Analizzati dall'istituto di sondaggio i dati del primo turno delle amministrative
Tecnè: “Hanno disertato le urne soprattutto i più poveri”
Senza più illusioni “il malcontento ha ingrossato l'area dell'astensione”
L’istituto di sondaggi Tecnè presieduto da Carlo Buttaroli ha svolto un'analisi minuziosa dei dati legati alla massiccia vittoria dell'astensionismo alle amministrative di giugno mostrando come la provenienza sociale degli astenuti indichi senza ombra di dubbio che la maggior parte degli astenuti sono espressione dei ceti più poveri del popolo italiano.
“Le classi più disagiate cercano risposte che non trovano in nessun partito e percepiscono che spesso il loro voto è inutile. Dunque se ne stanno a casa” afferma lo stesso Buttaroli che prosegue articolando il ragionamento in diverse interviste rilasciate su vari giornali.
“A votare sono andate quasi soltanto le classi con reddito medio o alto. Gli altri hanno perso interesse, non trovando nessuno che li rappresenta.
Considerati tutti i Comuni con le urne aperte, solo il 28 per cento degli elettori a basso reddito è andato al seggio. Le percentuali salgono per la classe a reddito medio (63 per cento) e soprattutto per i redditi alti (79 per cento). Con una battuta, possiamo dire che il destino delle periferie di Roma si decide ai Parioli. E lo stesso vale per Palermo o per Genova, due delle più grandi città al voto in questa tornata”.
Il dato nel capoluogo siciliano è ancora più marcato, solo il 22 per cento degli elettori con reddito basso sono andati a votare, a fronte del 49 per cento tra i redditi medi e del 55 tra i più ricchi (in totale, il dato dell’affluenza è stato del 42 per cento).
Così come a Genova dove appena il 27 per cento della classe più disagiata ha partecipato alle comunali e ai referendum.
La tendenza è iniziata da tempo e sembra inarrestabile aggiunge Buttaroni: “Solo i ricchi votano e lo avevamo già notato alle Amministrative dell’ottobre 2021, ma adesso è il dato è esploso. Siamo un Paese con milioni di poveri alle prese prima con il Covid e poi con la crisi dovuta alla guerra. Persone a cui basta una multa imprevista per distruggere l’equilibrio finanziario di un mese. Mi fa impressione che nessuno si occupi di questa fascia partendo dal grande tema del lavoro”.
“C’è un fenomeno già studiato da diversi anni ovvero l’inutilità del voto. È il sentimento che colpisce soprattutto le fasce di cui abbiamo parlato finora, che avrebbero bisogno di risposte immediate e invece poi vedono che il proprio voto non trova corrispondenza nell’azione politica, tra cambi di governo e di partito. Questo malcontento aveva trovato una speranza nel Movimento 5 Stelle sia nel 2013 che nel 2018, poi piano piano se ne è distaccato, ingrossando l’area dell'astensione” (e questo per Tecné è valso anche per i referendum).
In realtà alle ultime politiche il primo "partito" è stato comunque quello dell'astensione, non il M5S. Ma il punto è, viene chiesto al sondaggista, se questi milioni di elettori torneranno a votare per i partiti, le liste e i candidati borghesi.
Per Buttaroni, il trend si può invertire a patto, che qualcuno si preoccupi “di intercettare le richieste di quella fascia di popolazione”, insistendo quindi sui temi sociali:
“Negli ultimi 30 anni, in Francia i salari medi sono cresciuti del 31 per cento, in Germania del 33, in Grecia del 30. In Italia sono calati del 2,9 per cento. Chi ha problemi nella quotidianità si allontana dalla politica, perché nella politica non trova risposte. Neppure negli amministratori locali, che in qualche modo dovrebbero essere percepiti più vicini nel dare sostegno. È un vulnus democratico. Crea un forte problema di rappresentatività. Vuol dire che i sindaci sono eletti dalle persone che non hanno problemi. Ricordiamoci che stiamo attraversando più crisi sovrapposte: Covid, crisi economica precedente alla guerra, poi la guerra e l'aumento ulteriore dei prezzi. Ma le persone sulle quali gravano queste crisi sono le stesse".
