Il vero vincitore nelle Marche è l’astensionismo
di un simpatizzante marchigiano del PMLI
Anche nelle Marche, come nel resto d’Italia, il partito di destra radicale di Giorgia Meloni si è affermato con un totale di 340.000 voti sbaragliando gli altri partiti della propria coalizione. Il risultato più clamoroso è rappresentato dal raddoppio del consenso nei confronti della Lega di Matteo Salvini, uscita letteralmente a pezzi da questo appuntamento elettorale. Fdl sottrae infatti oltre la metà dei voti al Carroccio che, rispetto al 2018, ha perso più di 93.000 elettori con un crollo che va dal 17,3% al 7,9%. Sicuramente i rapporti all’interno della maggioranza regionale di centrodestra, che governa la regione dal 2020, alla luce di quanto accaduto recentemente nelle urne si faranno molto più tesi e non è escluso che, per sostituire diversi membri della giunta eletti in parlamento, si procederà a clamorosi rimpasti con relativi mutamenti dei rapporti di forza e ribaltoni politici.
Laboratorio dell’estrema destra italiana
Tutto questo purtroppo desta un certo allarme e una notevole preoccupazione per l’intera rete antifascista marchigiana sulla possibilità, sempre più concreta, che la regione diventi un laboratorio per l’estremismo di destra nazionale.
Il primo allarme fu lanciato nel 2021 dal giornale inglese “The Guardian” che scriveva di come nelle Marche la classe politica targata Lega e Fratelli d’Italia era responsabile di uscite nostalgiche che rispolveravano i termini del ventennio mussoliniano, politiche razziste e battaglie contro l’aborto farmacologico. Francesco Acquaroli uscito vincitore alle regionali ha un passato nel Fronte della gioventù (organizzazione giovanile missina), pupillo della Meloni, era finito al centro delle polemiche per aver partecipato il 29 ottobre del 2019 a una cena fascista ad Acquasanta Terme in occasione dell’anniversario della “marcia su Roma”. Insieme a lui c’era anche il sindaco di Ascoli Piceno Marco Fioravanti. Travolti dallo scandalo i due hanno preso le distanze da quell’incontro inneggiante il fascismo sostenendo di essere solo passati per un saluto e di non aver preso parte al resto della serata con “il menù del Duce”.
Nel frattempo dopo le regionali del 2020 il neofascista Carlo Ciccioli è divenuto capogruppo in Consiglio regionale per Fratelli d’Italia. Ciccioli, con un passato da picchiatore e squadrista missino, nel 1974, durante un agguato fascista nel centro di Ancona, sparò alle gambe di un militante della sinistra extraparlamentare. Oggi egli rappresenta il volto di punta di Fratelli d’Italia che si batte pubblicamente contro l’aborto e l’immigrazione. C’è inoltre da segnalare come l’intera giunta regionale marchigiana, dal 2020 ad oggi, sia stata sempre assente alle celebrazioni del 25 Aprile e della Giornata della Memoria ma è costantemente presente al completo per le celebrazioni del giorno del ricordo e dei “martiri delle foibe”.
La disfatta del PD
Particolarmente deludente è stato il risultato del Partito Democratico e di tutta la sinistra finta e borghese che, ormai da diversi anni, sta conoscendo un tracollo elettorale e politico senza fine.
Il PD infatti passa da quasi 190.000 voti del 2018 ai 155.263 del 2022 perdendo quasi 35.000 preferenze. Il forte consenso che la destra ha maturato nelle elezioni regionali del 2020 e in quelle recenti del 25 settembre scorso, è dovuto principalmente ai disastri che il partito guidato dal triumvirato Ricci-Ucchielli-Ceriscioli ha confezionato dalla fine degli anni 90 ad oggi. Sono responsabili della distruzione di gran parte dei servizi pubblici come trasporti e scuola. Ma in particolar modo Letta e soci sono i principali autori dello smantellamento e della soppressione dell’intero servizio sanitario pubblico regionale. Infatti, sotto i governi PD di Spacca prima e Ceriscioli poi, è stato avviato un grande piano di privatizzazione della sanità regionale con la chiusura di ben 13 ospedali in tutta la regione, l’aumento delle liste di attesa, la soppressione di numerosi servizi negli ospedali dell’entroterra come pronto soccorso e rianimazione e l’istituzione massiccia nei territorio di cliniche private denominate e mascherate in “Case della Salute”. Tutto questo ha inciso pesantemente sul consenso al PD che dopo aver seminato vento, per quasi un ventennio, ora raccoglie meritatamente tempesta.
