Burkina Faso
Ergastolo per l'ex presidente Compaoré per l'assassinio di Sankara
Lo scorso 6 aprile l’ex presidente e trentannale dittatore del Burkina Faso, Blaise Compaoré, è stato condannato in contumacia all’ergastolo dal tribunale militare di Ouagadougou per l’assassinio del suo predecessore Thomas Sankara, ucciso in condizioni non ancora chiarite assieme a 12 compagni il 15 ottobre 1987 di fronte alla sede del Consiglio rivoluzionario mentre si recava a un consiglio dei ministri straordinario. I 27 anni della sua dittatura sono finiti per una rivolta popolare nel 2014 e da allora vive in Costa d’Avorio, il cui governo era tra gli ispiratori del golpe contro Sankara.
Ai 14 imputati alla sbarra, nessuno reo confesso, il tribunale ha comminato altri due ergastoli: a Hyacinthe Kafando, comandante della guardia dell'ex dittatore e sospettato di aver guidato il commando di assassini e anche lui fuggito all'estero, e al generale Gilbert Diendéré, uno dei capi dell’esercito del golpe del 1987, che era già stato condannato a 20 anni di prigione per un tentato colpo di stato nel 2015.
La denuncia allora contro ignoti dell'assassinio del presidente Sankara a un tribunale di Ouagadougou era stata presentata dalla vedova Mariam già pochi anni dopo ma la dittatura di Compaoré, durata dal 1987 al 2014, aveva impedito ogni indagine sull'episodio. Il tribunale della capitale ha iniziato i lavori solo dopo 27 anni e la fuga dal paese del dittatore amico degli imperialisti francesi.
Il processo è iniziato l’11 ottobre dello scorso anno e si è basato sulle testimonianze di ex collaboratori del presidente assassinato che hanno rivelato le contraddizioni ai vertici militari e le pesanti ingerenze dei colonialisti francesi, allora sotto la presidenza del socialista Francois Mitterand, e dai regimi messi in sella nelle ex colonie da Parigi come il Togo di Gnassingbe Eyadema e la Costa d’Avorio del presidente Félix Houphouët-Boigny che gli intimò di cambiare rotta.
Thomas Sankara, Primo ministro nel gennaio 1983, era stato dimesso dal presidente Jean-Baptiste Ouédraogo ma difeso da una rivolta popolare e da un colpo di mano militare guidato dal capitano Blaise Compaoré il 4 agosto 1983. Nel 1984 aveva cambiato il nome del paese che da Alto Volta diventava Burkina Faso, il "paese degli uomini onesti". Si era guadagnato la fiducia dei burkinabè e il rispetto degli altri popoli africani per le sue posizione contro l’imperialismo e il colonialismo, per le denunce all’Onu contro le guerre imperialiste, l’apartheid, la povertà e la difesa del diritto dei palestinesi all’autodeterminazione, per l’invito ai paesi poveri a non pagare il debito con il ricco e predatore Occidente. Le stesse ragioni che lo rendevano nemico dei paesi imperialisti e colonialisti a cominciare da Francia e Stati uniti.
Compaoré lo ha eliminato ed è stato premiato col sostegno a 27 anni di dittatura e con l'aiuto dell'imperialismo francese per fuggire in Costa d’Avorio, che difficilmente concederà l’estradizione in Burkina Faso. In ogni caso i suoi avvocati hanno già annunciato di voler ricorrere al beneficio dell’immunità come ex capo di Stato.
Volevamo verità e giustizia, commentava la vedova Mariam Sankara, e l'abbiamo avuta, "con la sentenza di oggi il Burkina Faso, la Terra degli uomini onesti (nella locale lingua Djoula, ndr), dimostra di aver ascoltato la volontà del popolo".
4 maggio 2022