Insomma è innegabile il rapporto diretto tra la povertà e il disagio e il voto astensionista (l'astensione è un voto, indipendentemente dal fatto che se ne sia coscienti o meno) cosa che diversi commentatori borghesi hanno sempre cercato di nascondere, prima per anni negando l'astensionismo stesso, per poi derubricarlo a fenomeno "fisiologico in tutte le democrazie liberali", "perché non siamo più negli anni 50, non esistono più le ideologie" e altre stupidaggini simili volte a nascondere ciò che è ormai sotto gli occhi di tutti:il regime capitalista neofascista e le sue forze politiche borghesi ad esso asservite, di destra e di "sinistra" non godono e non potrebbe essere diversamente, di alcun consenso da parte dei poveri e degli oppressi che lo stesso capitalismo genera, senza più riuscire a portare alle urne con trappole elettorali varie la maggioranza del popolo italiano.
Non si tratta di alcuna "fine delle ideologie" (cioè la solita trita, ritrita e ormai ridicola teoria della "morte del comunismo" alla quale ormai non crede nemmeno più chi la professa), al contrario come si vede la questione è di classe, tanto quanto più soffri e non riesci ad appagare i tuoi bisogni materiali e intellettuali, tanto meno vai a votare per le forze politiche borghesi al servizio del regime neofascista.
Non solo, ma va detto che non può essere taciuto il fenomeno tipico dell'elettoralismo borghese, specie nel Sud, della corruzione elettorale, delle promesse di lavoro, dei voti pagati, i brogli, persino le minacce, i voti "a disposizione" dei clan che vengono comprati dai vari politicanti borghesi e che riescono ad avere un peso purtroppo innegabile nella partecipazione al voto da parte delle masse più povere, che certo nel votare non esprimono affatto un gradimento verso i candidati, votati per necessità e che non certo rappresentativi di liberi elettori purtroppo.
Anche questo fenomeno è indicativo della putrefazione definitiva e del fallimento dell'elettoralismo borghese, che in ultima analisi serve ad eleggere funzionari pubblici dentro le istituzioni borghesi, neofasciste e filomafiose, appunto teoricamente su base elettiva, ma ormai senza più elettori.
Dunque il distacco dalle istituzioni borghesi e dai suoi partiti è in realtà più alto di quanto ci dicono i dati, nell'astensione va poi inclusa la consapevolezza, specie da parte degli elettori di sinistra, della perdita di potere delle istituzioni locali e nazionali del regime, dovuti alla perdita della sovranità del nostro Paese ceduta in parte alla Ue imperialista, ogni voto astensionista, di fatto, (e non solo alle europee dove infatti l'astensione raggiunge percentuali "bulgare", ma anche alle amministrative)è un voto contro non solo le istituzioni e i partiti del regime neofascista ma contro la mostruosa e impopolare Unione europea imperialista.
La cosiddetta "crisi della rappresentanza" è dunque non solo in crescita quantitativa ma soprattutto qualitativa, perché l'astensione è espressione del disagio e del malessere delle martoriate masse popolari.
Le masse popolari più povere sembrano aver compreso che: "La potenza del capitale è tutto, la Borsa è tutto, mentre il parlamento, le elezioni, sono un gioco da marionette, di pupazzi."
