In provincia di Reggio Calabria
Blitz contro le “nuove leve” della cosca Cordì di Locri
29 arresti e 50 indagati
Dal corrispondente dell’Organizzazione della provincia di Reggio Calabria del PMLI
Il 6 luglio scorso i carabinieri del comando provinciale di Reggio Calabria hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 29 persone, 23 in carcere e 6 agli arresti domiciliari, accusate a vario titolo di associazione per delinquere di stampo mafioso finalizzata alla produzione, traffico e detenzione illeciti di sostanza stupefacente, detenzione di armi e munizioni, danneggiamento, estorsione pluriaggravata, traffico e spaccio di banconote false. In totale gli indagati sono 50.
Il blitz denominato New Generation-Riscatto II
ha coinvolto anche le province di Pavia, Udine, Terni e Catanzaro. Le articolate indagini della Dda di Reggio Calabria diretta dal procuratore capo Giovanni Bombardieri, partite dopo le denunce di alcuni imprenditori, hanno permesso di fare luce su un vasto giro di estorsioni scoperchiando le losche strategie per il controllo del territorio messe in atto dalle “giovani leve” della potente cosca Cordì di Locri. Nel mirino degli inquirenti alcuni lavori pubblici nei cui cantieri si erano verificati danneggiamenti.
Secondo il Gip, agli imprenditori vessati da continue minacce e pressioni da parte dei soggetti organici della cosca, veniva imposto un pagamento pari al 3% del valore dell’opera pubblica che la vittima aveva in corso di realizzazione. Non solo, i titolari erano costretti ad assumere nelle loro attività persone vicine al clan.
Il sodalizio criminale composto da più di dieci persone, oltre ad occuparsi di estorsioni e traffico di droga, disponendo di un numero indeterminato di armi comuni da sparo, non si sarebbe fatto scrupoli ad avvalersi di minorenni.
Gli investigatori hanno inoltre appurato che in taluni casi le vittime di reato o di altre ingiustizie, invece di denunciare i fatti alle autorità competenti, si rivolgevano direttamente agli esponenti del clan per ottenere una sorta di “giustizia privata”.
Appena avuta notizia degli arresti, il sindaco di Locri Giovanni Calabrese, approdato in Fratelli d’Italia nel 2019, ha così commentato: “Questo è un ulteriore duro colpo alle locali consorterie che dimostra il proseguimento del percorso verso la definitiva liberazione dalle grinfie di gente arrogante e prepotente. Inoltre gli arresti odierni rappresentano per la città di Locri un valore altamente significativo. Avere bloccato sul nascere le nuove leve della ‘ndrangheta che pensavano di riportare indietro la città di un trentennio, deve rappresentare per tutti noi e per tutta la città onesta un grande ed emblematico momento. Chi continua ad agire, con arroganza e fare mafioso contro la città e la comunità locrese, merita di stare in un solo posto: in galera! Da oggi a Locri nuova aria pulita”. Dichiarazioni alquanto opportuniste visto l’ambiguo legame tra lo stesso Calabrese e la famiglia Cordì quando era direttore di un call-center di Locri. Per non parlare poi di suo padre Salvatore in passato indagato per aver favorito proprio i Cordì, o dei suoi sponsor elettorali non proprio “specchiati”.
Insomma, nonostante le numerose inchieste i tentacoli della ‘ndrangheta continuano ad avvinghiare la Calabria soffocando il suo martoriato popolo. Per noi marxisti-leninisti potrà essere estirpata definitivamente solo cambiando economia e classe dominante, cioè abolendo il capitalismo, il suo Stato e il potere borghese e instaurando il socialismo, il suo Stato e il potere del proletariato.
Nell’immediato, sulla base di una piattaforma politica comune, bisogna unirsi in un vasto Fronte unito di tutte quelle forze politiche, sindacali, sociali, culturali e religiose democratiche che intendono veramente liberare la Calabria dalla criminalità organizzata. Solo così sarà possibile riportare poi importanti vittorie.
13 luglio 2022