Il Consiglio straordinario europeo vara il sesto pacchetto delle sanzioni contro la Russia
Embargo al petrolio russo via mare
La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, presentava lo scorso 4 maggio all'europarlamento di Strasburgo la proposta del sesto pacchetto di sanzioni contro la Russia deciso oltre un mese prima dal Consiglio europeo e metteva in evidenza il passagio sull’embargo totale al petrolio russo quale sanzione principale verso l'aggressore Putin. Ci vorrano altri 30 giorni, fino al Consiglio straordinario del 30 e 31 maggio, più uno strascico di un'altra settimana per la decisione definitiva della riunione degli ambasciatori dei Ventisette presso l'Ue (Coreper), per dare il via a quello che il presidente del Consiglio europeo Charles Michel definiva una misura in grado di tagliare "una risorsa fondamentale per la macchina da guerra di Putin" e esercitare la massima pressione sulla Russia "per porre fine alla guerra”. Che a dire il vero durerebbe in eterno se dipendesse dalle "terribili" misure dei leader dei 27 paesi membri che hanno deciso l'embargo del greggio ma solo per quello importato via mare e che entrarà in vigore tra sei mesi, mentre restano esclusi gli oleodotti che continueranno a funzionare per il rifornimento ritenuto indispensabile per Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia.
Le cronache dei due giorni del vertice narrano di una dura opposizione del fascista ungherese Orban alla chiusura totale dei rubinetti del petrolio ma in fin dei conti si è trattato di una posizione che ha fatto da paravento a quella di altri paesi di ben altro peso economico che al posto dei principi hanno fatto valere gli affari e si sono legati colpevolmente alla vena giugulare dei rifornimenti energetici dalla Russia, Germania e Italia in testa.
La rete delle sanzioni alla Russia stesa dal Consiglio europeo ha più di un buco con i 27 paesi che sottoscrivono un documento finale dove di sostiene che "qualsiasi tentativo di aggirare le sanzioni o di aiutare la Russia con altri mezzi deve essere fermato" ma poi sono proprio Berlino e Roma a aprire al pagamento in rubli chiesto da Mosca per continuare a ricevere il gas, escluso da ogni blocco, e il greggio. In evidente contraddizione con la decisione illustrata nella terza misura del pacchetto sanzionatorio sulla esclusione di altre tre banche russe dal sistema dei pagamenti internazionali SWIFT che comprende la Sberbank, una delle più grandi banche russe, ma non la Gazprombank, la banca controllata del gigante energetico russo Gazprom, che serve all’UE per continuare a pagare le forniture di gas, anche in rubli.
Come è andata la discussione al vertice straordinario europeo lo ha spiegato il presidente del Consiglio italiano Mario Draghi nella conferenza stampa dove, ripetuta la solita formuletta di rito "l'accordo è stato un successo", anzi un "successo completo" a prescindere dai risultati reali, raccontava che i 27 avevano deciso di mettere l'embargo su circa il 90% del petrolio russo, escluse le nazioni che non lo ricevono via mare come Ungheria e Repubblica Ceca ma anche escluse
Germania e Polonia che "si impegnano per fine anno a non importare petrolio russo, perché a loro oggi il petrolio arriva attraverso un oleodotto che sarebbe difficile interrompere. Il Cancelliere Scholz ha spiegato con grande sincerità la difficoltà che avrebbe avuto a interrompere immediatamente questo petrolio russo, è stato compreso da tutti gli altri. L’Italia, quindi, non esce assolutamente penalizzata; anche per noi l'obbligo di non importare petrolio russo scatterà dalla fine dell’anno, quindi siamo più o meno come gli altri".
L'Italia e i paesi europei si sono impegnati ancora a mandare armi all'Ucraina aggredita ma continuano almeno per altri sei mesi a mandare soldi a Putin. Attualmente Mosca fornisce il 27% del petrolio e il 40% del gas importato dall'Ue per un valore di circa 400 miliardi di euro nel 2022 un bel sostegno all'aggressore.
15 giugno 2022