L'armata neonazista del nuovo zar Putin avanza lentamente nel Donbass facendo stragi di civili e bombardando silos, trebbie e campi gi grano
Zelensky: La situazione nel Donbass è la più difficile e il nostro compito ora è quello di garantire la superiorità di fuoco delle forze armate
La settimana che porta al 140esimo giorno di guerra si apre con le truppe ucraine che avanzano lentamente in diverse direzioni tattiche, in particolare al sud, nella regione di Kherson e Zaporizhzhia, così come a Lyman e Donetsk. “Non rinunceremo alla nostra terra – ha affermato Zelensky pur riconoscendo che la situazione nel Donbass è difficile - l'intero territorio dell'Ucraina sarà ucraino".
Ma i missili russi non si fermano, e continuano a colpire obiettivi civili come dimostra la distruzione dell’università e di un condominio di 6 piani a Kharkiv dove sono morti 28 civili, o delle aree residenziali a Kryvyi Rih, Mykolaiv e Siversk, in un quadro che mostra l’intensificarsi dei missili sul Donetsk, ai quali però non corrispondono altrettanti progressi territoriali per le forze di Putin. L'armata neonazista ha avviato una pesante offensiva alla città di Bachmut, ritenuta strategica per l'attacco a Sloviansk e Kramatorsk, e dove un raid russo ha provocato 5 vittime civili. 30 morti ed una ventina di persone sotto le macerie di un edificio residenziale di 5 piani anche a Chasiv Yar. Razzi anche su Odessa. Ad oggi secondo il Procuratore generale ucraino, sarebbero stati commessi oltre 22mila crimini di guerra da parte delle armate neozariste.
Nuovamente sotto attacco l’isola dei Serpenti, liberata da pochi giorni dalle forze ucraine. Bombe anche sulla regione di Odessa, una delle quali ha colpito anche una petroliera battente bandiera moldava, andata alla deriva con i resti del gasolio che trasportava, e sulla regione di Sumy.
Secondo Kiev a Mariupol gli occupanti userebbero i civili locali come “specialisti” nello smaltimento degli ordigni esplosivi, ed 8 di essi sarebbero saltati in aria a causa dell’esplosione di una mina. L’ennesima dimostrazione dell’uso di metodi nazisti da parte delle truppe neozariste nel condurre questa vergognosa guerra imperialista. Ma anche le condizioni di vita a Mariupol - ed in tante altre città occupate - sono al limite, come afferma il sindaco Andryushenko sostenendo che la mortalità per cause naturali sarebbe quadruplicata rispetto al periodo pre-bellico a causa delle mancate forniture di aiuti umanitari da oltre un mese.
È sempre peggiore la situazione anche a Severodonetsk, occupata dalle forze zariste, dove scarseggiano acqua, gas ed elettricità, e dove ancora poco meno di diecimila civili sono bloccati in città. La città è un cumulo di macerie; fonti ucraine stimano che il 90% del patrimonio immobiliare sia danneggiato, di cui il 60% non può essere riparato ma demolito e ricostruito.
Intanto il ministro della difesa ucraino Oleksii Reznikov in un'intervista al Sunday Times, ha affermato che l'Ucraina sta raggruppando un milione di forze combattenti equipaggiate con armi occidentali per recuperare i territori meridionali considerati di vitale importanza per il Paese, ora occupati dalla Russia. Intanto è stata liberata dalle forze neozariste la città di Ivanivka, nella regione di Kherson.
Obiettivo: l'annessione di Kharkiv
Secondo il report giornaliero dell'Institute for the Study of War (Isw), le forze di occupazione russe vogliono annettere anche l'oblast di Kharkiv. "Il governo di occupazione russo nell'oblast di Kharkiv - si legge nel documento - ha mostrato una nuova bandiera per il regime di occupazione con i simboli dell'aquila imperiale russa a due teste e dello stemma del 18esimo secolo di Kharkiv; secondo il governo russo di occupazione, sono simboli delle radici storiche dell'oblast di Kharkiv come parte inalienabile della terra russa. Ciò sta a indicare che il Cremlino vuole annettere alla Russia parti dell'oblast di Kharkiv e catturare l'intero territorio se potrà".
Ecco un altro elemento che svela – se ce ne fosse ancora bisogno – il disegno imperialista, neozarista del leader del Cremlino.
Un miliardo di dollari in armi all'Ucraina
Secondo uno studio del think-tank Kiel Institute for the World Economy riportato dal giornale Kyiv Independent, Stati Uniti, Polonia e Regno Unito avrebbero donato finora complessivamente all'Ucraina armi per un valore di oltre un miliardo di dollari. Nel complesso, gli Usa si sono impegnati a fornire armi, equipaggiamenti militari e aiuti finanziari per scopi militari per un valore di quasi 25 miliardi di dollari. Gli aiuti complessivi promessi all'Ucraina ammontano a 82 miliardi di dollari, che includono assistenza militare, umanitaria e finanziaria.
