Franco confronto tra il PMLI e Democrazia Atea su Mao e la religione
Vi ringraziamo per averci invitato alla Commemorazione di Mao a 46 anni dalla sua scomparsa e affidiamo alla Vostra attenzione il nostro breve contributo.
La nostra riflessione su Mao non può prescindere dal controverso rapporto che la Rivoluzione Culturale ha avuto verso le religioni nel tentativo di eliminarle.
Le teorie psicanalitiche ci hanno confermato che il sentimento religioso attiene ad una particolare forma di nevrosi collettiva inestirpabile e come Democrazia Atea riteniamo che impedire alle persone di avere un sentimento religioso o ateo, sia un crimine contro l’umanità.
Essere atei è già una condizione di emancipazione dell’intelletto ma la nostra formazione democratica ci impedisce di interferire politicamente nella condizione personale del pensiero, perché sarebbe una prerogativa totalitaristica.
Riteniamo piuttosto che ognuno debba poter liberamente esprimere il proprio sentire, ateo o religioso, nel rispetto della differenza.
Cosa diversa è il finanziamento delle organizzazioni religiose che interferiscono nel libero sviluppo e nel libero progresso dell’umanità.
Mao ha cercato di estirpare il sentimento religioso negli individui e questo aspetto non lo riteniamo condivisibile.
Considerando quanto i missionari abbiano fatto da “apripista” alle politiche coloniali e imperialiste, riteniamo pienamente condivisibile l’espulsione di tutti i missionari dal suo Stato ordinata da Mao, come pure il disconoscimento delle autorità religiose che non fossero sotto l’egida statale.
Nella nostra idea di Stato, e nella attualità del pensiero di Mao, auspichiamo che nessuna casta sacerdotale possa ancora inquinare la vita democratica delle istituzioni statali, ferma la libertà individuale di ognuno di credere o di non credere.
Un cordiale saluto.
Carla Corsetti
Segreteria nazionale di Democrazia Atea
Gentile Carla Corsetti,
Segretaria nazionale di Democrazia Atea
Grazie per aver risposto al nostro invito e per averci inviato un messaggio, di cui abbiamo dato notizia ai partecipanti alla Commemorazione di Mao.
Non possiamo però pubblicarlo su “Il Bolscevico”, organo del PMLI, per il suo contenuto critico a Mao, inopportuno trattandosi di una Commemorazione e non di un dibattito politico sull'opera di Mao (il riferimento riguardava la pubblicazione tra i messaggi ricevuti, ndr).
Prendiamo atto della legittima posizione critica di Democrazia Atea sulla linea di Mao sulla libertà religiosa. Ma queste critiche, secondo il PMLI, sono infondate.
Intanto occorre ricordare che quando Mao era in vita e mentre era in corso la Grande Rivoluzione Culturale Proletaria è stata approvata, nel gennaio 1975, la nuova Costituzione della Repubblica popolare cinese in cui nell'articolo 13, si afferma che “la libera espressione delle opinioni, la piena manifestazione dei punti di vista, i grandi dibattiti e i dazibao (manifesti murali scritti a mano, nostra nota) sono forme nuove create dalle masse popolari per condurre la rivoluzione socialista”.
Mao già il 9 ottobre 1957 nel suo intervento dal titolo “Essere elementi di stimolo per la rivoluzione”, riportato nel volume delle Edizioni Einaudi “Rivoluzione e costruzioni, scritti e discorsi 1949-1957”, aveva detto: “Bisogna lasciare esprimere opinioni con audacia, radicalmente e decisamente, bisogna cambiare con audacia, radicalmente e decisamente...Nel corso di quest'anno le masse hanno creato una forma di rivoluzione, di lotta di massa: sono il grande confronto di idee, la grande espressione di opinioni, i grandi dibattiti e i dazibao (manifesti murali a grandi caratteri, nostra nota)...Sia le grandi questioni di principio, sia quella di minore importanza, sia i problemi della rivoluzione, sia quelli della costruzione, potranno essere risolti, e risolti più rapidamente, mediante la forma del confronto di idee, dell'espressione di opinioni e del dibattito. La sinistra porterà avanti questi confronti, espressioni e dibattiti non solo con il centro, ma anche, pubblicamente, con la destra, nelle campagne con i proprietari fondiari e i contadini ricchi”.
Quanto alla specifica libertà religiosa, ci permettiamo di trascrive tre citazioni di Mao.
Prima citazione: “
Dobbiamo svolgere un'opera di educazione verso tutti i partiti democratici e gli ambienti religiosi in modo che non vengano ingannati dagli imperialisti e che non stiano dalla parte del nemico. Prendiamo il buddismo: i suoi legami coll'imperialismo sono relativamente scarsi, fondamentalmente ha rapporti col feudalesimo. A causa della questione agraria, la lotta contro il feudalesimo si è ripercossa sui bonzi, sono stati colpiti i priori e i venerabili dei monasteri. Rovesciata questa minoranza, i semplici monaci come Lu Zhishen sono stati liberati. Io non credo nel buddismo, ma neanche mi oppongo all'organizzazione di una associazione buddista.”
(Mao: Uniamoci e tracciamo una netta linea di demarcazione tra noi e il nemico, 4 agosto 1952 in Mao, Rivoluzione e costruzione scritti e discorsi 1949-1957, Edizioni Einaudi, p. 86)
Seconda citazione:
“Permettiamo che l'opinione pubblica sia differenziata, che ci sia cioè la libertà di critica, di esprimere ogni sorta di opinioni diverse, di fare propaganda al teismo e all'ateismo... In seno al popolo, soffocare la libertà, la critica del popolo agli errori e ai difetti del partito e del governo, la libertà di discussione del mondo scientifico, è un delitto”.
(Mao, confutare la cosiddetta “uniformità dell'opinione pubblica”, 24 maggio 1955 in Mao Rivoluzione e costruzione scritti e discorsi 1949-1957, Edizioni Einaudi, pp. 199 e 200)
Terza citazione:
“Un gruppo di idealisti, ad esempio, può approvare il regime politico ed economico socialista e non la concezione marxista del mondo. I patrioti dei gruppi religiosi fanno altrettanto. Noi siamo atei, essi credono in dio. Non possiamo costringerli ad accettare la concezione marxista del mondo”
.
(Mao, Discorso alla Conferenza nazionale di propaganda del Partito comunista cinese, 12 marzo 1957, in Mao Rivoluzione e costruzione 1949-1957, Edizioni Einaudi, p. 586)
Scusandoci per la lunghezza di questa nostra risposta, speriamo di averle fornito qualche dato di riflessione sulla linea di Mao sulla religione. Per il PMLI non ci sono prove che possono accusare Mao di aver commesso “
un crimine contro l'umanità” in riferimento alla libertà religiosa. Per noi la lotta contro i credenti controrivoluzionari e le organizzazioni religiose controrivoluzionarie non può essere considerata un crimine contro l'umanità, anzi un dovere imprescindibile per impedire loro di restaurare il capitalismo, causa dell'oppressione e dello sfruttamento delle masse, della guerra, del fascismo e del razzismo.
In ogni caso auspichiamo che i rapporti di collaborazione tra il PMLI e Democrazia Atea all'interno del Coordinamento di Unità Popolare non risentano di questa divergenza e si sviluppino sempre più nell'esclusivo interesse delle masse anticapitaliste.
Cordiali saluti.
per il CC del PMLI
Monica Martenghi
21 settembre 2022