L'armata neonazista del nuovo zar Putin non sfonda nel Donbass
Decine di morti per il bombardamento di una scuola-rifugio a Bilohorivka. Colpito il centro città di Sloviansk nella regione di Luhansk. Ancora pioggia di missili su Odessa. 226 i bambini uccisi in Ucraina dall'inizio del conflitto. 40 gli ospedali distrutti e oltre 500 danneggiati
Zelensky: “Una sanguinosa riedizione del nazismo è stata realizzata in Ucraina”

Le bombe e i missili dell'esercizo zarista non si fermano. Questa settimana di guerra si è aperta con sei stazioni ferroviarie distrutte nell'Ucraina nord-occidentale, e numerose regioni dell'Ucraina, non solo nel Donbass, continuano ad essere nel mirino dei bombardamenti dell'esercito russo: Dnipropetrovsk, Kirovohrad, Leopoli, Vinnytsia, Kiev, Zakarpattia, Kharkiv, Donetsk, e ancora a Rubizhne, Lysychansk, Novodruzhevsk, Orihove, Mykolaiv, Hirske, Kramatorsk, e Popasna. Odessa da giorni è sotto un'incessante pioggia di missili che colpiscono anche obiettivi civili, mentre il centro di Sloviansk è stato bombardato proprio il 9 maggio, ecco “il regalo del giorno della vittoria”, come lo ha sarcasticamente chiamato il sindaco della città.
 

L'eroica e tenace Resistenza ucraina
Ma l'esercito, il governo ed il popolo ucraini in armi tengono testa all'esercito zarista con al fianco le milizie delle Repubbliche popolari filorusse di Lugansk e di Donetsk. Nonostante le dichiarazioni governative e militari di Mosca gli invasori non avanzano secondo i piani e registrano perdite inimmaginabili prima dell'invasione di febbraio; il Servizio di sicurezza ucraino (Sbu) sostiene di aver intercettato una comunicazione tra un soldato russo e un suo amico in cui il militare afferma che la Russia ha perso più vite di soldati in Ucraina che in quattro anni in Cecenia. Ad oggi Kiev stima in 26mila i soldati russi uccisi, e continuano a moltiplicarsi i contrattacchi ucraini ai depositi di carburante nelle regioni occupate; anche Belgorod è stata nuovamente colpita dall'artiglieria ucraina, così come la nave da guerra “Admiral Makarov” ed un mezzo da sbarco del progetto Sernà, in fiamme nel Mar Nero.
Intanto è iniziata la controffensiva ucraina a Kharkiv e ad Izium, mentre per quella su larga scala, Kiev afferma che non potrà verificarsi prima di fine maggio poiché solo allora arriveranno gli armamenti necessari da USA e UE. Ad oggi però le forze armate ucraine nella regione di Kharkiv hanno ripreso il controllo degli insediamenti di Oleksandrivka, Fedorivka, Ukrainka, Shestakovo, Peremoha e parte del villaggio di Cherkaski Tyshky, come ha riferito lo Stato Maggiore delle Forze Armate ucraino. Il conflitto insomma sta infliggendo pesanti perdite ad alcune delle unità più capaci e sofisticate dell'esercito russo che Mosca avrà difficoltà a rimpiazzare, come il carro armato T-90, che a causa delle sanzioni occidentali che limitano l'accesso della Russia a importanti componenti microelettronici, sarà difficilmente riparato. Invece, dopo giorni di feroci combattimenti Popasna, è data per conquistata dal leader ceceno Kadyrov al serzizio del nuovo zar.
 

Un massacro di civili senza fine
Secondo l'Unicef, almeno 1 scuola su 6 in Ucraina Orientale è stata danneggiata o distrutta dall'inizio della guerra, l'ultima delle quali è quella del villaggio di Bilohorivka rasa al suolo dai missili, dove sarebbero morte oltre 60 persone che si erano rifugiate nel seminterrato.
Secondo Kiev sono 40 gli ospedali distrutti, assieme ad oltre 500 strutture sanitarie danneggiate. Una mattanza che pare non aver fine e che il presidente ucraino Zelensky nel suo discorso in occasione della Giornata della Memoria e della Riconciliazione che pubblichiamo a parte, ha definito “una imitazione del regime nazista in modo fanatico, che ne riproduce i detttagli in modo maniacale.”
Nel frattempo una indagine condotta dalla Associated Press ha rilevato che le vittime civili dell'attacco al teatro di Mariupol del 16 marzo scorso sarebbero 600, e quindi il doppio di quelle finora stimate. In totale, secondo l'Onu, sarebbero oltre 3.300 i civili morti dall'inizio dell'occupazione, dei quali ben 226 bambini, al momento in cui scriviamo.
 

