posizione della Cina sulla salvaguardia del diritto internazionale e delle norme internazionali, "compresa l'integrità territoriale di tutti i Paesi", che gli europei leggono giustamente come dell'Ucraina ma che Pechino intende anche come della Cina e quindi Taiwan compresa.
Per risolvere la guerra tra Ucraina e Russia, ma anche per rafforzare l'immagine della Cina di una grande potenza preocupata dei destini mondiali invece che a fare le scarpe alla rivale Usa, il presidente Xi metteva sul tavolo quattro proposte che andavano dalla promozione dei colloqui di pace alla prevenzione di una crisi umanitaria più ampia, dalla costruzione di una pace duratura in Europa ed Eurasia alla prevenzione del diffondersi dei conflitti regionali.
Alla Ue che accusava la Russia di avere intenzionalmente minato l'architettura di sicurezza dell'Europa e condannava qualsiasi tentativo di aggirare le sanzioni o di aiutare la Russia con altri mezzi rispondevano con maggior chiarezza il direttore generale per gli Affari europei del ministero degli Esteri di Pechino che ribadiva l'opposizione della Cina "sia a una guerra calda sia a una guerra fredda, alla divisione in blocchi" e il portavoce del ministero degli Esteri, Zhao Lijian: "tutti i paesi hanno il diritto di scegliere autonomamente le proprie politiche estere, non dovrebbero costringere gli altri a scegliere da che parte stare e non dovrebbero adottare un approccio semplicistico di essere amico o nemico. La Cina chiede di resistere alla mentalità da Guerra Fredda e allo scontro".
In merito alle relazioni bilaterali, il comunicato finale della Ue riportava anche le "preoccupazioni" dei 27 sulla situazione dei diritti umani in Cina e sullo smantellamento del "un paese, due sistemi" a Hong Kong. Un capitolo che non manca mai nei rapporti Ue-Cina ma che resta lì. E a chiusura del vertice la presidente della Commissione europea von der Leyen tornava su un argomento ritenuto più importante: ogni giorno gli scambi tra Ue e Cina ammontano a 2 miliardi di euro, contro i 330 milioni tra Cina e Russia e "nessuno ha interesse a prolungare la guerra e a sconvolgere ulteriormente l'economia mondiale".
Insomma il socialimperialismo cinese continua nella doppia tattica di imbonire e insieme minacciare l'Europa, presentandosi ora come una pacifica potenza economica e politica interessata a relazioni amichevoli e collaborative pur di continuare a fare affari e ad aumentare la sua penetrazione commerciale nel mercato europeo e ora col volto intimidatorio e aggressivo della superpotenza in ascesa pienamente consapevole del suo peso militare. Tattica confermata in modo inquietante nell'incontro svoltosi all'inizio di aprile tra gli ambasciatori italiano e cinese a Mosca, durante il quale Zhang Hanui, già vice ministro degli Esteri della Cina, ha usato toni e parole da dichiarazione di guerra: “La Cina e una grande potenza economica ma anche militare e non è più disposta a tollerare né l’egemonia mondiale americana né le continue ingerenze occidentali nei propri affari interni”. E un ultimatum: “State attenti: se volete una Russia pericolosa, sappiate che può esserlo molto”.

13 aprile 2022