Non farsi condizionare dall'appoggio dell'imperialismo dell'Ovest alla Resistenza dell'Ucraina
La pubblicazione sulla pagina nazionale Facebook del Partito del nuovo manifesto sull'Ucraina, con la parola d'ordine “Con l'Ucraina libera indipendente, sovrana e integrale fino alla vittoria. Fuori la Russia dal Donbass”, ha scatenato una vera e propria canea anti PMLI da parte dei falsi comunisti filoputiniani, prevalentemente a base di insulti e di attacchi malevoli e privi di argomentazioni.
Si accusa da una parte il PMLI di “non aver capito nulla del marxismo-leninismo”, di essersi schierato “con l'imperialismo USA e con la NATO”, di essere “filonazista” e dalla parte dei “nazisti dichiarati come il battaglione Azov e Pravj sector”, di essere “complice” di Zelensky e simili altre assurdità; mentre dall'altra si sentenzia che Putin è intervenuto in Ucraina “per evitare che ci fosse un'escalation verso la guerra” e perché “chiamato in soccorso” dalla popolazione del Donbass, che lo scontro in atto è tra la Russia che vuole un “mondo multipolare e più bilanciato” e USA, UE e NATO che usano l'Ucraina come una loro pedina contro la Russia, e così via. Insulti, solo insulti e una chiusura totale alla dialettica che dovrebbe animare ogni discussione tra coloro che si dichiarano autentici comunisti o antimperialisti.
A questi attacchi di bassa lega e palesemente filoputiniani, tanto rabbiosi quanto inconsistenti sul piano politico e dialettico, non varrebbe neanche la pena di rispondere, se non fosse per i tanti comunisti, anticapitalisti, antimperialisti e pacifisti in buona fede che faticano ad orientarsi sulla guerra in Ucraina e rischiano di cadere nella trappola della propaganda putiniana. Propaganda che in Italia trova molti fautori nella destra neofascista e “sovranista”, in giornalisti e intellettuali, partiti e organizzazioni rossobrune e anche in partiti con la bandiera rossa e la falce e martello.
Chi è che soffia sui venti di guerra
Rigirare la frittata e scambiare l'aggredito con l'aggressore è tipico della propaganda di Putin. Si arriva all'assurdo di giustificare da una parte l'invasione russa dell'Ucraina come una “guerra difensiva”, e dall'altra di accusare la resistenza del governo, dell'esercito e del popolo del Paese invaso come la vera causa della prosecuzione di tale guerra, perché così vogliono USA, UE e NATO che usano l'Ucraina come pedina per piegare la Russia. A tanto arriva infatti chi ci accusa di essere filoatlantisti e di vergognarci perché ci definiamo ancora comunisti.
Si fa passare la superpotenza imperialista russa per la nazione aggredita, costretta a “difendersi” invadendo e distruggendo un paese più piccolo e più debole come l'Ucraina, in reazione all'espansionismo dell'imperialismo occidentale. Tesi falsa e di comodo, perché in questo momento e in questo teatro geopolitico non è l'imperialismo dell'Ovest a soffiare sui venti di guerra, bensì la Russia di Putin, con i bombardamenti indiscriminati contro obiettivi civili e centrali nucleari, i massacri e le deportazioni della popolazione ucraina, l'annessione illegale di suoi territori, la minaccia dell'uso di armi atomiche, la mobilitazione forzata di centinaia di migliaia di giovani russi per spedirli al fronte, e così via.
Non è l'Ucraina che minaccia l'esistenza della Russia, ma esattamente il contrario. Quella dell'Ucraina è una guerra di resistenza classica, che mira soltanto a liberare il Paese da un invasore straniero e ripristinare i suoi confini legalmente e internazionalmente riconosciuti, e finché sarà tale i sinceri comunisti, anticapitalisti, antimperialisti e pacifisti hanno il dovere di stare dalla sua parte e contro il vero aggressore, indipendentemente se tale guerra di resistenza è appoggiata anche dall'imperialismo dell'Ovest per altri suoi fini. Pensiamo a come dovremmo comportarci se l'Italia fosse invasa da una potenza straniera che si annettesse unilateralmente tre o quattro regioni del nostro Paese.
