Rivelazioni de La Stampa
La Russia ha cercato di influenzare la Lega per far cadere il governo Draghi
Non giungono certo inaspettate, alla luce dei consolidati e antichi rapporti intercorsi tra la Lega di Salvini e il partito e il regime di Putin, le rivelazioni che il giornalista Jacopo Iacoboni ha fatto in un articolo pubblicato sul quotidiano La Stampa
di Torino lo scorso 28 luglio e intitolato “Ombre russe sulla crisi”.
Il giornalista dichiara nell'articolo di aver potuto visionare documenti dai quali risulta che il diplomatico russo Oleg Kostyukov dell'ambasciata russa a Roma fece ripetute pressioni su Salvini, tramite un emissario di quest'ultimo, già a partire dallo scorso maggio affinché la Lega cogliesse la prima occasione utile per far cadere il governo Draghi, ostile a Mosca, ed effettivamente l'occasione utile si presentò quando la Lega, insieme a FI e M5S in particolare, fece cadere il governo Draghi a luglio e portò allo scioglimento di nuove elezioni che porteranno presumibilmente a un nuovo governo del “centro-destra”, formato appunto da Lega e Forza Italia che hanno da molti anni rapporti privilegiati col regime di Putin.
Il giorno successivo in un editoriale pubblicato sullo stesso quotidiano il direttore Massimo Giannini confermava punto per punto la ricostruzione degli eventi fatta da Iacoboni, il quale, nella stessa edizione del 29 luglio rincarava la dose: se nell'articolo intitolato “Ombre russe sulla crisi” egli aveva ricordato che i putiniani avevano pagato a Salvini alla fine di maggio un biglietto aereo per recarsi a Mosca, in un nuovo articolo intitolato “Ombre russe, la Lega dica la verità” Iacoboni afferma che l'avvocato Antonio Capuano, strettissimo collaboratore di Salvini, cercò di organizzare, sempre a maggio, un viaggio di Salvini a Pechino per incontrare il ministro degli esteri della Cina, Paese quest'ultimo che ha sostenuto convintamente la Russia nell'invasione dell'Ucraina mentre alla fine del 2021 Putin e Xi avevano rafforzato l'alleanza strategica tra l'imperialismo russo e il socialimperialimo cinese contro l'imperialismo americano. È vero che entrambi i viaggi non hanno mai visto la luce, ma il legame storico tra Salvini e Putin, suggellato peraltro dall'accordo sottoscritto nel 2017 dalla Lega e Russia unita, il partito di Putin, rende del tutto credibile la ricostruzione di Iacoboni a proposito delle interferenze russe sul mondo politico e istituzionale italiano, interferenze che si aggiungono e si sovrappongono, ovviamente, a quelle ingerenze imperialistiche che gli Stati Uniti hanno perpetrato alla luce del sole dalla fine della seconda guerra mondiale sul nostro Paese. Nel sottolineare quell'accordo Salvini così si esprimeva: “Io ho firmato un accordo programmatico tra Lega e Russia unita, il partito di Putin. Ritengo che Putin sia uno dei migliori uomini di governo al mondo. Se avessimo Putin anche in Italia staremmo meglio, e questo lo dico perché ne sono convinto
”.
Per ciò che riguarda i suoi strettissimi rapporti con la Russia di Putin, è opportuno ricordare che la procura della Repubblica di Milano ha iscritto dal 2019 nel registro degli indagati con l'accusa di corruzione Gianluca Savoini, Gianluca Merenda e Francesco Vannutti. I tre, secondo la procura milanese, si incontrarono l'anno precedente a Mosca, inviati da Salvini, con altrettanti emissari inviati da Putin per trattare una compravendita di carburante, e precisamente la vendita all'Eni di una partita di tre milioni di tonnellate di gasolio, con un ritorno di 65 milioni di dollari per la Lega e una sostanziosa tangente per la controparte russa.
Oltre a ciò, resta ancora un mistero dove siano finiti i famigerati 49 milioni di euro che la Lega deve restituire allo Stato, ma per i quali Salvini ha fatto sempre orecchio da mercante, e il sospetto, mai esternato ma sempre presente, delle procure che hanno indagato su quei soldi cercati invano in tutto il mondo è che siano finiti proprio in Russia, dove le autorità non hanno mai offerto collaborazione alle rogatorie, pur pervenute da parte dei magistrati italiani.
Sono questi fatti che hanno spinto Enrico Borghi del PD – in un articolo di Nicolò Carratelli che lo intervista in un articolo pubblicato su La Stampa
del 29 luglio scorso – ad affermare che “se il Carroccio vince prende ordini da Putin”.
31 agosto 2022