Primo “partito” con il 51,6% alla Camera e 51,7% al Senato
Storica affermazione dell’astensionismo a Napoli
Tutti i partiti del regime neofascista sotto al 10%, tranne il M5S che raggiunge il 20% sul corpo elettorale ma perde circa 120mila voti. Disfatta di De Magistris, Verdi e Sinistra italiana. Raso al suolo il mostriciattolo rossobruno di Rizzo e Ingroia
I quartieri popolari scelgono l’astensione delegittimando le istituzioni nazionali in camicia nera
Redazione di Napoli
A Napoli le elezioni politiche del 25 settembre hanno ancora una volta visto un unico vincitore: l’astensionismo.
Nonostante il bombardamento elettorale sulla necessità di recarsi alle urne, del “voto democratico”, che “gli assenti sbagliano sempre e così i non votanti”, da parte della destra ma soprattutto della “sinistra” del regime neofascista, ivi compresi i sempre più servili stampa e mass media, è stata netta la affermazione dell’astensionismo, ossia di coloro che sul corpo elettorale (ossia 728.134 napoletani) hanno disertato le urne (ben 361.709 elettori ed elettrici), hanno annullato la scheda (7.139) o l’hanno lasciata in bianco (2.123) per un totale di 375.687 astenuti alla Camera, pari al 51,7%, e 376.721 astenuti al Senato, pari al 51,6%.
Non c’entra nulla, chiaramente il maltempo che ha imperversato sulla Campania proprio il giorno delle elezioni; paradossalmente gli allagamenti (clamoroso quello nella zona del giuglianese), le file delle auto sulle strade, i danni accaduti soprattutto nell’hinterland di Napoli, hanno ricordato alle masse - com’è capitato in qualche spiraglio democratico di alcune interviste concesse alle tv locali - come il capitalismo si “cura” di loro, e queste hanno ripagato con un’ampia diserzione alle urne (da sola ha sfiorato il 50%) il governo nazionale e quelli locali che con la loro strafottenza hanno lasciato il territorio a se stesso.
Un risultato che ha letteralmente travolto tutti i partiti di regime, cominciando dalla destra che, mentre a livello nazionale si pavoneggiava sui numeri che la porteranno a governare, a Napoli veniva clamorosamente ridotta al lumicino raccogliendo, nella somma dei voti tra i fascisti di FdI, Lega, Forza Italia e Noi Moderati, appena il 10,4% alla Camera e il 10,2% al Senato sull’intero elettorato. L’effetto disastroso arriva da quel gruppo di razzisti, fascisti e provocatori della Lega guidati dal nemico giurato dei precari e disoccupati napoletani, ossia Severino Nappi, già assessore regionale al lavoro della casa del fascio la cui compagine perde migliaia di voti, uscendo quasi dimezzata da questa tornata elettorale.
Altalenante, invece, il risultato del PD che raggiunge quota 58.225 voti al Senato rispetto ai 56.997 del 2018 (+1.228), mentre alla Camera rispetto ai 62.528 voti delle scorse politiche, ne perde migliaia e si attesta su 55.632 preferenze (-1%). Si attenua la portata del vecchio cavallo della destra e della “sinistra” neofascista, Emma Bonino, mentre scompare totalmente Di Maio che non riesce a recuperare quasi nessuno dei voti del M5S rispetto al 2018, fermandosi tra il 0,9% e l’1%, e, comunque, fuori dai giochi di palazzo. Un risultato clamoroso se proprio l’ex ministro del Lavoro e tuttora degli Esteri aveva puntato sulla Campania e, soprattutto, Napoli e provincia promettendo un exploit che non c’è stato, ricacciandolo nella sua presunzione, di fatto azzerandolo politicamente, punito severamente soprattutto dalla classe operaia del comune dove è nato, ossia Pomigliano D’Arco, che lo ha ignorato.
Crolla il M5S, visto che perde ben 10 punti percentuali rispetto alle elezioni politiche 2018 con molti suoi voti che finiscono proprio nell’astensionismo: sono, comunque, 145.740 (Senato) e 150.454 (Camera) i voti dei pentastellati pari al 20 e 21% sul corpo elettorale (42-43% sui votanti).
Il nuovo partito dei megalomani Calenda e Renzi, che raggiungono il 2,8-2,9% con appena 20.358 e 20.839 voti nonché l’ennesimo tentativo elettoralistico propugnato da De Magistris, con Potere al Popolo e PRC, non sono riusciti ad evitare l’emorragia astensionista di voti: raccolgono appena 11.831 voti (Senato) e 12.916 (Camera) pari al 1,6/1,8% sul corpo elettorale (3,4/3,7% sui votanti). Fine miserrima ha fatto sia Italexit dell’ex leghista Paragone e la lista di Mastella (890 voti soltanto!). In coda la fallimentare lista del PC rossobruno di Rizzo che raccoglie appena 1.377 voti, pari allo 0,4% sul corpo elettorale, a dimostrazione dello scarso appeal
che ha il vecchio volpone neorevisionista con le masse popolari partenopee che puntualmente respingono le sue velleità.
Significativa la tabella in cui riproduciamo, quartiere per quartiere, la situazione napoletana dove soltanto nei quartieri a più ampia presenza della borghesia (Arenella, Posillipo, Chiaia e Vomero) l'astensionismo si ferma sotto il 50% degli aventi diritto, anche se si attesta su un comunque significativo il 40%. I quartieri popolari Mercato-Pendino (dove è presente il popolare rione di via Forcella), la zona Est (su tutti San Giovanni a Teduccio con il 58,9%) e quella Nord di Napoli (San Pietro a Patierno al 57,8%, Scampia e Miano al 57,2%, Secondigliano al 56,8%, Piscinola-Marianella al 55,8%) si trovano in prima posizione come astensionismo.
Colpisce il forte astensionismo della zona del Mercato (63,3%), abbandonata a se stessa da decenni e senza un piano di riqualificazione che rivaluti un’area che un tempo era una fucina di lavoro per i giovani; come nel quartiere di nascita della Cellula “Vesuvio Rosso” e dove si è concentrata la propaganda marxista-leninista, ossia Montecalvario, l’astensionismo ha sfiorato il 60%, attestandosi al 58%.
Se le masse popolari della zona di Napoli Est hanno punito severamente i partiti di regime per la grave guerra di camorra che impazza da diversi mesi ormai in quel territorio, va sottolineato il risultato dei quartieri interessati dalla delinquenza mafiosa come Pianura, terzo quartiere come astensionismo (58,9%), e Soccavo (52,5%) che hanno lanciato la sfida alle cosche di regime, criticando l’operato della giunta antipopolare di Manfredi, non permettendo un buon risultato al PD.
Ora bisogna tradurre l’astensionismo elettorale in lotta di classe per combattere le istituzioni rappresentative della borghesia e creare le istituzioni rappresentative delle masse fautrici del socialismo. Passi avanti, spontanei, sono stati fatti a Napoli con la costituzione di decine di Comitati territoriali che intervengono quasi sempre per criticare le istituzioni locali, cominciando dal governo metropolitano antipopolare a guida del burattino draghiano Manfredi; ma si tratta ancora di Comitati che hanno potere al massimo consultivo e sono indifferenti alle giunte locali. Bisogna impugnare la proposta del PMLI sui Comitati Popolari e le Assemblee Popolari nell’ottica di delegittimare il capitalismo e i suoi governi e partiti e per avanzare verso la conquista del socialismo e del potere politico del proletariato!
12 ottobre 2022