Anche noi siamo contro l'espansionismo della NATO (che peraltro la guerra di Putin ha potentemente favorito, provocando l'adesione della Finlandia e della Svezia), ma in questo momento c'è un aggredito e un aggressore, e bisogna scegliere da che parte stare, fino al ritiro dell'invasore e il pieno ripristino della libertà, la sovranità e l'integrità territoriale del paese aggredito.
Individuare la contraddizione principale
Ciò non è assolutamente in contraddizione con il nostro giudizio sull'imperialismo USA e UE e sull'Alleanza atlantica imperialista, espansionista e guerrafondaia, e infatti chiediamo che l'Italia esca da tale alleanza; come non lo era certo quello di Stalin nei confronti delle potenze occidentali, USA, Gran Bretagna e Francia, che fino allo scoppio della II guerra mondiale avevano cercato in tutti i modi di spingere Hitler contro l'Unione Sovietica: ciononostante non esitò ad allearsi con loro nel fronte antinazifascista, pur sapendo benissimo che vinta la guerra si sarebbero rivolte di nuovo contro la patria del socialismo. Lo stesso fece Mao alleandosi con Chiang Kai-shek, sostenuto dagli Usa, per combattere l'invasore giapponese. Ciò non gli impedì, dopo la liberazione dai giapponesi, di riprendere la lotta contro questo assassino con le mani lorde del sangue dei comunisti cinesi, fino alla sua cacciata dal paese e alla fondazione della Repubblica Popolare.
La lezione che i Maestri del proletariato ci insegnano è che in ogni situazione bisogna distinguere la contraddizione principale da quelle secondarie, e regolarsi di conseguenza. E in questo momento la contraddizione principale è quella tra un paese invasore e un paese invaso, e bisogna schierarsi al fianco di quest'ultimo. Tutto il resto viene dopo la risoluzione di questa contraddizione. Non si può giustificare l'aggressore perché dalla parte dell'aggredito ci sono anche gli USA, la UE, la NATO o chicchessia. Questa è una scusa capziosa dei filoputiniani, che ammettono l'esistenza di un solo imperialismo, quello dell'Ovest, e negano invece quella dell'imperialismo dell'Est, appoggiando la Russia neozarista di Putin e la Cina socialimperialista di Xi come se fossero ancora dei paesi socialisti, o comunque paesi antimperialisti aspiranti solo a rompere il predominio USA per un “mondo multipolare” più equilibrato e plurale.
Gli esempi dell'Ucraina e dell'Afghanistan
È vero che tra i combattenti ucraini ci sono anche dei nazisti, com'è altrettanto vero però che ce ne sono anche tra le milizie filorusse del Donbass e nei corpi speciali di Putin: come il gruppo mercenario Wagner, che nella più benevola delle ipotesi è l'equivalente russo del battaglione Azov. Anche se i putiniani nostrani si guardano bene dall'ammetterlo, così da poterci scagliare l'accusa puerile di “flilonazisti”, come se dall'altra parte ci fosse la gloriosa Armata Rossa di Stalin. E che dire allora del battaglione ceceno del tagliagole Kadirov? Sta di fatto che i massacri di civili, gli stupri, le torture e le deportazioni in pieno stile nazista accadono in una delle due parti, quella ucraina.
Si sta ripetendo qui, a parti invertite, lo stesso copione di un anno fa con l'Afghanistan, quando gli stessi sedicenti comunisti che ci insultano oggi perché stiamo “dalla parte degli USA e della NATO”, ci insultavano allora perché stavamo “dalla parte dei Talebani” che avevano cacciato gli imperialisti USA e NATO: non capendo neanche allora qual era la contraddizione principale, cioè la lotta di liberazione nazionale del popolo afghano contro gli invasori imperialisti dell'Ovest, mentre invece per essi la contraddizione principale era rappresentata dall'oscurantismo e dalla misoginia dei Talebani. E accusandoci di essere dalla loro parte questi opportunisti non trovavano nulla di strano nel giustificare di fatto vent'anni di occupazione imperialista imposta a quel paese col pretesto di liberarlo dai Talebani integralisti e terroristi.