Calo notevole del M5S, affondato il cosiddetto terzo polo Calenda-Renzi
La sfiducia del proletariato marchigiano coinvolge anche i 5 Stelle di Conte. I pentastellati passano da 316.417 voti, pari al 35,55%, a 103.594 voti del 2022, pari al 13,59%. Un calo notevole della formazione politica che nell’ultimo decennio si poneva come forza trasversale, affermando il superamento delle categorie destra e sinistra e ponendosi come baluardo delle classi sociali più deboli e dei giovani disoccupati attraverso una finta democrazia diretta, che nulla ha a che vedere con la reale democrazia che può essere instaurata solo col socialismo e la dittatura rivoluzionaria del proletariato.
Anche il cosiddetto terzo polo formato dai partiti di Renzi, Calenda e Più Europa di Bonino e Della Vedova cade sotto i colpi dell’astensionismo e raggiunge uno striminzito 7,40%. Gli elettori, ed in particolar modo le masse popolari e operaie, hanno voluto mandare un chiaro segnale di sfiducia e di disprezzo nei confronti di una coalizione politica formata e alimentata dal peggior liberismo borghese che trova la sua massima espressione nella politica del banchiere massone Mario Draghi. L’agenda Draghi, tanto esaltata e propugnata da Calenda, prevedeva inoltre un’affermazione imperialista dell’Italia in campo internazionale con appoggio e sottomissione totale del nostro paese all’imperialismo americano, europeo e della Nato. Tutto ciò viene confermato dalla volontà del terzo polo di tagliare scuola, sanità e servizi sociali per investire maggiori risorse nella corsa agli armamenti raggiungendo il famigerato 2% annuo di investimento bellico come chiesto dai partner imperialisti atlantici d’oltre oceano.
L'astensionismo il vero vincitore
Il vero vincitore delle elezioni in realtà è stato l’astensionismo che nelle Marche è salito al 31% con la “scomparsa” in 4 anni di 266.000 elettori. Tale risultato dimostra un profonda sfiducia delle masse marchigiane nei confronti dell’elettoralismo, dei partiti e delle istituzioni borghesi. Negli ultimi 20 anni infatti l’affluenza alla urne è costantemente diminuita. Se alle politiche del 2001 i votanti marchigiani erano 1.063.143, pari all’84%, alle politiche del 2022 gli elettori nella regione sono scesi al 797.054 pari al 68,39%. Questo clima di sfiducia è maturato nel corso del tempo ed è principalmente imputabile alle cattive gestioni e amministrazioni che la destra e la “sinistra” borghese hanno compiuto negli ultimi decenni. I risultati catastrofici sono ormai sotto gli occhi di tutti: tasso di disoccupazione sempre più elevato, riduzione drastica dei trasporti pubblici, mancate realizzazioni di infrastrutture ed opere strategiche, crisi energetica, e l’ultima in ordine di tempo la spaventosa alluvione che lo scorso 14 settembre ha devastato le province di Pesaro-Urbino e di Ancona.
La via del socialismo
Tutto questo è l’ennesima dimostrazione di come gli interessi proletariato marchigiano sia lontanissimi dalle istituzioni borghesi che, nascosta dal concetto democrazia come valore assoluto e trasversale, rappresentano esclusivamente gli interessi e la volontà della borghesia regionale. Compito dei marxisti-leninisti nelle Marche, come nel resto del Paese, è smascherare gli interessi di classe istituzionali, sviluppare la lotta di classe e far comprendere alle masse oppresse che soltanto il socialismo e le sue istituzioni rappresentative, intanto costituendo le Assemblee popolari e i Comitati popolari nei quartieri, nelle città, nei luoghi di lavoro o di studio, siano l’unica e vera soluzione di emancipazione del proletariato nelle Marche, in Italia e nel resto del mondo.
5 ottobre 2022