Il socialimperialismo cinese conferma la “cooperazione strategica” con l'imperialismo russo
"Non importa come il panorama internazionale possa cambiare, la Cina continuerà a rafforzare il coordinamento strategico con la Russia", dichiarava il vice ministro degli Esteri cinese Le Yucheng nell'incontro del 18 aprile a Pechino con l'ambasciatore russo in Cina Andrey Denisov. A quasi due mesi dall'aggressione imperialista russa all'Ucraina, di fronte alle evidenti difficoltà dell'armata di Putin contro l'eroica resistenza ucraina e contro una sempre più compatta risposta dei paesi imperialisti occidentali, il socialimperialismo cinese non prende apertamente le difese di Mosca ma ribadisce che non è neutrale, comunque resta schierato con Putin, col suo alleato "strategico" e continua a non chiamare invasione quella della Russia in Ucraina.
Le Yucheng dichiarava che sotto la guida del presidente Xi Jinping e del presidente Vladimir Putin, la Cina e la Russia mantengono lo sviluppo di alto livello del "partenariato strategico globale di coordinamento per una nuova era" e continuano ad approfondire la cooperazione in vari campi, in applicazione della dichiarazione congiunta firmata dai due caporioni imperialisti lo scorso 4 febbraio a Pechino; la dichiarazione che sanciva il patto strategico tra Cina e Russia contro gli Usa e la Nato e che segnava lo sviluppo di quella contraddizione tra gli imperialisti dell'Ovest e quelli dell'Est che sta spingendo il mondo sull'orlo di una guerra dopo l'aggressione del nuovo zar Putin.
A Pechino Xi e Putin dichiaravano che la loro intesa “non ha limiti” e “non conosce aree proibite”, compresi i settori militari; la Russia ribadiva di considerare Taiwan “parte inalienabile” della Cina e la Cina ribadiva l'opposizione all’espansione della Nato e implicitamente all’ingresso dell'Ucraina nell’Alleanza Atlantica. Ai primi di febbraio l'attenzione delle due potenze imperialiste sembrava ancora concentrata sullo scenario asiatico e contro la crescente collaborazione militare tra Usa, Giappone, India e Australia con gli accordi sul Quad il patto Aukus e contro l’interesse della Gran Bretagna per l’Indo-Pacifico. Putin appoggiava le posizioni di Xi in Asia e si aspettava in cambio l'appoggio per la guerra che si apprestava a scatenare in Europa. Appoggio che arrivava in sede del sempre più evidentemente inutile Onu, con il Consiglio di sicurezza bloccato dal veto di Pechino, e per attenuare l'effetto delle sanzioni.
Il commercio tra Cina e Russia ha raggiunto 38,2 miliardi di dollari nel primo trimestre dell'anno, con un aumento di circa il 30% rispetto allo stesso periodo del 2021 a dimostrazione della forza della cooperazione tra i due paesi, sottolineava Le Yucheng all'incontro di Pechino con l'ambasciatore russo. A dire il vero ci sarebbero altri indicatori, quali i contratti di importazione di gas e petrolio della Cina dalla Russia che al momento non registrano aumenti di flusso. Pechino considera "illegale, inutile e dannoso" il giusto embargo contro la Russia ma le sue aziende statali, secondo la Reuters, non stanno comprando un sovrappiù di gas e petrolio dai russi per compensare le future diminuzioni di quelli che continuano a fluire in Europa.
In tema di embargo alla Russia, Pechino non ha ancora intenzione di sfidare le minacce di ritorsioni ribadite da Usa e Ue nella dichiarazione congiunta dei due partner imperialisti occidentali dopo l'incontro tra il segretario generale del Servizio di Azione esterna europeo, l'italiano Stefano Sannino, e la vicesegretario di Stato americana Wendy Sherman del 22 aprile: Ue e Usa "continuano a richiamare la Cina sulla necessità di non aggirare e indebolire le sanzioni contro la Russia e di non fornire alcun supporto all'aggressione russa contro l'Ucraina. Ribadiscono che qualsiasi sostegno della Cina potrebbe avere conseguenze sulle relazioni rispettivamente con Ue e Usa". "La partnership tra Ue e Usa ha una forza strategica unica", dichiarava Sannino che sottolineava la contrapposizione anche nelle definizioni dell'asse imperialista transatlantico a quello russo-cinese proprio subito dopo che da Pechino il presidente cinese Xi Jinping aveva nuovamente avvisato l’America con il suo "no a sanzioni e allo scontro tra blocchi”.
Nel suo messaggio di apertura del Boao Forum, la Davos "asiatica", aperto il 21 aprile sull'isola di Hainan, nel Sud della Cina, Xi tuonava contro "la mentalità da Guerra Fredda, l'egemonia e l'unilateralismo" che potevano "distruggere la pace globale" e spingere fino a un "confronto tra blocchi che farebbe soltanto inasprire le sfide della sicurezza nel XXI secolo"; una sicurezza che non può essere costruita "sulla base dell'insicurezza in altri Paesi" sosteneva Xi con chiaro riferimento alle posizioni con le quali Putin ha tentato di giustificare l'ingiustificabile, ossia l'aggressione a una Ucraina diretta verso l'abbraccio con la Nato. E mentre sosteneva che occorreva rispettare "la sovranità di tutti gli Stati e il percorso di sviluppo che ognuno sceglie", pensando più alle mire dei socialimperialisti cinesi su Taiwan che alla difesa della sovranità ucraina, i militari di Pechino provavano un nuovo modello di missile anti-nave con una gittata tra i 1.000 e i 1.500 chilometri, un messaggio diretto alla flotta Usa che gira nelle acque del Mar Cinese Meridionale e attorno a Taiwan e contemporaneamente da Honiara, capitale delle Isole Salomone, veniva diffusa la notizia dell'appena firmato patto di sicurezza con Pechino dello stato insulare che si trova in un'area che Australia e Nuova Zelanda hanno sempre considerato il "cortile di casa". La “cooperazione strategica” con l'imperialismo russo è parte integrante della politica del socialimperialismo cinese nella sua sfida al fronte imperialista concorrente guidato dagli Usa. Una sfida che Pechino vuol giocare anche nell'Europa dell'Est, nei paesi messi sotto pressione dalla guerra dell'alleato Putin: il 21 aprile è iniziato il viaggio diplomatico di Huo Yuzhen, il rappresentante speciale per la cooperazione tra Cina e Europa centrale e orientale e che ha toccato Repubblica ceca, Slovacchia, Ungheria, Croazia, Slovenia, Estonia, Lettonia e Polonia. Un viaggio, sosteneva Pechino che "mira a promuovere ulteriormente la cooperazione poiché quest’anno ricorre il decimo anniversario del meccanismo Cina-Paesi dell’Europa orientale e a respingere i malintesi, in particolare sulla posizione della Cina sulla crisi ucraina".
Insomma al di là dei tatticismi e delle ambiguità cinesi nei confronti dell'aggressione neonazista di Putin all'Ucraina, il socialimperialismo cinese riconferma la “cooperazione strategica” con l'imperialismo russo per competere globalmente nella lotta senza quartiere che lo contrappone alla superpotenza americana.
27 aprile 2022