Voto del 12 e ballottaggi del 26 giugno
Alle elezioni comunali in Lombardia cresce ancora l’astensionismo
Ai referendum vota il 21,8%
Dal corrispondente della Lombardia
Il 12 giugno si è votato in Lombardia per il rinnovo di 127 consigli comunali (fra cui i capoluogo Monza, Como e Lodi) e l’elezione dei rispettivi sindaci.
Il primo dato che balza agli occhi è senza dubbio quello dell’astensionismo. Infatti il 45,28% degli aventi diritto non si è presentato alle urne, contro il 36,32% delle precedenti comunali, con un incremento medio dell’8,96%, in linea con la media nazionale dove il 45,3% degli elettori ha disertato le urne. A Como ben oltre il 50% (55,67%) non si è recato alle urne, con un incremento del 4,8%, a Monza il 53,44% (+5,32%), a Sesto San Giovanni l'astensionismo ha superato per la prima volta il “quorum” di metà elettorato: 50,84% contro il 49,08% del 2017 (+1,76%). Tra i capoluogo solo a Lodi l'astensionismo resta sotto la soglia del 50% con il 43,58% con un incremento però del 3,76%.
Quindi oramai anche i comuni, una volta definiti “le istituzioni più vicine ai cittadini” con relativa maggior “fiducia” rispetto alle istituzioni borghesi nazionali, sono stati abbandonati e ai propri circoli di potere di appartenenza. Sono sempre più visti come gli amministratori del “bene comune” non nell’interesse del popolo ma dei potentati locali, impregnati di corruzione e clientelismo e sordi alle istanze popolari in difesa dell’ambiente, della sanità della scuola, mentre le loro politiche si concentrano sui grandi speculatori, centri commerciali, inceneritori, aree riconvertite a seconda del “bisogno” (di “qualcuno”), ecc.
Insomma questa situazione, che è pur sempre esistita, ora appare evidente ai più, nonostante gli sforzi della borghesia, aiutata in questo dalla “sinistra” borghese e financo dai partiti sedicenti comunisti, per escogitare a ogni occasione sempre nuovi imbrogli elettorali, coalizioni con nomi diversi, candidati “nuovi” oppure “famosi”, che comunque in parte riescono a drenare un astensionismo che altrimenti romperebbe “argini” ancora più alti.
Di fatto però, i sindaci e i comuni seppur eletti non sono rappresentativi delle masse, di certo non dei loro interessi, ma nemmeno delle loro scelte elettorali, perché sono stati votati dalla metà o poco più di coloro che si sono recati alle urne, che già sono spesso la metà degli aventi diritto.
Il 26 giugno si è votato per i ballottaggi
A Como
è stato eletto sindaco il candidato “civico” Alessandro Rapinese col 55,4% dei voti validi (v.v.) prevalendo sulla candidata del “centro-sinistra” Barbara Minghetti che pure lo aveva sorpassato al primo turno col 39,4%; Rapinese aveva ottenuto il 27,3%, abbastanza per mettere fuori gioco, superandolo con lo 0,3% dei v.v. in più, il candidato del “centro-destra” Giordano Molteni il quale ha pagato lo scotto di 5 anni di malgoverno dell'uscente sindaco di “centro-destra” Mario Landriscina; ma l'insofferenza investe tutta l'istituzione comunale borghese: al 1° turno si è presentato alle urne solo il 44,33% degli aventi diritto, al ballottaggio il 35,8%.
Al ballottaggio di Monza
viene eletto sindaco Paolo Pilotto del “centro-sinistra” col 51,2% dei v.v. Sorpassa il sindaco uscente del “centro-destra” Dario Allevi che al 1° turno era in testa col 47,1% dei v.v. mentre Pilotto si fermò al 40,1%, con un'affluenza alle urne del 46.5% che al ballottaggio è scesa al 36,8%. Qui Fratelli d’Italia ha ottenuto più voti della Lega, così com’è successo spesso in questa tornata elettorale a conferma dello sbilanciamento sempre più a destra della coalizione un tempo guidata del neoduce Berlusconi e che ora sembra stia per passare le redini del comando dal fascio leghista Salvini alla fascista doc Giorgia Meloni.
A Sesto San Giovanni
viene rieletto il sindaco di “centro-destra” Roberto Di Stefano col 52,1% dei v.v., al 1° turno; aveva prevalso col 48,9% distanziando del 10,5% il candidato di “centro-sinistra” Michele Foggetta. Al ballottaggio l'affluenza è stata del 42,3% a fronte del 49,14% registrata al 1° turno.
A Lodi
, dove c'è stata l'affluenza più alta tra i capoluoghi (56,4%), vince invece al primo turno il candidato del “centro-sinistra” Andrea Furegato col 59,0% sui voti validi. A indurre alcuni astensionisti spontanei a tornare al voto è stata sicuramente l'insofferenza verso il malgoverno della sindaca uscente ricandidata, la leghista ultraxenofoba Sara Casanova, nota alle cronache per aver introdotto adempimenti aggiuntivi e condizioni più restrittive per i figli dei migranti ad usufruire della mensa scolastica e dello scuolabus e per la sua ostentata strafottenza, a inizio pandemia, nel non rispettare le necessarie misure di confinamento e distanziamento.