Il Donbass rimane l'obiettivo principale di Mosca
Agli obiettivi di annessione di Donbass e Crimea, risponde Zelensky in un incontro virtuale con il Wall Street Journal , nel quale ribadisce la volontà di Kiev di procedere in tre passi : il primo passo, fermare l'avanzata russa, sarebbe stato già compiuto, il secondo ha l'obiettivo di respingere i russi alle posizioni precedenti l'invasione del 24 febbraio, mentre l'ultimo passaggio sarebbe il pieno ripristino dell'integrità territoriale. I negoziati russo-ucraini sono in stallo, secondo Mosca a causa delle forniture occidentali della armi all'Ucraina, ma in realtà è il Cremlino che respinge al mittente ogni opzione che non sia la sua idea di epilogo della guerra al 100%.
Dal canto suo il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg in un'intervista al giornale tedesco Welt fa la voce grossa, affermando che "I membri della Nato non accetteranno mai l'annessione illegale della Crimea. Ci siamo sempre opposti al controllo russo su parti del Donbass nell'Ucraina orientale".
 

Evacuati i civili da Azovstal
Sempre al limite la situazione alle acciaierie Azovstal con i militari ucraini asserragliati nei sottosuoli e in attesa di un corridioio che non li faccia perire sotto gli attacchi di Mosca; a tal proposito Kiev ha chiesto direttamente a Medici senza Frontiere di organizzarne l'evacuazione. A seguito di un lento deflusso, grazie agli accordi di cessate il fuoco rispettati però solo in parte dagli occupanti russi, ad oggi non ci sarebbe più alcun civile presente all'interno dell'acciaieria. A Zaporizhzhia sono già arrivate diverse centinaia di persone che dopo oltre due mesi hanno potuto rivedere la luce del sole.
L'acciaieria viene ripetutamente bersagliata da obici e lanciarazzi delle unità militari della Repubblica popolare di Donetsk, con l'obiettivo di impedire l'uscita dei militari ucraini. Lo stresso Putin ha affermato di essere pronto a risparmiare la vita ai miliziani, a patto che essi dichiarino la resa, epilogo categoricamente scartato dagli stessi militari durante una conferenza stampa on-line dall'acciaieria l'8 maggio.
 

Bombe e crisi alimentare
La guerra scatanata dal nuovo zar del Cremlino Putin amplia quotidinamente le dimensioni di una tragedia umanitaria che va via via allargando i propri confini; oltre ai profughi ucraini (ad oggi circa 10 milioni), nelle città assediate manca il cibo e l'acqua. Il Viceministro ucraino all'agricoltura Taras Vysotsky ha denunciato il furto di 400mila tonnellate di grano dai territori occupati da parte delle forze russe.
Secondo il Rapporto Globale annuale sulle Crisi Alimentari di Fao-Programma alimentare Onu-Ue, saranno proprio i Paesi già caratterizzati da “fame acuta” a risentire della guerra, e pertanto rilancia la necessità di una “azione umanitaria urgente su vasta scala” per evitare 200 milioni di persone che non avranno di che mangiare. Il World Food Programme delle Nazioni Unite ha infatti chiesto lo sblocco del porto di Odessa per consentire l'esportazione del grano, dati i silos ucraini stracolmi, ma Odessa rimane sotto tiro sia da terra che dal mare.
 

Nel giorno della parata arrestati in Russia manifestanti contro la guerra
Il Cremlino intanto ha rimandato ad “un prossimo futuro” la parata del 9 maggio nelle repubbliche di Donetsk e Luhansk lontane dall'essere stabilmente in mano russa. Berlino invece, in occasione delle celebrazioni del 9 per celebrare la fine della seconda Guerra Mondiale, ha vietato di portare in piazza sia le bandiere ucraine che quelle russe e delle repubbliche separatiste, riservando lo stesso trattamento fra l'agressore e l'aggredito.
Mosca invece il 9 maggio ha celebrato la vittoria nella Grande Guerra patriottica. Una commemorazione che oggettivamente rende onore al sacrificio di uomini e donne dell'Unione Sovietica di Lenin e di Stalin e al loro fondamentale contributo contro il nazifascismo, che tuttavia il nuovo Zar del Cremlino Putin ha strumentalizzato per stimolare il suo esercito neozarista, giustificandone e rilanciandone l'aggressione, ora come allora, contro il nazismo. Un parallelo ingiusto e sbagliato, forzato ed assurdo, visto l'abisso che divide sia la Russia di oggi con l'URSS socialista, e visto che oggi il nazista è Putin stesso che guida il suo esercito neozarista aggressore.
Tra i vari arresti in Russia per aver manifestato contro la guerra in Ucraina in occasione del 9 maggio, anche quello di un uomo che a Novosibirsk esponeva un cartello con la scritta: "Ci vergognamo dei nostri nipoti. Noi abbiamo combattuto per la pace, ma voi avete scelto la guerra".
 
