Promosso dai sindacati di base
Successo dello sciopero generale contro la guerra, l'economia di guerra e il carovita
Il PMLI partecipa attivamente e unitariamente a Milano, Firenze, Napoli e Siracusa. Proseguire nella convergenza tra le varie organizzazioni anticapitaliste
Esordio di piazza a Roma del Coordinamento nazionale di unità popolare
Un ampio fronte sindacale e politico ha organizzato lo sciopero di venerdì 20 maggio contro la guerra, il governo e l'economia di guerra. Indetto da quasi tutte le sigle del sindacalismo di base tra cui USB, SiCobas, Slai Cobas, Cobas, Cub, Sgb, Unicobas, Usi, vi hanno aderito tantissimi partiti, organizzazioni, associazioni, movimenti di classe, anticapitalisti e realtà sociali, tra cui il PMLI. Lo sciopero di tutti i settori pubblici e privati, incluse scuola e sanità, ha provocato anche l’interruzione del servizio dei trasporti, coinvolgendo aerei, treni, metropolitane e caselli autostradali. Su questo aspetto si è concentrata l'attenzione dei maggiori mass-media che per il resto hanno quasi ignorato le piazze e le manifestazioni.
Nell'appello dei sindacati si leggeva: “contro il militarismo del governo italiano che invia armi nel conflitto ucraino scaricando i costi su cittadini e lavoratori, per l’immediato cessate il fuoco in Ucraina, la sua smilitarizzazione con il ritiro immediato di tutti gli eserciti; per il congelamento immediato dei prezzi di tutti i beni ed i servizi primari; per lo sblocco dei contratti e aumenti salariali e la reintroduzione della scala mobile; per l’approvazione di un nuovo piano strutturale di edilizia residenziale pubblica che preveda anche il riuso del patrimonio pubblico in disuso; contro le politiche di privatizzazione; contro le spese militari dirette, indirette e indotte e la destinazione delle relative risorse alla scuola, alla sanità pubblica, ai trasporti ed al salario garantito per disoccupati e sottoccupati; per la riduzione dell’orario a parità di salario”.
Nell'intento dei promotori quello di coniugare la battaglia per il riconoscimento di salari adeguati e diritti per tutti con quella contro la guerra e contro qualsiasi forma di coinvolgimento dell’Italia nel conflitto. Un legame particolarmente sentito ed evidente negli slogan e nelle parole d'ordine della manifestazione svoltasi a Cagliari, capoluogo di una regione fortemente colpita dalla deindustrializzazione e disoccupazione e al tempo stesso sempre più soffocata e danneggiata dalle servitù militari nazionali e della Nato, regione che per tutto il mese di maggio sarà teatro di imponenti esercitazioni collegate alla guerra in Ucraina.
Le manifestazioni si sono svolte in una trentina di città tra le quali Milano, Torino, Venezia, Trieste, Genova, Bologna, Firenze, Roma, Napoli, Palermo; in alcune di esse vi ha partecipato attivamente anche il PMLI (vedi articoli a parte). Tra queste Firenze, dove lo striscione dei Cobas Scuola con la scritta “No Putin, NO Nato” apriva il corteo. Tra le varie rivendicazioni che sono state gridate dalla piazza, anche quella dell'introduzione del reato di “omicidio sul lavoro”, “per fermare la stage quotidiana dei morti”. “Lavorare meno, lavorare tutti”, recitava un altro striscione, immancabile quello rosso di “Insorgiamo”' tenuto da una delegazione di lavoratori ex Gkn.
Alta adesione allo sciopero a Milano (articolo a parte), dove si è svolto uno dei cortei più grandi, con alla testa la faccia di Draghi con l'elmetto e la scritta “Fuori dalla guerra, aumentare salari e spese sociali”. Vi hanno partecipato alcune migliaia di persone partite da largo Cairoli, per poi confluire al concentramento finale sotto la sede di Assolombarda. Lunga giornata di mobilitazione anche a Torino, dove si sono tenuti due presidi e una manifestazione in Piazza Castello. Molto partecipata anche la manifestazione di Trieste, dove molti lavoratori aderiscono ai sindacati non confederali.
Folto e combattivo il corteo di Roma, dove in migliaia hanno sfilato da Piazza della Repubblica al Colosseo, con in testa lo striscione “Contro l'imperialismo e il governo Draghi”. Nella capitale battesimo di piazza per il Coordinamento nazionale di unità popolare
, di cui fa parte anche il PMLI.
il Tanti i cartelli contro Putin e contro la Nato, ma anche contro il governo del banchiere massone Draghi accusato, a ragione, di tenere bloccati i salari erosi dall'inflazione e trovare i soldi per le armi e la guerra ma non per le spesa pubblica e sociale. A Napoli i manifestanti si sono fermati sotto i consolati di Russia e Usa per denunciare l'imperialismo. Le manifestazioni più importanti in Sicilia si sono svolte a Palermo e Siracusa.
Lo sciopero del 20 maggio, seppur ancora insufficiente, è stata un'importante risposta alla politica guerrafondaia e filopadronale del governo Draghi, a fronte di un immobilismo di Cgil-Cisl-Uil che sui temi della guerra e del carovita non va oltre qualche borbottio che non si traduce in mobilitazione e opposizione concreta. Rappresenta anche un ulteriore passo in avanti nello sviluppo di un forte movimento di lotta contro il governo Draghi, a cui adesso si aggiunge quello contro la guerra, che il Pmli auspica da tempo.
L'adesione di tante sigle, sindacali e politiche, è di buon auspicio. Sarebbe imperdonabile abbandonare la strada della convergenza che faticosamente si sta costruendo, anteponendo le ragioni particolari e le divergenze che inevitabilmente ci sono tra le diverse organizzazioni. Adesso deve prevalere l'unità: nell'immediato per far “mangiare la polvere” a Draghi e ai partiti che lo sostengono, in una prospettiva più strategica per cambiare radicalmente l'Italia, che per il PMLI può avvenire solo attraverso il socialismo e la conquista del potere politico da parte del proletariato.
25 maggio 2022