Balzo dell'astensionismo (+7,5%) a Fucecchio
Hanno scelto di disertare le urne 1.175 elettori in più rispetto al 2018. Meloni risucchia Salvini e Berlusconi e trae guadagno dall'estrema fluidità del voto. Tracollo di PD e 5 Stelle. Il sindaco PD già strizza l'occhio alla destra
Redazione di Fucecchio
Un fucecchiese su tre ha deciso di negare il proprio voto ai partiti del regime capitalista neofascista. Anche nel popoloso comune della provincia fiorentina l'astensionismo ha fatto un grande balzo in avanti aumentando del 7,5%; un incremento senza precedenti se pensiamo che stiamo parlando di elezioni politiche, che da sempre sono quelle che registrano la maggiore affluenza di votanti.
Con il 32,7% di elettori che non si sono recati alle urne, hanno annullato la scheda o l'hanno lasciata in bianco, Fucecchio si colloca al di sopra della media della Toscana che si aggira intorno al 30%. Un dato molto rilevante in una regione dove per storia e tradizione la partecipazione al voto è sempre stata molto alta, tanto da superare, in tempi abbastanza recenti, l'80% del corpo elettorale.
Anche se l'attenzione dei media locali si è incentrata sul tracollo del PD e il sorpasso dei fascisti di Fratelli d'Italia, almeno finché si conoscevano solo i dati dell'affluenza e non quelli delle liste, in molti hanno sottolineato (con preoccupazione) il forte calo di votanti che di fatto delegittima il prossimo parlamento che oramai, nemmeno a livello di democrazia borghese, rappresenta il Paese reale.
Se non partiamo da questo dato, che colloca l'astensionismo come primo “partito” a Fucecchio, e con ampio margine rispetto alle varie liste, non si può fare un'analisi seria del risultato locale. Su 16.217 aventi diritto hanno disertato in 5.307; un dato che ridimensiona di circa un terzo il reale peso dei vari partiti.
Indubbiamente Fratelli d'Italia ha avuto un forte incremento passando dai 546 voti del 2018 agli attuali 3.418, ma la sua percentuale sugli aventi diritto è del 21,1% e non del 31,3%. Sono oltre 2.900 preferenze in più, ma dobbiamo considerare che Lega e Forza Italia hanno perso rispettivamente 1.792 (più di ogni altra lista) e 719 voti (totale -2.511) che relegano queste due forze politiche al 5,3 e al 4,4%, il che fa pensare che il partito della ducetta Meloni abbia risucchiato i voti di Salvini e Berlusconi.
Con questo non intendiamo sottovalutare il risultato di FdI che molto probabilmente, con la sua “patriottica” quanto falsa opposizione, ha intercettato una parte del malcontento della popolazione più arretrata nei confronti del governo del banchiere massone Draghi e dell'amministrazione comunale, anche quella di elettori che tradizionalmente non si schierano con la destra reazionaria. Riteniamo però fuori luogo e fuorviante l'enfasi dei mass-media locali nel sentenziare la “svolta a destra” dell'elettorato fucecchiese che, alla prova dei numeri, non c'è stata.
Oltre a Lega e Forza Italia sono il PD e i 5 Stelle a prendere delle sonore legnate. Il PD, che esprime il sindaco in carica ed è al governo in quasi tutto il comprensorio, perde 1.200 voti attestandosi al 15,8% (-7,2%); e pensare che nel 2013, soltanto 9 anni fa, aveva quasi il 30%. Ancora più fragoroso il tonfo del partito di Conte che perde 1.623 voti e il 10% sul totale degli elettori, che non può incolpare nemmeno la “scissione”, visto che la lista di Di Maio prende lo 0,2%.
Questi due partiti messi assieme hanno perso quasi 3mila voti. Impossibile sapere esattamente quali sono stati i flussi elettorali, ma è probabile che questi voti siano confluiti nell'astensionismo e solo in parte in FdI. Quello che è certo è che il voto è diventato estremamente fluido, con repentini spostamenti percentuali a due cifre, impensabili fino a pochi decenni fa.
Un fatto questo che da una parte dimostra come il voto sia sempre meno ideologico, e allo stesso tempo come leader e partiti possono passare in breve tempo dalle stelle alle stalle, come hanno dimostrato in un recente passato Berlusconi, Renzi, Grillo, Salvini e le liste ad essi collegate.
Infine, ma non per importanza, uno sguardo alle liste che si ponevano a sinistra del PD o che si dichiaravano “antisistema”. Unione Popolare, Italia Sovrana e Popolare e Italexit si aggirano tutte attorno all'1%. Un vero e proprio flop per chi ancora si ostina a proporre la partecipazione elettorale spacciandola come voto utile per contrastare il capitalismo e l'imperialismo, magari strizzando l'occhio al sovranismo.
Dopo questo risultato a Fucecchio la destra scalpita per conquistare per la prima volta il Comune. A dire il vero anche nel 2019 le liste di destra superarono la “sinistra”, ma non avendo candidati autorevoli, fu eletto sindaco Alessio Spinelli. Quest'ultimo se lo ricorda bene e, auspicando che sia tolto il vincolo dei due mandati anche nei comuni con oltre 15mila abitanti, si ricandida lanciando chiari messaggi ai seguaci di Meloni e camerati: “ci tengo a ricordare che nel 2019 se era per il centro-sinistra sarei rimasto a poco meno del 40% e invece ho vinto anche grazie agli amici del centro-destra”.
5 ottobre 2022