La guerra del grano
Ancora al palo lo sblocco del grano ucraino. Anche al G20 e da parte dell’UE, numerosi appelli hanno domandato a Mosca un intervento deciso e definitivo per risolvere la questione. Mosca ha dichiarato di voler accettare qualsiasi tipo di mediazione, inclusa quella del fascista Erdogan che ha già sentito Putin e che dovrebbe fare altrettanto con Zelensky. Sulla vicenda, il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba nel corso di un incontro del G20 a Bali, ha dichiarato: "La Russia sta essenzialmente giocando ai giochi della fame con il mondo mantenendo il blocco navale dei porti ucraini con una mano e scaricandone la colpa sull'Ucraina con l'altra mano. La Russia vede la dipendenza di altri Paesi da qualsiasi tipo di risorsa come una debolezza e un invito a usare questa dipendenza come leva per il guadagno della Russia".
Missili e bombe incendiarie russe hanno infatti distrutto alcuni hangar agricoli contenenti tonnellate di grano nella regione di Odessa ed oltre 20 ettari di campi di grano a Zaporizhzhia e Kherson. Secondo Kuleba, "oggi il nostro Paese viene attaccato, bombardato e saccheggiato dai criminali russi, ma non è il grano ucraino che va a fuoco, bensì la sicurezza alimentare del mondo. ".
Alla Stoyanova, responsabile del dipartimento di politica agricola della regione di Odessa, ha affermato che l'Ucraina sta ripristinando e ampliando alcuni dei suoi porti fluviali sul Danubio, da tempo in disuso, per facilitare l'esportazione di grano a causa del blocco della Russia sul Mar Nero; unica eccezione, otto navi container civili per il trasporto dei prodotti agricoli che sono entrate nei porti ucraini attraverso l'imboccatura di Bystre del canale Danubio-Mar Nero. L'uso del canale è diventato possibile con la liberazione dell'Isola dei Serpenti dagli occupanti russi.
Si ferma il gasdotto Nord Stream 1
Mosca annuncia l'avvio dei lavori di manutenzione al gasdotto Nord Stream 1, la più grande infrastruttura di importazione di gas russo dell'Unione europea, di proprietà della società Gazprom. Il gasdotto trasporta 55 miliardi di metri cubi l'anno di gas dalla Russia alla Germania sotto il Mar Baltico. Il mese scorso Mosca ha tagliato i flussi al 40% della capacità totale del gasdotto stesso, giustificandoli con il ritardo nella restituzione delle apparecchiature – ed in particolare di una turbina - servite dalla tedesca Siemens Energy, in Canada. L'Unione Europea insomma, che in tutto il proprio abbaiare di provvedimenti e sanzioni non ha mai concretamente interrotto l'importazione di gas russo che da sola finanzia la guerra in Ucraina, ora teme che Mosca possa estendere la manutenzione programmata per limitare ulteriormente la fornitura di gas, gettando nel caos i piani per lo stoccaggio per l'inverno ed aggravando la già esistente ed ultra speculativa “crisi del gas”. I Paesi europei, che ricevono circa il 40% del loro gas attraverso i gasdotti russi, evitando di fatto di interrompere immediatamente l'acquisto di gas russo in risposta all'attacco all'Ucraina, hanno consentito alla Russia stessa di organizzarsi e di trovare nuovi Paesi nel proprio campo d'influenza pronti a sostituire gli acquirenti occidentali. Ora le parti si invertono, con l'Europa che non solo non molla la presa, ma che addirittura teme di rimanere senza gas russo.
La causa va ricercata come sempre nelle dinamiche di mercato capitaliste, come l'assenza di autonomia energetica che andava promossa sostanzialmente con le fonti energetiche alternative e rinnovabili, ed il potere dei colossi dell'energia che hanno tratto enormi profitti dalla “dipendenza russa” a basso costo, rivendendo il gas nei vari Paesi facendo pagare prezzi esorbitanti alle popolazioni.
Intanto Erdogan ha affermato che dal 2023 inizierà a pompare verso la terraferma i 540 miliardi di metri cubi di gas del giacimento trovato nel Mar Nero; “L'Italia è un nostro partner in ambito energetico. Abbiamo parlato di una collaborazione nel giacimento di gas che abbiamo scoperto nel Mar Nero per la costruzione di un gasdotto sottomarino". Quindi il governo Draghi passa a collaborare con un dittatore fascista come Erdogan pur di non ascoltare esperti e ambientalisti che hanno tracciato la via da seguire in ambito energetico e che dovrebbe essere avviata immediatamente per sostituire le dannosissime fonti fossili. Certo non aiuta il provvedimento dell'UE che ha inserito ormai ufficialmente gas fossile ed addirittura il nucleare nell'elenco delle fonti verdi che possono addirittura beneficiare di incentivi pubblici.
13 luglio 2022