A Parigi e in tutta la Francia
I lavoratori in piazza per l'aumento dei salari
Successo dello sciopero generale. A Parigi in 140mila sfilano nella “Marcia contro il carovita”
In Francia sale la mobilitazione contro il carovita e per l'aumento dei salari. Oramai tutte le categorie di lavoratori, a cui si sono uniti gli studenti, stanno manifestando contro il peggioramento delle condizioni di vita delle masse popolari. Il paese transalpino ci ha abituato a queste fulminee ed estese proteste che spesso sono riuscite a fermare il governo, le sue controriforme e le leggi che intendevano peggiorare il sistema previdenziale o le tutele sul posto di lavoro.
Stavolta la scintilla è partita dai lavoratori delle grandi compagnie dell'energia che chiedono salari più alti per coprire l'inflazione, ma anche una redistribuzione dei profitti dei giganti del petrolio. Blocchi durati settimane nelle raffinerie e nei depositi di carburante hanno portato a carenze in quasi un terzo delle stazioni di servizio del paese. La richiesta è di un aumento del 10% dei salari base, il 7% per recuperare l'inflazione e il 3% da ottenere dalla redistribuzione degli extraprofitti.
I grandi monopoli del fossile sotto accusa hanno fatto delle timide aperture, e Esso France ha proposto un aumento di stipendio del 6,5%, che però, secondo il sindacato Cgt, è frutto di una sorta di artificio contabile: in sostanza, l'azienda ha conteggiato nella sua offerta scatti di anzianità e promozioni che poco hanno a che vedere col salario base. Total Energies si è limitata ad anticipare da novembre a ottobre la sua disponibilità a sedersi a un tavolo di trattative, ma nulla più. Da qui, la decisione del sindacato, che rappresenta la stragrande maggioranza dei lavoratori del comparto, di proseguire con la serrata.
Oltre alle raffinerie, ci sono stati anche gli scioperi nelle ferrovie e i blocchi delle strade da parte dei camionisti. Tanto che il governo Macron, dopo i primi giorni in cui aveva espresso “comprensione” per i lavoratori, attraverso il suo portavoce Olivier Véran, ha minacciato l'uso della forza per togliere i blocchi dalle cinque raffinerie interessate e la precettazione del personale: "Lo sciopero è durato troppo", ha detto. In tutta risposta, la Cgt ha rilanciato la mobilitazione.
Domenica 16 ottobre è stata la volta delle proteste contro il caro bollette, che giornali e mass-media hanno descritto come la discesa in campo delle “sinistre” francesi, cioè di quei partiti che si collocano all'opposizione di Macron. In realtà la grande manifestazione di Parigi denominata “Marcia contro il carovita e per un’azione climatica” ha visto sfilare tantissime organizzazioni, comitati, associazioni, realtà sindacali, lavoratori e una marea di giovani, che ha mobilitato anche gli intellettuali e gli artisti, a partire dal neo Premio Nobel Annie Ernaux. Al corteo nella capitale francese hanno partecipato 140mila persone.
Martedì 18 ottobre è stata la volta dello sciopero generale contro il carovita e le precettazioni del governo nel settore delle raffinerie e per il diritto di sciopero. In piazza i lavoratori statali e dei settori energia, dei trasporti, dell'agroalimentare, commercianti, scuola e ospedali. Interruzioni si sono registrate su treni e autobus. Cancellati alcuni Eurostar tra Parigi e Londra. Più salario, aumento del salario minimo, scala mobile sull’inflazione: questi i temi al centro della mobilitazione, ripresi dal segretario della Cgt Philippe Martinez, che aveva dichiarato ai media francesi che “il governo potrebbe risolvere la situazione in dieci minuti, se lo volesse… La questione è la volontà politica di ridistribuire la ricchezza. Non è normale che i lavoratori di Total non vedano un centesimo dei superprofitti realizzati dalla loro azienda”.
Manifestazioni e cortei si sono svolti a Parigi e in tutta la Francia, complessivamente sono scese in piazza 500mila persone e Macron è ora in difficoltà per la crescente pressione sociale che chiede alle aziende e al governo un maggiore contributo per contrastare la crisi economica in atto. Che l'esecutivo sia in difficoltà è confermato del ricorso al famigerato “49.3”, l’articolo della Costituzione che consente al governo di azzerare il dibattito parlamentare e considerare una legge approvata, salvo mozione di sfiducia alla Camera. Sarebbe la prima volta dal 1989 che si sceglie questa strumento per approvare una legge di bilancio.
All'orizzonte s'intravedono altre mobilitazioni contro il governo che ha promesso l’approvazione della controriforma delle pensioni nel 2023. Contro di essa, prima del Covid, i sindacati avevano dato battaglia bloccando il paese per mesi, costringendo alla fine il governo a rimettere nel cassetto il disegno di legge.
26 ottobre 2022