Quasi un terzo degli elettori nega il voto ai partiti di regime
Per la prima volta l'astensionismo primo “partito” in Valdisieve
La destra guadagna solo un pugno di voti, crollo del PD, dimezzati i 5 Stelle. De Magistris e Rizzo non drenano l'astensionismo di sinistra
Dal corrispondente della Cellula “F. Engels” della Valdisieve
In Valdisieve (Firenze), da sempre “feudo” PD, l'astensionismo fa un ulteriore balzo in avanti e per la prima volta nella storia politica del territorio, diventa il primo “partito” mettendosi alle spalle anche il PD, sempre meno “gigante” ma con i piedi sempre più d'argilla.
Per l'analisi del voto, abbiamo preso a riferimento i due comuni più rappresentativi della valle, Rufina e Pontassieve, che sono poi quelli di competenza politica della Cellula “F. Engels” della Valdisieve.
Rispetto alle politiche 2018 (Camera), il PD arretra di 8,9 punti percentuali sugli elettori (-1.459 voti) a Pontassieve, e di 8,1 a Rufina (-337), confermando un crollo verticale. Nel comune che l'ha visto fino a pochi anni fa residente, Renzi con Italia Viva insieme a Calenda (praticamente nullo in termini di influenza sul territorio) si è attestato al 9,1% con 1.419 preferenze, mentre a Rufina si è fermato al 6,8% (393 voti); con la sua fuoriuscita dal PD, egli ha raccolto consensi sia dalla destra esule dal PD, sia dal centro, per cui è legittimo ipotizzare che i quasi 1.500 voti persi dal blocco elettorale del PD di Renzi del 2018 a Pontassieve, siano scivolati in parte anche alla sua sinistra e nell'astensionismo.
Globalmente, raffrontando le forze cosiddette di “centro-sinistra” del 2022 (PD, Di Maio, Verdi e SI, Bonino) con la stessa coalizione del 2018 (PD, LEU, Lorenzin, Bonino, Insieme), la dèbacle è impietosa con 1.430 voti in meno, -9,1% degli elettori a Pontassieve, ed in flessione di 425 a Rufina (-10% circa).
I 5 Stelle del trasformista Conte crollano vertiginosamente rispetto al 2018 sia a Pontassieve che a Rufina. Arretrano infatti rispettivamente del 9% (- 439 voti) e del 8,8% (-434 voti), incapaci di convogliare la parte consistente dell'ambientalismo locale e quegli elettori orfani in Valdisieve, ormai da un decennio, di sedicenti partiti anti-sistema da votare. Nonostante infatti sia evidente la manovra di Conte e anche dei suoi rappresentanti locali di presentare il Movimento come un punto di riferimento del “fronte progressista”, è altrettanto evidente agli occhi delle masse popolari che questo ruolo non può essere coperto - come recita l'articolo de “Il Bolscevico” che analizza i risultati elettorali nazionali - “da chi è passato impunemente da destra a sinistra, cavalcando tutte le onde del movimento ed ha governato con neofascisti e razzisti e nel governo del banchiere massone Draghi”.
A destra è evidente lo slittamento di voti dalla Lega e Forza Italia verso Fratelli d'Italia; in termini assoluti il “centro-destra” a Pontassieve guadagna poco più di 2 punti percentuali rispetto al 2018, pari a circa 300 voti, mentre a Rufina il blocco nero capeggiato da Meloni raccoglie nel complesso 1.274 voti, pari al 22,1% dell'elettorato, contro i 998 (18,3%) del 2018, il che fa registrare un incremento del 3,3%.
Anche nei due comuni più rappresentativi della Valdisieve è quindi confermata l'assenza dello spostamento di massa a destra “degli italiani”, che stampa e media di regime vogliono far credere.
La perdita secca del “centro-sinistra” e del Movimento 5 stelle, unita alla conferma delle insignificanti percentuali di De Magistris (UP) sostenuto da Potere al Popolo e da Rifondazione Comunista, e Rizzo inserito in Italia Sovrana e Popolare (ISP) assieme ad altri gruppi rossobruni, dimostrano la natura sempre più marcatamente di sinistra degli astenuti. Nemmeno il PCI, candidato solo al Senato, e unico partito che ha portato sul simbolo la falce e martello (un richiamo non da poco per le masse popolari del territorio) ha raggiunto un risultato significativo, rimanendo sotto l'1% sul corpo elettorale in entrambi i comuni, in larga parte sottratto a Unione Popolare o a ISP.
A Pontassieve sono state 4.270 elettori pari al 27,4% coloro che non hanno accettato l'appello al “voto utile” contro la destra e che hanno negato il loro voto ai partiti di regime. A Rufina ben 1.694 (29,4%). Tale appello, se da un lato avrà contribuito a non far liquefare il PD ed in piccola parte a penalizzare i partiti alla sua sinistra, allo stesso tempo avrà anche drenato in qualche modo l'astensionismo stesso.
Eppure la delegittimazione di fatto dei partiti di regime e di un parlamento già esautorato delle sue funzioni, cresce del 6,3% a Pontassieve e del 6,4% a Rufina, ed è composta in larghissima parte da migliaia di elettori di sinistra che non hanno accettato di essere ricattati e strumentalizzati dal PD e dai suoi vassalli, e che hanno coraggiosamente scelto di astenersi rendendosi conto che quei partiti non costituiscono affatto un argine alla destra e al fascismo che al contrario hanno avallato, tollerato e legittimato nei fatti.
Negare il consenso è il primo passo che essi hanno fatto respingendo al mittente le illusioni elettoraliste e la trappola della inconsistente democrazia rappresentativa borghese; il passo ulteriore che noi chiamiamo a fare è quello di iniziare a lavorare ed a lottare per contrastare le misure antipopolari del governo e delle giunte locali nell'immediato, fino a costituire le istituzioni rappresentative della masse fautrici del socialismo. Esse possono essere composte anche dai fautori del socialismo non astensionisti.
5 ottobre 2022