Nell'incontro tra i due leader imperialisti a Samarcanda in Uzbekistan
Xi e Putin confermano il partenariato strategico globale Cina-Russia
Xi: Cina e Russia debbono svolgere un ruolo di primo piano nel mondo
Lo scorso 4 febbraio a Pechino i presidenti cinese Xi Jinping e russo Vladimir Putin si erano promessi una collaborazione senza limiti e avevano suggellato il patto strategico tra Cina e Russia contro gli Usa e la Nato. Per il nuovo zar Putin era la copertura necessaria alla sua imminente invasione criminale dell'Ucraina e alla sfida diretta all'imperialismo dell'Ovest mentre per il nuovo imperatore Xi magari i tempi non erano ancora maturi e i socialimperialisti di Pechino lo hanno manifestato con l'appoggio prevalentemente politico all'aggressione. I due leader dell'imperialismo dell'Est si sono incontrati di nuovo il 15 settembre a margine del vertice della SCO a Samarcanda in Uzbekistan e hanno confermato il partenariato strategico globale Cina-Russia in modo che Putin, pur messo in difficoltà dalla resistenza in Ucraina, può dimostrare di far parte a pieno titolo di una ampia comunità di paesi e di non essere affatto isolato, come lo dipingono i nemici imperialisti di Usa, Nato e Ue. Ma è anche apparso chiaro che il tandem sinorusso è del tutto sbilanciato a favore del socialimperialismo cinese, con Pechino che detta le modalità del suo sostegno all'aggressione russa all'Ucraina tenendo sempre a riferimento i suoi interessi strategici nella disputa coll'imperialismo americano e i suoi interessi economici bilaterali e mondiali, a partire dal consolidamento di quello strumento fondamentale rappresentato dalla nuova Via della Seta. Insomma Xi ha ricordato a Putin che Cina e Russia debbono svolgere un ruolo di primo piano nel mondo e a questo principio dovrebbero corrispondere anche le iniziative militari.
Il nuovo zar Putin nella parte pubblica dell'incontro salutava il "compagno Xi Jinping, mio caro amico" ricordava che dal loro precedente incontro sono accaduti molti eventi e il mondo sta cambiando ma una cosa rimane immutata, "l'amicizia tra Cina e Russia e le nostre buone relazioni di partenariato strategico e globale", un modello di relazioni tra paesi che in politica estera fa svolgere al tandem tra Mosca e Pechino "un ruolo chiave nel garantire la stabilità globale e regionale" che è divenuta instabile perché sarebbe basata "su alcune regole che qualcuno ha inventato e sta cercando di imporre agli altri senza nemmeno spiegare di cosa si tratta", leggi l'imperialismo americano. Belle parole, dette strumentalmente dal leader imperialista che per primo le ha violate con l'aggressione all'Ucraina e che cercava inutilmente di presentarsi a pari dignità del più forte interlocutore.
"Signor Presidente, mio caro vecchio amico", gli rispondeva il nuovo imperatore Xi, che saltava ogni commento pubblico sui recenti avvenimenti e con una brevissima dichiarazione assicurava che "di fronte ai formidabili cambiamenti globali in corso, mai visti nella storia, siamo pronti a lavorare con i nostri colleghi russi per dare l'esempio di una potenza globale responsabile e assumere la leadership per portare il mondo in rapida evoluzione su un sentiero di sviluppo sostenibile e positivo", ossia di un nuovo ordine mondiale che fa perno sull’Asia e sotto l'egemonia del socialimperialismo cinese. Che Putin non dovrebbe mettere in discussione neanche con le pressioni e le minacce nella parte asiatica verso i paesi periferici dell'ex URSS e formalmente alleati nella SCO.
Al momento Putin deve accontentarsi della stretta di mano di Xi e dell'appoggio affidato a esponenti del governo e del PCC come il più recente di Li Zhanshu, numero 3 del Politburo di Pechino, che è andato a Mosca e ha dichiarato che "la Cina comprende e sostiene la necessità di tutte le misure prese dalla Russia per proteggere i suoi interessi nazionali quando Stati Uniti e Nato hanno cercato di chiuderla in un angolo alla sua porta di casa (in Ucraina, ndr). Noi stiamo fornendo assistenza".
21 settembre 2022