Nuovi crimini dell'armata neonazista del nuovo zar Putin
Fosse comuni a Manhush e a Vynohradne, bombe sui civili a Mykolaiv, bombe sulle stazioni
Zelensky: Sono disposto a incontrare Putin e a una soluzione diplomatica
Questa nuova settimana di guerra in Ucraina che varca la soglia dei due mesi di aggressione russa, si è aperta con Kiev che ha denunciato alla comunità internazionale la sepoltura di oltre novemila civili in una fossa comune a Manhush, nei pressi di Mariupol, in seguito una seconda fossa è stata scoperta a Vynohradne. Mariupol, città martire che il Cremlino dà per conquistata anche se ancora oggi duemila soldati ucraini resistono nei sotterranei delle acciaierie Azovstal, le più grandi del mondo, asserragliati assieme a migliaia di civili. Tutti gli edifici dell'area, secondo fonti ucraine, sono state distrutte dall'uso di bombe anti-bunker.
L'ultimatum russo di resa col quale il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov aveva affermato che "I militari ucraini possono deporre le armi e lasciare Mariupol attraverso i corridoi umanitari", è stato respinto al mittente e ora l'assedio criminale delle truppe neozariste qui guidate dal pluriassassino leader ceceno Ramzan Kadyrov, continua nella sua stretta finale alla città portuale. Putin ha egli stesso chiesto di non attaccare l'area strategica, ma di isolarla in modo che "non voli una mosca", consapevole che si tratta soltanto di una questione di quanto ancora i resistenti potranno rimanere nell'impianto. La resa comunque dovrà essere in qualche modo trattata.
Kiev ha chiesto l'apertura di un corridoio umanitario per far evacuare mille civili e 500 militari feriti che si troverebbero nell'acciaieria Azovstal ma che al momento non si è concretizzato. Solo in pochi al momento sono riusciti a lasciare la città assediata, oltre 23.000 civili dall'inizio della guerra.
Con questa manovra Putin può impiegare ad Est un numero più consistente di forze militari. La Russia si è dichiarata disponibile a una tregua in città per l'apertura di corridoi se le truppe asserragliate nelle acciaierie decideranno di arrendersi. Eppure fonti governative ucraine sostengono che stanno continuando in città pesanti bombardamenti aerei e terrestri, che sono proseguiti anche nei giorni della Pasqua ortodossa per la quale l'Ucraina e anche Papa Bergoglio avevano chiesto una tregua ignorata dall'armata neonazista di Putin.
Secondo fonti militari russe, oltre 4 mila dei circa 8 mila soldati ucraini e combattentii presenti a Mariupol al momento dell'accerchiamento russo sarebbero stati eliminati e quasi 1.500 si sarebbero arresi. Secondo fonti ucraine il massacro di Mariupol ha un prezzo altissimo, stimato in circa 28mila vittime civili.
Ovunque nel Paese continuano stragi e massacri, torture e stupri non sanzionati dal Cremlino. Secondo fonti ucraine ad oggi sarebbero 3.818 le vittime civili, fra le quali 215 bambini. I profughi ucraini sono ad oggi oltre 5 milioni, anche se l'ONU se ne aspetta almeno altri 3 milioni. Anche nel resto della città si susseguono le accuse reciproche sulle responsabilità dei fallimenti dei corridoi umanitari per l'evacuazione di civili che vengono annunciati ma che poi non si concretizzano.
L'armata neozarista marcia verso il Donbass
Con la presa della città di Kreminna del 18 aprile i militari russi e i 500 mercenari provenienti da Libia e Siria che combattono al loro fianco, occupano circa l'ottanta per cento dell'oblast di Luhansk, le cui macerie e le vittime che questa sporca occupazione si porta dietro sono sotto il controllo dell'autoproclamata Repubblica popolare di Lugansk, che ha dichiarato in modo unilaterale l'indipendenza dall'Ucraina il 12 maggio 2014.
