Alla Fenix di Forlì e alla CMC di Ravenna
Migliaia di posti di lavoro a rischio in Romagna
Impugnare l’arma dell’astensionismo per delegittimare il capitalismo e i suoi governi e partiti e per avanzare verso la conquista del socialismo e del potere politico del proletariato
Dal corrispondente del PMLI per l'Emilia-Romagna
Non c’è pace per i lavoratori di Forlì del Gruppo Fenix Srl, azienda del settore trasporti e logistica.
Nel mese di marzo (cfr. Il Bolscevico
n° 13), dopo 6 giorni di presidio permanente, giorno e notte, a causa di ferie forzate e non pagate, TFR non pagati e straordinari ricorrenti e non sempre retribuiti, mancanza di sicurezza nell’ambiente di lavoro, i lavoratori avevano ottenuto che l’azienda sanasse le mancanze retributive e si impegnasse a colmare quelle in materia di sicurezza sul lavoro.
Ora i lavoratori sono nuovamente in presidio in seguito alla comunicazione da parte di Fenix che le merci partiranno da un nuovo hub
, mentre non vi è stata nessuna comunicazione ufficiale da parte dell’azienda subentrante ed è quindi a serio rischio il posto di lavoro dei 30 dipendenti della sede forlivese, che chiedono un incontro con la nuova proprietà, che si occupa delle consegne per il committente Unieuro, per chiedere un loro inserimento nella ditta.
Anche i 3.800 lavoratori, dei quali 1.500 interni (e con un indotto di 15.000 aziende), della storica Cmc, Cooperativa muratori e cementisti di Ravenna, costituita nel 1901, rischiano il posto di lavoro dopo 4 anni di crisi in concordato condiviso e con la prospettiva di un possibile fallimento, e chiedono un intervento del governo, qualunque esso sia, affinché si adoperi per sostenere la ricerca di un partner industriale del settore col quale continuare l’attività salvando l’occupazione.
Durante la videoconferenza svoltasi il 5 agosto tra i dirigenti della Cmc, i tecnici dei ministeri dello Sviluppo economico, Finanze e Trasporti, l’assessore regionale allo Sviluppo economico, il sindaco di Ravenna e le rappresentanze sindacali e quelle di Legacoop, si è parlato di 5 possibili gruppi interessati, ma di fatto al momento non c’è nulla, di sicuro c’è solo che la cassa integrazione scadrà a settembre. Nel contempo sindacati e lavoratori presidiavano i cancelli, non solo a Ravenna ma anche a Palermo, Catania, Caltanissetta, a dimostrazione di quanto sia ampio il problema.
La mobilitazione va avanti da tempo e lo scorso 18 luglio si è tenuta una grande manifestazione in piazza del Popolo a Ravenna; inoltre alcuni giorni fa i lavoratori hanno incontrato il segretario del PD Enrico Letta, a Cesena per la campagna elettorale, consegnando a lui, come a tutti i candidati alle elezioni borghesi del 25 settembre, un appello da sottoscrivere affinché si impegnino per trovare una soluzione positiva.
I lavoratori fanno bene a pretendere che i politicanti borghesi si impegnino in vista delle elezioni per risolvere i problemi occupazionali, soprattutto per poterli smascherare ulteriormente, chiunque formerà poi il governo, nel caso non rispettino le consuete, e false, promesse elettorali. Ma che non si facciano illusioni, non sarà la borghesia a risolvere i problemi creati dalla stessa borghesia, se non nel proprio interesse e a spese dei lavoratori, così come è sempre stato.
I lavoratori della Cmc sono tanti, vi è una grande forza operaia e popolare da mettere in campo, essi devono contare prevalentemente sulla propria forza, determinazione e combattività, e i sindacati non devono mirare, come invece ormai di consuetudine, a “salvare il salvabile”, ma a salvare tutto!
Com'è scritto nel Documento elettorale dell’Ufficio politico del PMLI dello scorso 24 luglio “nessun governo - anche se fosse del M5S del trasformista liberale Giuseppe Conte, oppure dell’Unione popolare del rivoluzionario da operetta Luigi De Magistris, al quale reggono il moccolo il PRC e Potere al popolo, oppure Uniti per la Costituzione del rossobruno Marco Rizzo e dell’anticomunista Antonio Ingroia - può fare cose diverse da quelle che impongono il capitalismo italiano e europeo. È il sistema economico e la classe al potere che decidono tutto. Votare i partiti del regime, che siano di destra o di 'sinistra', è quindi come votare il capitalismo, la classe dominante borghese, l’Unione europea imperialista e lasciare sostanzialmente le cose come stanno. A livello elettorale occorre impugnare l’arma dell’astensionismo per delegittimare il capitalismo e i suoi governi e partiti e per avanzare verso la conquista del socialismo e del potere politico del proletariato!”.
31 agosto 2022