‘Ndrangheta e politica borghese
Arrestati 202 tra politici, imprenditori, professionisti e ‘ndranghetisti a Cosenza
Sono accusati a vario titolo di associazione mafiosa, traffico di droga, usura, armi, gioco d’azzardo, riciclaggio e altri reati. Arrestato il sindaco di Rende per corruzione elettorale, sostenuto da Fdl, FI e mezzo PD
Dal Responsabile del PMLI per la Calabria
A Cosenza il primo settembre è scattata una maxi-retata della Dda di Catanzaro guidata dal procuratore capo Nicola Gratteri che ha portato a 202 arresti: 139 in carcere, 51 ai domiciliari, 11 obblighi di dimora, un divieto dell’esercizio della professione e 52 a piede libero, per un totale di 254 indagati. Un’operazione senza precedenti e per certi versi paragonabile a “Rinascita Scott” condotta contro politici, imprenditori, professionisti ed esponenti di spicco della ‘ndrangheta cosentina.
Tra i numerosi reati contestati troviamo: associazione di tipo ‘ndranghetistico, associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, attività illecita di giochi d’azzardo e di scommesse, riciclaggio e autoriciclaggio, trasferimento fraudolento di beni e valori, estorsioni, usura, traffico d’armi e munizioni, scambio elettorale politico-mafioso.
Sequestrati anche beni mobili, immobili, aziende e società per un valore complessivo di 72 milioni di euro.
Le complesse indagini della Dia riguardano un periodo compreso tra il 2017 e il novembre 2021 e hanno scoperchiato gli sporchi legami tra le varie consorterie di ‘ndrangheta operanti nella città dei Bruzi e nella vicina Rende con al vertice le figure storiche di Ettore Lanzino, Francesco Patitucci e Luigi Abbruzzese riconducibile al cosiddetto clan degli zingari di via Popilia, una roccaforte del traffico di droga, ma anche di altri importanti esponenti come Adolfo D’Ambrosio, Roberto Porcaro, Umberto Di Puppo, Tonino Presta, Mario Piromallo.
Dall’inchiesta denominata “Reset” è emerso come la “confederazione” criminale guidata da Patitucci oltre a commettere decine di danneggiamenti contro gli esercizi commerciali dell’hinterland cosentino finalizzati alla riscossione del pizzo - i cui ricavi venivano usati per la gestione di prestiti privati a tassi usurai - si fosse adoperata per ottenere finanziamenti pubblici Invitalia per il servizio di intermediazione svolto nella gestione di attività commerciali, fra cui il noleggio abusivo di sdraio ai familiari dei malati ricoverati all’Ospedale Civile di Cosenza.
Ma nel criminale intreccio ‘ndrangheta e imprenditoria non potevano di certo mancare i politicanti borghesi collusi, non a caso tra gli arrestati figura il sindaco di Rende, nonché attuale presidente dell’Anci calabrese, Marcello Manna sostenuto da Fdl, FI e mezzo PD. Non solo, in un’intercettazione datata 30 aprile 2019, Antonio Manzo noto esponente della cosca D’Ambrosio gli promette i voti di 20 famiglie in cambio - una volta eletto - di 20 posti di lavoro. Lo stesso Manna è già imputato per una presunta mazzetta data al giudice massone Petrini in cambio di una sentenza favorevole al boss Francesco Patitucci. Indagati anche Pino Munno assessore ai Lavori pubblici del comune di Rende considerato “uno che non chiude mai la porta” e Francesco De Cicco assessore al decoro urbano di Cosenza le cui vicende non sarebbero legate a fatti politici ma perché considerato dai pm un prestanome dei clan nel settore del gioco online. Riguardo i professionisti coinvolti nell’inchiesta, troviamo un consulente finanziario, Andrea Mazzei considerato vicino a Roberto Porcaro e un avvocato, Paolo Pisani a cui viene contestato un reato aggravato dell’ex articolo sette; per lui scatta il divieto dell’esercizio della professione forense.
Da notare che in conferenza stampa il procuratore Gratteri, a causa dell’incostituzionale e neofascista legge “bavaglio” sulla presunzione di innocenza, non ha potuto pronunciare i nomi delle famiglie mafiose coinvolte nell’inchiesta per non rischiare a sua volta di essere denunciato: “Questa notte sono stati raggiunti da ordinanza di custodia cautelare 202 presunti innocenti. I dettagli dell’operazione non li possiamo dire. Lo sapete”. Si è limitato a dichiarare.
Insomma, siamo di fronte a un vero e proprio terremoto giudiziario scoppiato in piena campagna per le elezioni politiche. L’ennesima prova che dimostra quanto affermato da noi marxisti-leninisti. La testa della piovra mafiosa che con i suoi terribili tentacoli opprime il proletariato e le masse popolari calabresi si trova all’interno della classe dominante borghese, dello Stato borghese e dell’economia capitalista. Ecco perché per distruggere la ‘ndrangheta e le mafie in generale, inchieste del genere non possono essere sufficienti, fino a quando il proletariato non conquisterà il potere politico e instaurerà la sua economia, l’economia socialista che poi è la madre di tutte le questioni.
7 settembre 2022