Promossa il 14 maggio dal Forum dei movimenti per l'acqua pubblica
Mobilitazione nazionale per “fermare il DDL Concorrenza, difendere acqua, beni comuni, diritti e democrazia”
Iniziative in decine di città italiane, migliaia di attivisti rilanciano la fondamentale battaglia per i beni comuni. Dure critiche al governo privatizzatore Draghi

 
Il Forum Italiano dei movimenti per l'acqua pubblica ha promosso, nella giornata del 14 maggio, una mobilitazione nazionale per "Fermare il DDL Concorrenza, difendere acqua, beni comuni, diritti e democrazia". Un appello rivolto a tantissime associazioni, ai sindacati, ai partiti – a partire da coloro che come il PMLI hanno aderito all'appello fin dal marzo scorso all'alba di questa “nuova” battaglia – per riorganizzare una mobilitazione oggi più che mai necessaria e che è stata capace in passato di un risultato referendario eccezionale, seppur tradito dai politicanti borghesi di governo.
 

Cos'è il DDL Concorrenza
Il 4 novembre scorso il Consiglio dei ministri ha approvato il Disegno di legge sulla concorrenza su proposta di Draghi e di Giorgetti; un Ddl delega, che dunque ha lasciato un'ampia discrezionalità al governo stesso nella traduzione pratica delle sue linee che sono finalizzate a “garantire l’accesso ai mercati di imprese di minori dimensioni” e la sedicente “tutela dei consumatori”.
Il provvedimento – ora in esame al Senato - è uno dei principali impegni presi dal governo col PNRR e infatti serve a consegnare ai privati i servizi pubblici locali e i beni pubblici fondamentali in una misura mai vista finora: acqua e acquedotti, trasporti pubblici locali e regionali, energia, rifiuti, reti di distribuzione del gas, per finire alla sanità e ai servizi sociali e culturali sono coinvolti in questa nuova raffica di privatizzazioni.
Un provvedimento sul quale non solo Salvini e i ministri della destra, ma neanche di PD, LeU e M5S, hanno sollevato la minima obiezione, se si escludono inconsistenti e sporadiche dichiarazioni di facciata. Ecco perché è fondamentale la mobilitazione diretta delle masse della quale il Forum dei movimenti per l'acqua si propone come contenitore unitario.
Per capire la portata della questione, è sufficiente prendere in esame il famigerato articolo 6 del decreto che – fra l'altro - prevede “Incentivi e meccanismi di premialità che favoriscano l'aggregazione delle attività e delle gestioni dei servizi a livello locale”, e cioè la creazione di società “multiutility” che gestiscano più tipi di servizi in maniera privatistica e profittevole. Per fare un esempio, un deciso passo in questa direzione è stato fatto recentemente in Toscana, con la costituzione del gigante “Multiutility Toscana”, che dal 2023 sarà quotata in borsa con ben il 49% di capitale privato.
 

Le critiche alle politiche neoliberiste del governo Draghi
Secondo il Forum, invece di prendere atto che la pandemia ha evidenziato i fallimenti del “mercato” e messo alla berlina una evidente necessità di cambiamento di rotta nella gestione dei servizi pubblici, il governo Draghi ha prodotto “un manifesto ideologico” - come si legge nel documento dell'iniziativa - che, “dietro la riproposizione del mantra crescita, competitività, concorrenza si prefigge una nuova ondata di privatizzazioni di beni comuni fondamentali”. Il tutto attraverso un attacco senza precedenti, capace di azzerare anche la storica funzione pubblica e sociale dei Comuni che vengono trasformati in enti il cui ruolo diviene unicamente quello di predisporre la privatizzazione di tutti i servizi pubblici locali, obbligandoli di fatto al ricorso “al mercato”.
È gravissimo ad esempio che il provvedimento si prefigga anche il compito di “agevolare l'accreditamento delle strutture private” presso i servizi sanitari regionali, e cioè di facilitare la privatizzazione della sanità pubblica andando in direzione diametralmente opposta alla domanda popolare di estensione e rafforzamento del Servizio Sanitario Nazionale fortemente avanzata durante questa pandemia.
Un attacco dunque complementare a quello già portato avanti con il disegno di legge sull’autonomia regionale differenziata, che aggiunge alle diseguaglianze fra le regioni, anche quelle fra i territori stessi che avranno servizi, condizioni e costi diversi.
Nel suo manifesto il Forum, ricordando naturalmente l'esito del referendum contro la privatizzazione dell'acqua e dei beni comuni del 2011 quando la maggioranza assoluta degli italiani lottò e vinse per sancire questo diritto universale nel nostro Paese, accusa Draghi di imporre “politiche liberiste, utilizzando il clima di emergenza e contando sulla rassegnazione sociale”.
Ma d'altra parte sappiamo cosa significano le privatizzazioni di questi beni e servizi: l'assoluto spreco delle risorse naturali che rappresentano sono merce da profitto per i gestori, il peggioramento dei servizi, la riduzione degli investimenti, l'aumento esponenziale e continuo delle tariffe a prescindere dalle sedicenti questioni internazionali, la fine di ogni controllo popolare sulla loro gestione, il drastico peggioramento delle condizioni e dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori attraverso la precarietà e la riduzione dei salari, e il conseguente aumento dello sfruttamento e della povertà.
 