Tuttavia l'avanzata dell'armata zarista in direzione degli insediamenti di Novtoshkivske, Siverodonetsk, Kurakhiv e Popasna procede lenta e sono frequenti gli stalli costretti dalla sempre viva e solida resistenza ucraina che riesce anche a riconquistare paesi come Bezruky, Slatino e Prudyanka. Mosca ha dovuto ammettere la perdita di quasi 22mila soldati fra uccisi e dispersi. Inoltre è pesante anche il bilancio di circa 30 fra morti e dispersi nell'affondamento della nave ammiraglia russa “Moskva” da parte della resistenza ucraina. Sono due intanto i depositi di carburante a Bryansk, nel Sud Ovest della Russia, a 150 chilometri dalla frontiera ucraina, coinvolti in un rogo. La Russia però è corsa ai ripari e ha schierato un gruppo navale nella zona operativa del Mar Nero di 20 navi e sottomarini con missili da crociera per continuare ad avere il controllo costiero.
A Kherson, secondo la BBC, i russi costringono civili a combattere con loro, mentre continuano a essere pesantemente bombardate Kramatorsk e Kharkiv, così come Slovyansk, la stessa Popasna, Girkse, Zhmerynka, Koziatyn, Vinnytsia, Lysychansk, Novodruzhesk. Un raid missilistico russo ha "completamente distrutto" la rete ferroviaria nella regione di Dnipro. Missili russi anche su Odessa ed ancora Bombe su Sumy e su edifici civili di Mykolayiv. Oramai la barbarie zarista non conosce limiti e si è spinta fino al punto di indirizzare missili che hanno sorvolato la centrale nucleare di Zaporizhzhia.
L'UE pronta a formire armi pesanti e carri armati
Dopo l'annuncio di Biden della chiusura dei porti statunitensi alle navi russe e l'esaltazione di quella che ha definito la “sconfitta russa” nella battaglia di Kiev, gli USA intensificano l'invio di aiuti militari all'Ucraina per 800 milioni di dollari; il tutto suggellato dalla visita del segretario di Stato Antony Blinken a Kiev il 25 aprile. La Gran Bretagna, prima fornitrice di armi a Kiev, oltre ai corazzati che invierà, sta anche addestrando militari ucraini al loro utilizzo. Stesso discorso per la Germania, pur in seguito all'acceso dibattito che si è verificato a Berlino, e considerate le dichiarazioni di Scholz secondo il quale né l'embargo sul gas russo né le armi metterebbero fine alla guerra. Già attivi nel fornire armi a Kiev, oltre all'Italia vi sono fra gli ultimi Canada, Polonia, Taiwan, Spagna e Danimarca.
Inoltre i ministri delle finanze del G7 hanno annunciato l'impegno per un ulteriore sostegno all'Ucraina da più di 24 miliardi di dollari per il 2022. Nel corso di questo incontro è intervenuto un portavoce di Pechino affermando che “G7, G20 e le istituzioni internazionali competenti sono piattaforme per discutere di questioni economiche e finanziarie internazionali, non della questione Ucraina.”, confermando l'asse strategico con Mosca. Di contro UE e USA in una dichiarazione congiunta, continuano a richiamare la Cina affinchè non dia alcun appoggio diretto o indiretto alla Russia, pena la compromissione delle loro relazioni.
Intanto l'ex-presidente russo Medvedev ha sfrontatamente minacciato che “secondo i recenti dati del Fmi, l'Europa non durerebbe più di sei mesi senza il nostro gas, ma parlando seriamente, non durerebbe nemmeno una settimana.”. Al momento però, su questo punto, Mosca non ha nulla da temere poiché l'Alto rappresentante per la politica estera Ue, Josep Borrell, ha ripetuto in un'intervista al giornale tedesco Die Welt che nell'Unione europea non c'è intesa su un embargo totale al petrolio e al gas russi, neppure su eventuali tariffe "punitive".
