Come dimostra la proposta di una manifestazione per la pace avanzata su “Avvenire”, giornale dei vescovi italiani
Il “neopacifista” Conte lavora per Putin
Invocare la pace tra Russia e Ucraina vuol dire contraddire la decisione del paese aggredito che non vuol trattare con il nuovo zar del Cremlino
Sta guadagnando terreno la proposta di una manifestazione nazionale per la pace, per invocare trattative di pace per l'Ucraina e per scongiurare il pericolo nucleare e di una nuova guerra mondiale. Vi stanno aderendo movimenti e associazioni pacifiste sia di area laica che cattolica, come la Tavola per la pace, che organizza la marcia Perugia-Assisi, Pax Christi, l'Anpi, la Rete italiana per la pace e disarmo, che insieme ad Arci e Acli e altre realtà della coalizione Europe for peace ha già programmato dei cortei per la pace in varie parti d'Italia dal 21 e 23 ottobre. Vi aderiscono anche giornalisti e personalità della cultura, come Tomaso Montanari, Domenico De Masi e Donatella Di Cesare; e personaggi politici come il capo del M5S Giuseppe Conte, il leader di Unione Popolare Luigi De Magistris, il Segretario di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni, l'ex ministra della Sanità del PD Rosy Bindi ed altri.
Queste manifestazioni, data l'attuale situazione e data la genericità e l'ambiguità dei suoi obiettivi rischiano di fare il gioco di Putin, che è proprio il principale ostacolo a una trattativa di pace, perché quella guerra l'ha provocata ed è il primo a minacciare una guerra mondiale agitando l'uso dell'arma nucleare. E infatti non per nulla è stata sponsorizzata dai putiniani e dai partiti rossobruni che si sono prontamente inseriti.
Asse di Conte con il papa e i vescovi italiani
A lanciare per primo la proposta della manifestazione è stato Conte in un'intervista al quotidiano dei vescovi italiani Avvenire
del 5 ottobre, cogliendo l'occasione dal discorso pronunciato dal papa nell'Angelus
domenicale del 2 ottobre. In quel discorso, seguendo la sua nota posizione ambigua sulla guerra in Ucraina, Bergoglio aveva rivolto un accorato appello ad entrambe le parti, Vladimir Putin e Volodymir Zelensky, chiamandoli per nome e chiedendo loro di “far tacere le armi” e di cercare “le condizioni per avviare negoziati”. Al primo chiedeva “fermare, anche per amore del suo popolo, questa spirale di violenza e di morte”; al secondo di “essere aperto a serie proposte di pace”; a tutti i leader mondiali di “far ricorso a tutti gli strumenti diplomatici, anche quelli finora eventualmente non utilizzati, per far finire questa immane tragedia”.
È facendogli prontamente da sponda che Conte ha lanciato sull'organo ufficiale della CEI la sua proposta: “Mi piacerebbe che i cittadini che vivono con preoccupazione l’escalation militare in corso potessero ritrovarsi a manifestare per invocare una svolta negoziale che ponga fine al conflitto. Credo siano tanti anche tra gli elettori del centrodestra. L’ossessione di una ipotetica vittoria militare sulla Russia, che nel frattempo continua nella sua efferata e ingiustificata politica di aggressione, non vale il rischio di un’escalation con un folle ricorso a testate nucleari e armi non convenzionali nonché il rischio di una severa recessione economica che può ulteriormente schiacciare le nostre economie. Se questa mobilitazione si concretizzerà il Movimento ci sarà, anche senza bandiere”.
Richiesto di rispondere a chi lo accuserebbe di minare con ciò la posizione internazionale di fermezza dell'Italia a fianco dell'Ucraina, il capo del M5S ha aggiunto: “'Pace' non può essere una parola associata alla debolezza. E le parole di papa Francesco non indeboliscono certo la comunità internazionale. Desta perplessità poi la decisione ultima di Zelensky di bandire la pace con decreto. L’anelito di pace non può in nessun modo minare la statura del nostro Paese. Al contrario, ritengo che questa iniziativa rafforzerebbe il ruolo dell’Italia”. Dopodiché ha precisato la sua proposta auspicando che l'UE si faccia promotrice di una conferenza internazionale di pace, “da svolgersi in sede europea sotto l'egida delle Nazioni Unite, con il pieno coinvolgimento del Vaticano”.