(Lenin)
Se per certi aspetti l'astensione appare un fenomeno irreversibile da un punto di vista di classe e marxista-leninista occorre chiarire però due cose: prima di tutto non si vende la pelle dell'orso prima di averlo ammazzato, intendiamo dire che l'astensionismo generico non è l'astensionismo marxista-leninista (tattico per le politiche e le amministrative, strategico per le europee, il PMLI non accetta in linea di principio la Ue imperialista e lavora per distruggerla, cominciando a tirarne fuori il nostro Paese), occorreranno quindi ancora duri sforzi da parte del PMLI, cominciando dalla realizzazione dell'obiettivo strategico a medio-termine sul quale è concentrato tutto il Partito, cioè l'acquisizione di un corpo da Gigante Rosso (la testa lo è già) per far si che possa svolgere fino in fondo il suo ruolo di avanguardia e fare acquisire alla classe operaia coscienza di essere classe per sé e non solo in sé, in caso contrario gli elettori potrebbero tornare alle urne, vittime di nuove trappole elettorali antiastensioniste (e magari travestite di "rosso"). O peggio ancora sbandare a destra e dare consenso a governi autoritari o militari.
In secondo luogo se oggettivamente non esiste altra alternativa al capitalismo, giunto al suo stadio ultimo, monopolistico e in putrefazione, ossia l'imperialismo, rispetto al socialismo, è anche vero che esso, purtroppo, in Italia non è dietro l'angolo, dato il rigido black-out stampa che da sempre vige sul PMLI per oscurarlo, l'appannamento degli ideali del socialismo dovuti al crollo dei regimi revisionisti dell'Est, la povertà di mezzi e risorse del nostro Partito, decenni di predicazioni elettoralistiche, interclassiste, costituzionaliste e riformiste portate avanti dai falsi comunisti (a cominciare dal PCI revisionista) che hanno finito per decomunistizzare completamente la nostra gloriosa classe operaia, legandola mani e piedi al regime noefascista vigente, fattori uniti all'esistenza di tutta una serie di forze immediatamente a destra e a "sinistra" del PMLI, con le quali pratichiamo una proficua politica di fronte unito, ma che in ultima analisi ci contendono il terreno dei sinceri rivoluzionari e anticapitalisti.
Nel condividere pienamente l'analisi del voto amministrativo da parte di Tecné, ribadiamo dunque in pieno la necessità di qualificare l'astensionismo generico, specie quello di sinistra, in un voto cosciente, rosso, attivo e di classe anticapitalista e per il socialismo dato al PMLI attraverso l'astensionismo.
Non tutto poi è nelle mani del PMLI, ma è necessario, per dare l'assalto al cielo e farla finita con il capitalismo, che le masse facciano esperienza e lottino con forza con tutti i mezzi, legali e illegali, violenti e pacifici (purché si tratti di violenza di massa) per i diritti, contro l'imperialismo e tutte le sue infinite "delizie".
In questo quadro ribadiamo la lotta per noi strategica per la costruzione delle Istituzioni rappresentative delle masse fautrici del socialismo, basate sulla democrazia diretta, la parità di genere e a carattere permanente:ossia le Assemblee Popolari e i Comitati Popolari.
Invitiamo inoltre le masse a insorgere con forza nel caso, come si vede sempre possibile, di una partecipazione del nostro Paese a una nuova e terrificante guerra mondiale, come le invitiamo e non da oggi a lottare con noi per sbarazzarsi del governo del banchiere massone Draghi, buttandolo giù da sinistra e dalla piazza prima che possa fare ulteriori danni al nostro popolo, condurci in guerra e magari restringere ulteriormente gli spazi di democrazia borghese ridotti al lumicino, conseguenza di una terrificante crisi economica e commerciale acuita dall'iperinflazione già in atto (arrivata all'8,6%).
Nell'esaltare la vittoria dell'astensionismo, espressione degli elettori più poveri, alle comunali parziali il PMLI ribadisce quindi la necessità della lotta contro le corrotte, irriformabili, neofasciste e filomafiose istituzioni borghesi nazionali e locali e i loro governi di destra e di "sinistra", nel quadro della lotta per qualificare il dilagante astensionismo in un voto cosciente dato al PMLI nell'ambito della conquista, sulla Via dell'Ottobre e attraverso la lotta di classe, dell'Italia unita, rossa e socialista e del potere politico da parte del proletariato che è poi la madre di tutte le questioni.
6 luglio 2022