"Le forze armate russe hanno il diritto di considerare come obiettivi legittimi i convogli che trasportano armi degli Stati Uniti e della Nato che passano attraverso il territorio ucraino" è stata la minaccia di Serghei Koshelev, vicedirettore del dipartimento Nord America del ministero degli Esteri russo. Lo stesso ministro degli esteri russo Lavrov ha affermato: “La Nato, armando l'Ucraina, effettivamente entra in una guerra per procura contro la Russia. (…) Le armi fornite dall'Occidente all'Ucraina si diffonderanno nei Paesi da cui provengono.”.
Sempre sulla vicenda armi, a Kharkiv l'esercito russo ha mostrato filmati che testimoniano la presa di un intero vastissimo arsenale ucraino con tonnellate di armi e minuzioni, anche di provenienza straniera, che adesso è a disposizione delle truppe neozariste. Mosca annnucia anche che entro l'autunno la prima unità militare armata con i missili balistici Sarmat sarà pronta nel territorio russo di Krasnoyarsk; si tratta di un missile intercontinentale con capacità atomica, di lunghissimo raggio (18 mila km) che può superare tutti i moderni sistemi antiaerei con una gittata massima di 18 mila km. Un missile che a detta del guerrafondaio Putin, “darà garanzie di sicurezza e farà riflettere tutti coloro che stanno minacciando la Russia”. Eppure in Ucraina è proprio lui l'aggressore.
Anche il capo dell'Agenzia spaziale russa Roscosmos, Dmitry Rogozin, al canale tv Rossiya 24, ha minacciato che l'eventuale distruzione di un satellite russo vorrebbe dire terza guerra mondiale.
Zelensky
tiene aperta la porta dei negoziati
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky nei sui ripetuti discorsi che continuano senza sosta alla ricerca di partner internazionali che possano sostenere la resistenza all'aggressore neozarista, oltre a mostrare gratitudine per l'arrivo di quel tipo di armi che da tempo richiedeva, parla anche di accelerazione nel processo dell'ingresso dell'Ucraina nella UE; un risultato provocato proprio dalla guerra di Putin che ha spinto fra le braccia dell'imperialismo europeo ed occidentale il Paese del grano. Allo stesso modo, anche Svezia e Finlandia, sono prossime a una probabile adesione alla Nato proprio a causa della crescente minaccia dell'imperialismo russo che favorisce indirettamente l'altrettanto pericoloso espansionismo UE e Nato, inglobando anche i cosiddetti stati “cuscinetto” fra i due opposti imperialismi. Putin, come affermato dal governo finlandese, starebbe già rafforzando militarmente i confini.
Significativa e volta a un maggiore impegno in termini di sanzioni e di armi, è stata la dichiarazione del presidente ucraino sulla Nato: “Non posso influenzare la Nato - ha detto - ma ritengo che sia stato un errore strategico non averci accettato in questi anni. (…) Se fossimo stati parte dell'Alleanza la Russia non ci avrebbe aggredito". Nel frattempo l'Estonia è il primo Paese che ha riconosciuto ufficialmente con una risoluzione parlamentare, le azioni della Russia in Ucraina come genocidio; l'ha seguita a stretto giro anche la Lettonia.
Secondo fonti governative ucraine, una commissione formata da esperti ucraini e slovacchi avrebbe già registrato oltre 7.600 crimini di guerra commessi dall'armata neozarista di Putin.
Serbia e Venezuela contrari alle sanzioni alla Russia
Intanto il Presidente del Venezuela, l'opportunista socialdemocratico Nicolas Maduro, che strizza da sempre l'occhio a Mosca, ha definito sulla TV di stato come “aberranti” le sanzioni contro la Russia di Putin; un elemento che non può non far riflettere quanti a sinistra avevano visto nel sedicente socialismo del predecessore Chavez e dello stesso Maduro, un faro internazionale dal quale essere illuminati. Anche il presidente Aleksandar Vucic ha annunciato che la Serbia non metterà a repentaglio i suoi interessi nazionali unendosi alle sanzioni occidentali contro la Russia sull'Ucraina. Stessa posizione è stata presa dal Brasile del fascista Bolsonaro e dall'Argentina che si definiscono contrari sia all'invasione, sia alle sanzioni alla Russia, legittimandola di fatto.