L'obiettivo politico del “neopacifista” capo del M5S
È evidente qui l'obiettivo del “neopacifista” Conte di proporsi come punto di riferimento e portavoce politico delle istanze di pace e dei timori di una guerra mondiale diffusi nella chiesa, nei movimenti pacifisti di ispirazione cattolica e laica, tra i tanti elettori di sinistra che si sono astenuti alle recenti politiche, nella base del M5S e dei partiti a sinistra del PD, e finanche nella base dello stesso PD. Non a caso è uno dei pochi, se non il solo tra i leader italiani, ad appoggiare senza riserve le discusse e discutibili posizioni del papa. Tutto ciò gli fa gioco nel quadro della sua strategia, che si è andata evidenziando durante la campagna elettorale, di puntare ad egemonizzare tutta l'area della sinistra, compresa in tutto o in parte quella presidiata finora dal PD, che sta rischiando la disgregazione. Egli ha capito che c'è una larga parte di quest'area che non si sente più rappresentata dall'attuale dirigenza di questo partito ed è sensibile ai temi della pace e dei pericoli di guerra.
Ed infatti l'hanno capito anche certi esponenti del PD, come il vicesegretario Provenzano, che ha affermato di non voler “regalare la parola pace a Conte”, come il sindaco di Pesaro Ricci, annunciando che “i comuni italiani saranno in prima linea per la pace”, e come perfino il presidente della Campania De Luca, che ha convocato per il 28 ottobre insieme al sindaco Manfredi una “grande manifestazione per la pace” a Napoli. Lo sa anche il leader di UP, De Magistris, che nell'aderire alla proposta della manifestazione nazionale per la pace ha preso però le distanze da Conte, rammentandogli di aver “votato per l'invio di armi in parlamento”.
Ambiguità di Conte sulle ragioni dell'Ucraina
Con queste posizioni ambigue, però, Conte non fa asse solo con il papa ma anche con i putiniani, tant'è che rivolgendosi anche agli “elettori del centrodestra” lancia in realtà un segnale a Salvini e Berlusconi, da sempre schierati più o meno apertamente con il nuovo Zar. Ed evocando “il rischio di una severa recessione economica”, cavalca politicamente le paure crescenti dei settori artigianali, commerciali e industriali, bacino elettorale tradizionale della destra, oggi alle prese con le pesanti conseguenze economiche delle sanzioni alla Russia e con i devastanti rincari dell'energia provocati dalla guerra.
L'ambiguità delle sue posizioni emerge soprattutto dal modo in cui si rapporta all'Ucraina, al suo governo e alla lotta di resistenza all'invasore russo, quando puntando apparentemente il dito contro i sostenitori della guerra ad oltranza per umiliare Putin e la loro “ossessione di una ipotetica vittoria militare sulla Russia”, attribuisce in realtà a Zelensky e all'eroica resistenza ucraina il rischio di un'escalation nucleare e della catastrofe economica. Non per nulla accusa Zelensky di “bandire la pace con decreto”, affermando con ciò il falso perché il decreto in questione non sancisce affatto il rifiuto di trattare con la Russia bensì il rifiuto di trattare con Putin, che è cosa diversa. Conte si guarda bene dall'accennare all'annessione del Donbass del 30 settembre, che è la causa di quel decreto, essendo stato promulgato solo dopo quell'atto illegale che ricorda sinistramente l'annessione dell'Austria alla Germania nazista. Con questa annessione, infatti, Putin ha oltrepassato un punto di non ritorno che ha spazzato via ogni minima possibilità residua di negoziato. Ed è del tutto ridicolo e ipocrita che poi, nel suo delirante discorso alla firma dell'atto di annessione, abbia offerto di aprire a negoziati di pace, subito dopo aver messo il governo ucraino e il mondo davanti al fatto compiuto e aver ribadito che “le annessioni non sono in discussione”. Un invito ai negoziati di pace che dovrebbero semplicemente mettere fine alla guerra con la capitolazione dell'Ucraina che si vedrebbe costretta a riconoscere l'annessione delle province ucraine da parte della Russia imperialista. “Tratteremo solo con un nuovo presidente”, gli ha risposto a quel punto per le rime Zelensky.
