Milano
Il sindaco PD di Milano Sala vuole risanare il deficit comunale tagliando i servizi pubblici
Cacciamolo insieme alla sua giunta
Redazione di Milano
Il sindaco di Milano Giuseppe “Beppe” Sala (PD) vuole far pagare alle masse lavoratrici e popolari il buco di bilancio nelle casse comunali che, al di sopra di ogni previsione, ha raggiunto i 250 milioni di euro. Per il 2022, difatti, sono stati annunciati tagli per 200 milioni di euro nei servizi pubblici, ben 49,7 milioni di euro verranno sottratti a welfare e salute, 36 milioni a scuole, educazione e cultura e 24 al settore demanio, ulteriori tagli riguarderanno poi sicurezza, risorse umane, innovazione, urbanistica e verde.
Sala, con una macchina propagandistica ben oliata, ha cercato di addossare tutta la responsabilità del deficit ai mancati introiti provocati dalla pandemia che ha fatto calare le vendite dei biglietti e abbonamenti del trasporto pubblico, ha ridotto i voli negli aeroporti milanesi e ha fatto mancare le entrate derivanti delle tasse di soggiorno dei turisti. Mettendo le mani avanti ha inoltre detto che le spese comunali sono destinate inevitabilmente a lievitare ulteriormente nei prossimi mesi a causa della crisi energetica e dell’inflazione che gonfierà i tassi d’interesse. Non è mancato il solito gioco a scaricabarile cercando di addossare tutta la colpa dei tagli al governo nazionale, con cui ha finto di fare la voce grossa per il mancato rinnovo dei “ristori” per il 2022.
Anche se la pandemia ha provocato una diminuzione degli introiti, un'analisi dell'intricata contabilità comunale rivela come le responsabilità del deficit risiedano certamente altrove. Ad esempio l'Atm, l'azienda controllata dal Comune che si occupa del servizio pubblico locale e al cui vertice Sala ha riposizionato Arrigo Giana, da un lato versa mensilmente nelle casse di Palazzo Marino tutti i ricavi della vendita dei biglietti e abbonamenti ma, dall'altro, in virtù di un accordo stipulato nel 2010 dall'allora sindaco e attuale assessore al welfare Letizia Moratti, riceve un costo-chilometro per i servizi prestati pari a 750 milioni annui e ciononostante il suo bilancio negli ultimi anni è risultato essere in crescente passivo per un esponenziale aumento di spese aziendali ed esorbitante numero di consulenze.
Palazzo Marino incassa inoltre tramite Regione Lombardia anche i soldi del fondo nazionale del Tpl (Trasporto Pubblico Locale) circa 270 milioni di euro, senza contare i soldi incamerati con i parcheggi a pagamento, le multe, la pubblicità su mezzi e quelli per l'ingresso nella zona a traffico limitato denominata “Area C” ma poi ai realizzatori privati della linea metropolitana M5, tra cui Ansaldo, versa un salatissimo canone annuale di 100 milioni di euro e altri vengono continuamente buttati per la linea M4 non ancora inaugurata. Modi per eliminare gli autentici sprechi esistono, però non vengono presi in considerazione.
Sala quindi non si preoccupa minimamente dei problemi delle masse lavoratrici e popolari, del resto è stato rieletto lo scorso anno grazie all'appoggio della borghesia soprattutto medio-alta ed è a questa che deve rispondere. I conti li vuol far quadrare riducendo i servizi pubblici in una città dove i ricchi diventano più ricchi e i poveri sempre più poveri, basti pensare che secondo i dati diffusi dal ministero dell'Economia negli anni della pandemia i redditi sotto i 30 mila euro sono diminuiti ma quelli sopra i 60 mila euro sono addirittura cresciuti. Milano continua oltretutto a essere in pieno boom speculativo immobiliare dove fondi che investono in residenze di lusso, uffici e spazi commerciali continuano ad arricchirsi grazie anche agli oneri di urbanizzazione più bassi d'Europa.
È necessario cacciare al più presto Sala e tutta la sua giunta che oltretutto essendo stati eletti con un astensionismo record, che per la prima volta aveva superato il numero dei voti validi, non hanno alcuna legittimazione popolare e non devono continuare a governare.
11 maggio 2022