Negli altri comuni superiori a 15mila abitanti l'unico sindaco di “centro-sinistra” ad essere eletto al primo turno è quello di Buccinasco
, Rino Carmelo Vincenzo Pruiti (59,8%), con un'affluenza del 55,2%. Gli altri sindaci eletti al primo turno sono 9 di “centro-destra” e 2 “civici” mentre a Vimodrone
l'unico sindaco del M5S, Dario Veneroni (53,2%), con un’affluenza del 44,6%.
Ai ballottaggi il “centro-sinistra” si è aggiudicato solo 3 comuni con più di 15mila abitanti: Cernusco sul Naviglio, Cesano Maderno e Crema.
Osservando questa tendenza si deduce chiaramente che non c'è alcuna crescita di consensi assoluti verso il “centro-destra”. Quello che cresce è invece l'astensionismo che si rivela essere un consapevole strumento elettorale prevalentemente usato dall’elettorato di sinistra.
Il fallimento pieno del parlamentarismo e dell’elettoralismo borghesi devono far maturare la coscienza nell’elettorato anticapitalista della necessità di creare le istituzioni rappresentative delle masse fautrici del socialismo. Le nostre attuali forze e mezzi non sono ancora sufficienti a raggiungere tutte le elettrici e gli elettori di sinistra e coloro che già praticano l’astensionismo ma ancora in grandissima parte spontaneamente, ma dobbiamo continuare a lavorare sodo per convincerli sul piano di classe, anticapitalista e della lotta per il socialismo, elevandone la coscienza politica e la combattività anticapitalista e antistituzionale delle masse e qualificando l’astensionismo tattico come un voto dato al PMLI e al socialismo.
Il referendum
L’accorpamento alle elezioni comunali del referendum sulla giustizia non è servito a fargli raggiungere il quorum, rimasto lontanissimo visto che in Lombardia l’affluenza è stata del 21,8% (quasi un punto percentuale in più del livello nazionale), trainata ma in piccola parte da rinnovo dei consigli comunali ed elezione dei sindaci.
Anche in Regione vi è stata una differenziazione sul risultato dei 5 quesiti, infatti nel 1° sull'abolizione della legge Severino e nel 2° sulla drastica riduzione delle misure di custodia cautelare coercitiva e interdittiva il SI ha ottenuto solo rispettivamente il 58,67% e il 60,66% (in questi la Lega sosteneva il NO), mentre nel 3° sulla separazione delle funzioni (in realtà delle carriere) dei magistrati (giudici e pubblici ministeri), nel 4° sulla limitazione dei poteri dei pm sottoponendoli al giudizio della loro controparte e nel 5° diretto a sottomettere il parlamentino dei magistrati al controllo dei partiti, il SI ha raggiunto rispettivamente il 78.56%, il 77.30% e il 77.47%.
Il tentativo di Salvini, Berlusconi, Renzi e di tutti i neofascisti di delegittimare la magistratura vendicandosi delle inchieste e dei processi che li hanno riguardati o li riguardano tutt'ora è quindi miseramente fallito, grazie anche al boicottaggio dei media e dei partiti della “sinistra” borghese, mentre il PMLI aveva dato indicazione di votare NO a tutti e 5 i quesiti perché quando si tratta di fare delle scelte su temi concreti referendari è opportuno e doveroso schierarsi o per SÌ o per il NO, salvo quando tatticamente si ritenga preferibile l’astensione, mentre è per l’astensionismo tattico per quando riguarda le elezioni politiche, regionali e comunali, e per l’astensionismo di principio per quanto riguarda le elezioni del parlamento europeo.
Se consideriamo che il risultato del Sì è stato pressoché il massimo risultato che potevano ottenere i suoi sostenitori e che buona parte o tutto l'elettorato mancato per raggiungere il quorum era virtualmente orientato per il NO ma è stato indotto ad astenersi, si deduce che il non raggiungimento del quorum, oltre che una sconfitta del Sì, è stata anche un'occasione persa per far stravincere il NO.
Chi avrebbe dovuto sostenere una partecipazione antifascista al referendum ha invece indotto tanti potenziali elettori del NO ad astenersi e si è totalmente disimpegnato dal fare campagna per i 5 NO. La Cellula “Mao” di Milano del PMLI, non disertando al suo impegno e ruolo di avanguardia antifascista, ha diffuso il volantino del Partito per i 5 NO referendari in varie piazze del capoluogo lombardo realizzando anche, il 2 giugno, un rosso banchino in Piazza Costantino, nel popolare quartiere milanese di Crescenzago dove c'è la storica Sede del PMLI.
In molti si sono intrattenuti con i diffusori marxisti-leninisti per farsi spiegare i motivi del NO, tra questi c'era chi non nemmeno era al corrente del referendum, segnale evidente che i mass media di regime non hanno avuto interesse a divulgare l’esistenza del referendum.
29 giugno 2022