Trump tifa Conte
"Conte è davvero una gran brava persona. Ho lavorato bene con lui, spero che faccia bene".
Questo l'esplicito appoggio politico-elettorale manifestato pubblicamente il 5 settembre dall'ex presidente americano Donald Trump nei confronti dell'ex presidente del Consiglio e attuale leader dei Cinquestelle Giuseppe Conte.
Avvicinato dal capo della Redazione Nord America del quotidiano “La Repubblica”, Paolo Mastrolilli sulla costa del New Jersey durante un evento elettorale di raccolta fondi per le elezioni di metà mandato (100.000 dollari il costo di un selfie con lui), l'ex inquilino della Casa Bianca, indagato per "spionaggio, ostruzione alla giustizia e gestione criminale di atti governativi" per l’assalto dei fascisti trumpiani al Congresso degli Stati Uniti del 6 gennaio 2021, ha ammesso candidamente di tifare per l'ex premier Italiano (che definisce amichevolmente "my guy").
Presidente – chiede Mastrolilli - ha visto che in Italia fra tre settimane ci saranno le elezioni?
Trump annuisce e a sua volta domanda: "How is my guy doing?", come sta andando il mio ragazzo?
Si referisce forse all'ex premier Giuseppe Conte? Chiede ancora il giornalista di Repubblica; "Giuseppe, sì, Giuseppe. Ho lavorato bene con lui, spero che faccia bene".
Il tifo sfegatato del dittatore fascista e razzista Trump la dice lunga sul conto del trasformista e liberale Conte che in questa campagna elettorale è tornato a vestire i panni dell'“avvocato del popolo” e difensore dei poveri col chiaro obiettivo di carpire il voto agli elettori.
Il lungo e consolidato rapporto di amicizia e reciproco sostegno fra l'ex presidente Usa e il capo politico dei Cinquestelle si era ulteriormente rafforzato a partire
dal giugno 2018 durante il G7 in Canada che videro Conte e Trump uniti nel chiedere il rientro della Russia di Putin nel G8 (da dove fu esclusa dopo l'invasione della Crimea).
Un legame speciale che addirittura nell'estate del 2019 spinse l'allora premier Conte a autorizzare ben due incontri riservati a Roma fra il segretario alla Giustizia americano Bill Barr e Gennaro Vecchione, capo dei servizi di intelligence italiani, per indagare sul Russiagate e sul presunto complotto elettorale che nel 2016 impedì a Trump di conquistare la Casa Bianca.
Fino ad arrivare al tweet di Trump del settembre 2019 indirizzato al "molto rispettato Giuseppi Conte" che "si spera rimanga primo ministro!", un'investitura che voleva spianare la strada al governo Conte II e all'alleanza PD-5Stelle.
21 settembre 2022