Ma Conte, invece di puntare il dito contro Putin, che è il vero ostacolo ad ogni possibilità di negoziato, come dimostra oltretutto la terrificante pioggia di missili scagliata sull'Ucraina per rappresaglia all'attacco al ponte della Crimea, attribuisce di fatto tale ostacolo all'intransigenza dell'Ucraina che rischia di provocare un'escalation verso la guerra mondiale. Ma l'Ucraina non vuole una guerra totale con la Russia, vuole solo liberare il suo territorio dall'invasore russo e ripristinare la sua piena sovranità, mentre è Putin l'invasore che minaccia l'Ucraina e il mondo intero con il ricatto nucleare.
Riflettere sul carattere e gli obiettivi della manifestazione
Non a caso il putiniano Marco Travaglio, che ha subito sponsorizzato l'idea di Conte dedicandogli a sua volta un'intervista pubblicata con grande risalto su Il Fatto Quotidiano
, in un editoriale dell'8 ottobre attacca Zelensky come il vero nemico dei negoziati di pace e lo dipinge come un “Frankenstein sfuggito di mano ai suoi creatori americani ed europei. I quali ora, sulla spinta – si spera – di tante piazze piene, dovranno indicargli l’unico obiettivo possibile: il negoziato di pace, non l’olocausto nucleare”. Additando con ciò ai manifestanti per la pace come bersaglio il presidente del paese aggredito, anziché il nuovo zar del paese aggressore! Una mostruosità.
Il fatto che l'ex presidente fascista degli USA Trump, che è come noto un vecchio sponsor di Conte, invochi anche lui l'“inizio immediato di un negoziato” con Putin, la dice lunga sulla corrente filoputiniana in cui si va ad inserire l'idea lanciata dal capo del M5S. Tutto ciò dovrebbe far riflettere i sostenitori della pace a tutti i costi, anche a scapito della piena sovranità e integrità dell'Ucraina pur di evitare il rischio di una guerra mondiale: tra cui anche l'Anpi, che in un odg della Segreteria nazionale, segnala “con gravissimo allarme la persistente escalation del conflitto fra Russia e Ucraina, l'esplicita volontà neo-imperiale della Federazione Russa, le ripetute affermazioni di tante sue autorità in merito al possibile uso di armi atomiche”, ma vi aggiunge anche, mettendola sullo stesso piano delle responsabilità russe, “la totale chiusura a qualsiasi possibile negoziato ratificata per decreto da Zelensky”; che come abbiamo già detto è in realtà una chiusura a negoziare solo con Putin.
Intravediamo in questo falso pacifismo una riedizione dello spirito opportunista e arrendevole che animò nel settembre 1938, quella politica di appeasement
(pace a tutti i costi) condotta dai governi inglese di Chamberlain e francese di Daladier che dapprima riconobbero la sovranità italiana in Abissinia e poi col Patto di Monaco dettero mano libera a Hitler in Cecoslovacchia. Credettero di aver raggiunto una pace duratura ma finirono per spalancare la porta, invece di sbarrarla, al macello della seconda guerra mondiale. Una politica che oggi, lungi dal garantire un futuro di pace, finisce unicamente per alimentare gli appetiti degli aggressori imperialisti russi e avvicinare la guerra. Mao la stigmatizzò con queste calzanti parole: “Il risultato inevitabile della politica di Chamberlain sarà quello di sollevare una pietra per poi lasciarsela ricadere sui piedi. Chamberlain partì con l'obiettivo di danneggiare gli altri e ha finito col danneggiare se stesso.
” E noi non vorremo che lo stesso accada ai pacifisti in buona fede di oggi.
Queste stesse considerazioni ha espresso nell'editoriale apparso su Domani
del 11 ottobre il suo direttore Stefano Feltri: “Se Putin fosse disposto a trattare, benissimo... Ma al momento non è questo il caso. L'unico dilemma che siamo chiamati a sciogliere è se la pace si persegue sostenendo l'Ucraina o abbandonandola. Chi va in piazza dovrebbe capire quale pace sta invocando.”
Noi marxisti-leninisti parteciperemo alle manifestazioni cercando di far riflettere gli antimperialisti e gli autentici pacifisti sugli obiettivi reconditi dei putiniani comunque travestiti di trasformare le manifestazioni pacifiste in un sostegno al disegno imperialista neozarista di Putin. E tenendo ben fermo il punto che qualsiasi soluzione di pace non può che passare per l'uscita della Russia dal Donbass e per un'Ucraina libera, indipendente, sovrana e integrale.
12 ottobre 2022