Annunciata la mobilitazione a distanza
I lavoratori Istat manifestano contro la privatizzazione
Da molte settimane gli oltre duemila lavoratori dell'Istituto Italiano di Statistica, che è un ente pubblico di ricerca, sono in stato di agitazione, tanto che il 31 maggio hanno formato un presidio davanti alla sede romana di via Cesare Balbo e a largo Argentina, sempre nella capitale, e il 20 giugno hanno scioperato, annunciando comunque ulteriori forme di lotta, tra cui una mobilitazione a distanza.
Il motivo dell'agitazione è la minaccia di privatizzazione dell'ente pubblico, e a fare temere ciò ci sono precisi segnali.
Innanzitutto c'è la costituzione della società denominata “3-I spa” (dove le tre “I” stanno per Istat, Inail e Inps), una società privata a capitale pubblico creata dall'art. 28 del decreto legge per l'attuazione del PNRR e per la sua costituzione i tre enti pubblici dovranno versare ciascuno quindici milioni di euro.
Poi c'è il progetto degli amministratori dell'Istat, dell'Inail e dell'Inps di esternalizzare tutte le funzioni informatiche dei rispettivi enti - un servizio che nell'Istat è gestito da oltre 200 dipendenti – e quindi di affidare tali funzioni a “3-I spa”, che potrebbe assorbire una quota di lavoratori degli stessi enti pubblici.
I lavoratori temono così la conseguente e inevitabile perdita di diritti e tutele nel passaggio da pubblico a privato.
Come se non bastasse, i lavoratori sono preoccupati perché il governo Draghi ha tagliato il bilancio dell'ente di quaranta milioni, taglio che sarà comunque operativo a partire dai prossimi anni, e perché il personale è diminuito di 300 unità negli ultimi quattro anni a causa del mancato rimpiazzo dei pensionati con Quota 100: uno degli altri temi delle proteste dei dipendenti Istat è anche quello della mancanza di concorsi che ha portato i dipendenti a un sovraccarico di lavoro per il mancato ricambio generazionale.
Vi è infine un problema che deve interessare non solo i lavoratori, ma tutta la collettività: la statistica che riguarda i censimenti generali della popolazione, dei servizi, dell'industria e dell'agricoltura, che si occupa di indagini campionarie sulle famiglie e che tratta di indagini economiche generali a livello nazionale – ossia la statistica di cui si occupa l'Istat - deve assolutamente restare pubblica, a garanzia del fatto che si tratta di dati fondamentali per la comprensione della realtà socioeconomica italiana, la cui importanza deve essere garantita da un ente pubblico e non può essere affidata a società private, che farebbero correre ai dati grossi rischi quanto ad alterazione se non addirittura a falsificazione in quanto rispondono ai committenti.
13 luglio 2022