Consiglio europeo
L'Ue chiede alla Russia di ritirare subito e senza condizioni le sue truppe dall'intero territorio dell'Ucraina
Concesso lo status di candidato all"Ucraina
Slitta il tetto europeo al prezzo del gas

 
Nella lettera d'invito ai membri del Consiglio europeo del 23 e 24 giugno il presidente Charles Michel metteva in evidenza che "con il ritorno della guerra in Europa, abbiamo intrapreso un'azione senza precedenti, proiettando il peso geopolitico dell'UE" e che l'obiettivo principale della riunione erano gli "ulteriori passi per rafforzare la sicurezza e la stabilità del nostro continente". Che una parte importante di questa politica dell'imperialismo europeo sia la conferma dell'ampio sostegno a favore della resistenza dell'Ucraina aggredita dall'armata neonazista del nuovo zar Putin era messo in chiaro nei passaggi più importanti del comunicato finale nell'ampio campitolo dedicato all'argomento.
Una volta ribadito di essere "fermamente al fianco dell'Ucraina" e impegnato a garantire "un forte sostegno alla resilienza economica, militare, sociale e finanziaria globale dell'Ucraina, anche attraverso l'assistenza umanitaria", il Consiglio europeo condannava con fermezza gli attacchi indiscriminati della Russia contro i civili e le infrastrutture civili ed esortava la Russia "a ritirare immediatamente e incondizionatamente tutte le sue truppe e attrezzature militari dall'intero territorio dell'Ucraina entro i suoi confini riconosciuti a livello internazionale".
I leader dei 27 paesi Ue chiedevano alla Russia il rispetto del diritto internazionale umanitario e l'immediato rimpatrio in condizioni di sicurezza degli ucraini, e in particolare dei bambini, che sono stati portati con la forza in Russia. Condannavano la Russia per usare anche i prodotti alimentari come arma nella sua guerra contro l'Ucraina e per la crisi della sicurezza alimentare globale che ha provocato chiedendole di smettere immediatamente di prendere di mira le strutture agricole, di sottrarre i cereali e di sbloccare il Mar Nero in modo da consentire l'esportazione dei cereali che al pari dei prodotti agricoli e alimentari nonché della fornitura di assistenza umanitaria non rientrano nelle sanzioni decise dai paesi imperialisti occidentali.
Quello delle sanzioni è il lato debole della posizione europea nella risposta alla criminale aggressione russa all'Ucraina e anche la riunione del Consiglio lo confermava nella parte dove i 27 non riuscivano, dopo un mese di discussioni, a trovare un accordo se non per chiudere i rubinetti almeno per mettere un tetto al prezzo del gas comprato dalla Russia e a smettere di finanziare la guerra di Putin. La dipendenza dal gas russo non è uguale per tutti i 27 e quindi la normativa chiamata "price cap" avrebbe dovuto prevedere anche misure di compensazione verso i paesi che ne risultassero penalizzati.
Se non tutti i 27 sono pronti a fare a meno del gas russo, col quale molti paesi imperialisti europei, Germania in testa, hanno costruito la loro potenza economica nei decenni passati, almeno mettiamo un tetto al prezzo di acquisto per limitare le manovre speculative di Mosca che gestisce il flusso verso l'Europa proponeva Draghi d'intesa col francese Macron e quella che inizialmente sembrava la non opposizione del tedesco Scholz. Ma neanche questa volta l'accordo è andato in porto, il gruppo dei paesi del nord, dall'Olanda a Svezia e Danimarca si sono messi di nuovo di traverso perché sono contrari a qualsiasi nuova forma di solidarietà dopo quella strappata dall'emergenza covid e anche Scholz è rimasto fermo sul principale obiettivo dell'imperialismo tedesco: tenere aperto il più a lungo possibile il rubunetto del gas dalla Russia. I 27 per non dichiarare fallimento ricorrevano al solito opportunista rinvio alla Commissione, invitata a elaborare una proposta "il prima possibile", e ai futuri vertici, compreso il G7 del 26 giugno. La conclamata solidarietà all'Ucraina si fermava alla porta degli interessi sul gasdotto.
L'unità della Ue in solidarietà all'Ucraina aggredita si ricomponeva sul tema di un aumento degli aiuti militari e su una proposta per una nuova assistenza macrofinanziaria straordinaria fino a 9 miliardi di euro entro il 2022.
Arrivava a conclusione anche la proposta annunciata nel viaggio di Draghi, Macron e Sholz a Kiev di concedere lo status di paese candidato all'Ucraina e alla Repubblica di Moldova. L'Ucraina aveva presentato domanda di adesione all'Ue il 28 febbraio 2022, 4 giorni dopo l'inizio dell'aggressione russa.

29 giugno 2022