La mobilitazione in difesa dei beni comuni
Con queste premesse il 14 maggio migliaia di attivisti in tantissime città italiane hanno rilanciato la battaglia per i beni comuni e per l'affossamento del DDL Concorrenza e in particolare del suo articolo 6.
“Sono in gioco i nostri diritti fondamentali, il diritto a una vita dignitosa e a un futuro diverso per tutte e tutti. Non possiamo consegnarlo agli indici di Borsa” si leggeva in conclusione alla piattaforma, e così, oltre a numerosi banchini informativi, approfondimenti, conferenze stampa, mostre documentarie e dibattiti pubblici, a Milano, Parma, Savona, Viterbo, Bologna, Ferrara, Forlì e L'Aquila si sono svolti anche partecipati sit-in, presidi e manifestazioni.
L'iniziativa più partecipata è stata quella di Napoli alla quale ha sfilato anche il Padre comboniano Alex Zanotelli che in una intervista ad una TV locale ha parlato di “tradimento fatto dalla politica in dieci anni con i governi di tutti i colori. È inutile parlare di democrazia!”. A Pozzuoli (NA), all'altezza della Solfatara, un gruppo di manifestanti ha atteso il Giro ciclistico d'Italia esponendo uno striscione con su scritto “Non prendeteci in Giro. No al DDL Concorrenza – Giù le mani dai beni comuni.”.
La mobilitazione è stata sostenuta e promossa anche dalla Società dalla Cura e oltre alle bandire azzurre e blu del forum, vi hanno partecipato alcune delegazioni di altre associazioni progressiste e anticapitaliste, oltre a gruppi di militanti dei partiti della cosiddetta “sinistra radicale”
 

Difendere i beni e i servizi pubblici dalla privatizzazione con la lotta di classe
Seppur continui a essere scandaloso il fatto che, salvo alcune isolate eccezioni, i Comuni stessi – e l'Associazione dei Comuni italiani (Anci) in particolare – non si siano opposti a questo provvedimento che toglie loro competenze e li obbliga, come rilevato anche dal Forum, a rinunciare alla proprietà e alla gestione dei beni e servizi pubblici essenziali e metterli sul mercato, ben sappiamo che i sindaci stessi e i membri delle loro giunte sono anch'essi politicanti borghesi al servizio dei loro partiti e conseguentemente della borghesia e del padronato che rappresentano.
Accogliamo dunque in maniera militante il rilancio di questa mobilitazione in difesa dei beni pubblici, che vuole il profitto al di fuori di essi e il rafforzamento del ruolo pubblico nella gestione dei beni e dei servizi essenziali.
Le masse popolari che assistono a questo scempio dello Stato sociale, che vedono i capitalisti alla guida delle grandi società di gestione trarre profitto da beni primari divenuti esclusivamente merci, che osservano partiti e governi complici in questo disegno ultraliberista e antipopolare, devono trarre anch'essi una lezione da questi ultimi dieci anni, undici per l'esattezza, che ci separano dal vittorioso referendum del 2011. Questa lezione è tanto semplice quanto importante, e cioè che seppur i referendum, (come le petizioni e altri strumenti di questo genere) siano utili all'informazione, ad aumentare il dibattito pubblico e la coscienza popolare chiamando le masse ad una scelta specifica, se essi incidono pesantemente sull'assetto economico e di diritto di questa marcia società capitalistica, i governi che la difendono si ergono a muro e con mille stratagemmi culturali e legislativi – o con la forza se necessario - per ripristinare o mantenere il loro assetto di società diseguale e ingiusta ma per loro profittevole.
È pertanto la lotta di classe l'unico strumento che può costringerli a fare ciò che dice e vuole il popolo, e ciò che è nell'interesse del popolo stesso, nazionalizzando un'azienda strategica in crisi ad esempio, così come facendo gestire dagli enti locali sotto il controllo popolare i beni e i servizi pubblici, nessuno escluso, com'era anche nel nostro Paese prima dell'avvio delle privatizzazioni massicce degli anni '90.
Certo, la gestione pubblica perdurando il capitalismo non è priva di distorsioni, inefficienze, favoritismi e corruzione delle quali comunque beneficiano rapporti politici e personali esclusivamente borghesi e pertanto occorre esigere un controllo diretto e continuo da parte delle masse popolari. In ogni caso per risolvere il problema alla radice non c'è altra soluzione che eliminare il capitalismo in quanto tale, origine di tutti i mail i sociali, e instaurare il socialismo, senza sfruttatori né sfruttati, dove i beni comuni saranno utilizzati per quanto necessario, al di fuori di ogni speculazione, e avendone estrema cura a partire dalla persona e dall'ambiente del quale facciamo parte.

18 maggio 2022