Stragi e distruzioni invece di trattative di pace
Per voce del ministero degli Esteri russo Alexey Polishchuk all'agenzia di stampa Tass, Mosca fa saper che l'occupazione militare in Ucraina terminerà “quando i suoi compiti saranno assolti”. Tra questi ci sarebbero la protezione della popolazione pacifica del Donbass, la cosiddetta denazificazione, ma anche “l'eliminazione delle minacce alla Russia provenienti dal territorio ucraino a causa della sua presa da parte di paesi Nato”. Un chiaro messaggio dell'escalation militare impressa da Putin davanti al sostegno e all'invio di armi dei Paesi Nato a Kiev.
Secondo Kiev però la guerra potrebbe cessare se oltre alle trattative sempre in corso, si verificassero colloqui diretti fra Putin e Zelenky che il presidente ucraino rilancia affermando che gli sono negati nei fatti da Putin stesso che non ha nessuna intenzione di fermare l'aggressione. Zelensky ha avvertito che interromperà immediatamente i negoziati in corso qualora si tenessero nei territori occupati dall'armata neozarista, “pseudo-referendum” per eventuali annessioni alla Federazione russa. Al momento le trattative sono in stallo proprio perchè l'Ucraina definisce irricevibil i pre requisiti che la Russia impone per proseguire negoziati. Nel frattempo il presidente turco Erdogan ha ribadito la sua volontà di continuare a svolgere un ruolo di mediazione per organizzare un incontro tra i due capi di Stato.
Secondo il Financial Times, Putin, a differenza del mese scorso, considererebbe oggi in maniera concreta solo una possibilità, e cioè quella di impadronirsi di quanto più territorio ucraino possibile entro poche settimane.
Intanto lo zar Putin continua a speculare sul forte attaccamento del popolo russo alla ricorrenza del 9 maggio contando di celebrare proprio per quella data la vittoria sull'Ucraina col pieno controllo del Donbass e dell'Ucraina meridionale. Proprio lui che è un maestro della falsificazione storica perché si sta comportando come Hitler: chiama la sua guerra di invasione “operazione militare speciale” mentre definisce “guerra” l'insieme delle insufficienti sanzioni imbastite dai Paesi occidentali ai suoi danni.
Il 26 di aprile è stato il segretario dell'ONU Guterres a recarsi in visita a Kiev e poi a Mosca come “messaggero di pace”, come egli stesso ha affermato . “Il mio piano – ha continuato - è strettamente collegato al salvataggio di vite e alla riduzione della sofferenza”. Da segnalare in quegli stessi giorni anche una serie di esplosioni che hanno colpito la Transnistria, piccola repubblica filorussa in Moldavia che ha alzato le proprie misure antiterrorismo. Il segretario del Partito dei Socialisti della Repubblica Moldava (Psrm), Vlad Batrincea, ritiene che dietro le esplosioni nella Transnistria ci sia un tentativo di trascinare il Paese “che deve mantenere la propria neutralità”, in un conflitto armato. Accuse reciproche fra Kiev e Mosca.
Papa Bergoglio rimanda l'incontro col patriarca russo Kirill
L'ambasciatore ucraino presso il Vaticano ha salutato con soddisfazione la decisione di Papa Bergoglio di annullare per il momento l'incontro con il patriarca russo Kirill previsto per giugno a Gerusalemme: “è logica la decisione del Santo Padre di annullare l'incontro con Kirill, che ha benedetto l'uccisione di migliaia di persone (…) Questa decisione è un contributo ovvio nell'installazione della pace in Ucraina". Il patriarca di Mosca e di tutte le Russie, pochi giorni fa riconfermando il proprio appoggio al nuovo zar, nel suo sermone nella Cattedrale dell'Assunzione del Cremlino ha invitato i russi a riunirsi attorno al governo e a non lasciare che centri di potere stranieri rovinino l'indipendenza della Russia. "Il nostro popolo oggi dovrebbe unirsi attorno a questo centro storico di tutta la Russia, attorno alla città di Mosca, rendendosi conto che solo nell'unità è la nostra forza".
27 aprile 2022