 

Sanzioni al palo. Nessun accordo sul bando immediato di gas e petrolio
Intanto la UE e la Gran Bretagna stanno lavorando al sesto pacchetto di sanzioni alla Russia. Si parla dell'inserimento nella lista di alti ufficiali militari (ma anche giornalisti russi) che secondo le commissioni d'inchiesta si sono macchiati di crimini di guerra a Bucha e altrove.
Anche il Patriarca della Chiesa Ortodossa Russa Kirill è nel mirino di Bruxelles per l'aperto sostegno alla politica imperialista di Putin. Tuttavia risponde la Chiesa stessa, che attraverso il suo portavoce non perde l'occasione per attaccare il socialismo, affermando che "il patriarca Kirill proviene da una famiglia i cui membri sono stati sottoposti per decenni a repressioni per la loro fede e posizione morale durante i giorni dell'ateismo militante comunista, senza temere reclusione e repressioni". Il Patriarcato russo ha anche attaccato Papa Bergoglio per aver utilizzato “il tono sbagliato” nei confronti di Kirill e ciò difficilmente contribuirà “all'instaurazione di un dialogo costruttivo tra le chiese cattolica romana e ortodossa russa”.
Certo è che il campo principale – cioè l'immediato stop alle importazioni di petrolio e gas – rimane al palo. L'unica novità è la proposta di un progressivo distacco dal petrolio russo entro 6 mesi; ma il diamante energetico russo rimane il gas, intoccabile per i profitti d'occidente. E anche sulla rinuncia a lunga data, al momento si oppongono Ungheria, Bulgaria e Slovacchia. L'dea della Von Der Leyen è quella di sostenere direttamente il bilancio ucraino con afflussi di liquidità e di sospendere tutti i dazi delle importazioni e delle esportazioni da e verso l'Ucraina per un anno, oltre ovviamente l'ingresso di Kiev nell'UE con le procedure già in corso.
 

Mosca se la prende con la “guerra per procura”
Sul fronte sicurezza, sono sette i paesi, fra cui l'Italia, che si sono resi disponibili come futuri garanti della sicurezza dell'Ucraina. Lo ha detto il capo dell'ufficio presidenziale ucraino, Andriy Yermak, aggiungendo di sperare che al gruppo si aggiungano anche Cina e India, ma le tensioni internazionali sono state alimentate soprattutto dalle dichiarazioni del presidente della Duma russa, Vyacheslav Volodin, il quale ha affermato che gli Stati Uniti "partecipano alle ostilità in Ucraina".
Secondo Mosca non si tratterebbe solo della fornitura di armi e attrezzature (altri 137 milioni di dollari sono già stati varati), poiché Washington “coordina e sviluppa le operazioni militari per conto del regime nazista di Kiev, partecipando così direttamente alle ostilità contro il nostro Paese". Naturtalmente Volodin fa riferimento alle informazioni di intelligence Usa passate agli ucraini per colpire obiettivi russi di cui hanno scritto nei giorni scorsi i media americani.
"Per i crimini commessi in Ucraina dal regime nazista di Kiev – ha aggiunto - deve essere chiamata a rispondere anche la dirigenza statunitense, che si aggiunge così alla lista dei criminali di guerra". Ecco dunque un rilancio del concetto della inaccettabile “guerra per procura”.
In ultimo è degna di nota l'affermazione del premier tedesco Olaf Scholz che nel discorso alla nazione in occasione della giornata di capitolazione della Germania nazista del 1945 ha affermato che "Non prenderemo alcuna decisione che porti la Nato in guerra. Questo resta. (…) Il fatto che non ci debba essere più una guerra mondiale, e certamente non una guerra fra potenze nucleari, anche questo è un insegnamento dell'8 maggio". Eppur di fatto i Paesi europei, come l'Italia ad esempio, sono già in guerra fornendo armi a Kiev e oramai sistematicamente i ministri del governo atlantista Draghi parlano di economia di guerra, così da preparare la popolazione a questa prospettiva e ad accettare in silenzio come ineluttabile un futuro di nuovi sacrifici, rinunce e soppressione dei più elementari diritti democratici.
 

11 maggio 2022