La domanda giusta che ci si deve porre è questa: è più importante la lotta di liberazione di un popolo dall'invasore imperialista o il giudizio politico, morale e culturale che noi ci facciamo delle forze che conducono quella lotta di liberazione antimperialista? Prima viene la liberazione di un popolo dal giogo straniero, poi spetterà a quello stesso popolo fare i conti con le classi reazionarie nazionali che lo sfruttano e lo opprimono. Ciò vale anche nel caso dell'Ucraina.
È un'assoluta falsità sostenere che noi siamo per l'invio delle armi all'Ucraina, dato che fin dall'inizio del conflitto, per non coinvolgere l'Italia nella guerra, abbiamo preso nettamente posizione contro tale invio, contro l'aumento delle spese militari e contro l'aumento della partecipazione dell'Italia al dispositivo militare della NATO ai confini della Russia. Ma non possiamo non rispettare il diritto degli ucraini ad armarsi per difendere il loro paese dall'aggressione russa. Come gli ucraini debbano condurre la loro lotta di liberazione dagli invasori spetta solo a loro.
Quale pace per l'Ucraina?
Anche noi siamo per la pace, partecipiamo alle manifestazioni della pace, e saremo con le nostre parole d'ordine anche alla manifestazione nazionale del 5 novembre. Ma occorre che il movimento per la pace si chiarisca al suo interno su quale pace cercare e con quale linea politica si deve perseguire. Soprattutto occorre che esso non finisca, in nome della pace a tutti i costi, per fare il gioco di Putin. Come sta facendo oggettivamente il trasformista liberale, ora anche “neopacifista”, Giuseppe Conte, in asse con le posizioni ambiguamente “equidistanti” del Vaticano tra Putin e Zelensky, che cavalca le istanze di pace diffuse nel Paese nel quadro della sua politica demagogica di egemonizzare la sinistra del rtegime capitalista neofascista approfittando della crisi del PD.
Affinché il movimento per la pace si liberi dall'influenza della propaganda putiniana deve infatti stabilire due punti fermi irrinunciabili: pretendere il ritiro delle truppe di Putin dall'Ucraina e sostenere Zelensky, perché in questo momento egli rappresenta la testa della resistenza dell'Ucraina contro l'invasore neozarista. Dopo il ritiro dei russi sarà il popolo ucraino a decidere liberamente del proprio destino e giudicare i suoi governanti, compreso Zelensky, ed eventualmente rovesciarli se andassero contro gli interessi del popolo. Ma fino ad allora occorre scegliere da che parte stare.
Inoltre non si può sostenere la tesi della pace qualsiasi, della pace a tutti i costi perché altrimenti Putin potrebbe usare l'arma nucleare. La pace dev'essere giusta e duratura, e perciò non può essere ottenuta sacrificando all'invasore pezzi di territorio ucraino cedendo al ricatto atomico, il che non farebbe che covare nuovi focolai di guerra sotto la cenere. Per questo occorre mantenere fermo il principio che qualsiasi soluzione di pace, riguardante il cessate il fuoco, il ritiro delle truppe russe e la sistemazione del Donbass e della Crimea debba essere decisa esclusivamente da un accordo diretto tra l'Ucraina e la Russia, in mancanza del quale la pace non durerebbe.
Il rifiuto di Zelensky di trattare con Putin è conseguente all'annessione unilaterale e illegale del Donbass, tuttavia non esclude una trattativa e un possibile accordo con un altro presidente della Russia. In ogni caso nessuno può e deve sostituirsi al popolo ucraino nel decidere del proprio destino, e nulla può essere deciso alle sue spalle.
19 ottobre 2022