È la 35a iniziativa di protesta
Piombino dice NO al rigassificatore
Oltre 3mila manifestanti, lavoratori, studenti e abitanti, attraversano la città e chiedono al governatore PD Giani di non autorizzarlo

 
Lo scorso 20 ottobre a Piombino sono scesi in piazza e hanno attraversato la città oltre tremila manifestanti – tra di loro in maggioranza erano lavoratori, studenti e abitanti, oltre a rappresentanti di sindacati di base e di associazioni di categoria - per ribadire il loro no al rigassificatore
Piombino non molla” è stato uno dei principali slogan della protesta indetta da quattro comitati, la 35esima svoltasi finora nella cittadina toscana, che si oppongono risolutamente all'attracco, per un lungo periodo di tempo (almeno 3 anni e fino a 25), sulle banchine del porto toscano della gigantesca nave Golar Tundra di proprietà della Snam che, caricata di una enorme quantità di gas liquido dalle navi che periodicamente la riforniranno, ha il compito di trasformare il metano dallo stato liquido a quello gassoso.
La nave rigassificatore, secondo i progetti del governo Draghi, dovrebbe dapprima attraccare nel porto di Piombino per poi essere spostata in un secondo tempo su una piattaforma offshore, ma il governo finora non ha dato tempi precisi, e gli abitanti del centro toscano temono che l'imbarcazione resti attraccata per anni nel porto di Piombino.
Le masse popolari di Piombino e delle località limitrofe temono per la loro sicurezza ed è questa la principale ragione che le spinge a rifiutare in modo compatto l'ingresso della gigantesca nave della Snam nel loro porto. L’esplosione di un piccolo impianto rigassificatore a Cleveland, negli Stati Uniti, il 20 ottobre 1944 provocò 131 morti, 225 feriti e 79 case distrutte. In tempi molto più recenti l’esplosione di un piccolo rigassificatore a Skikda, in Algeria, il 20 gennaio 2004 provocò 27 morti e 74 feriti, e l’esplosione di un gasdotto di metano liquefatto in Belgio il 31 luglio dello stesso anno provocò 15 morti e 200 feriti.
Questi sono finora i più gravi incidenti accaduti nel mondo a impianti di gas liquido il quale, a causa della sua compressione, è molto più pericoloso rispetto al gas allo stato naturale, che è già comunque fonte di rischi: il volume occupato dal gas naturale liquefatto, destinato poi ad essere trasformato in gas liquido dagli impianti rigassificatori, è 600 volte inferiore al volume della stessa quantità in forma gassosa, quindi si può affermare che sia, in caso di incidente, 600 volte più pericoloso. Solo per fare alcuni esempi, si legge nel Rapporto della Commissione per l'energia della California del luglio 2003 che il Consiglio comunale della città di Oxnard, che all'epoca contava oltre 150.000 abitanti, aveva commissionato uno studio per l'individuazione dei rischi per la sicurezza nel caso di un incidente ad un impianto di rigassificazione. Il Consiglio comunale, dopo avere conosciuto le conclusioni dello studio scientifico, si oppose al progetto che avrebbe previsto la realizzazione di una piattaforma gasiera sul mare, a 20 chilometri dalla costa della città: emergeva infatti che ci sarebbero stati fino a 70.000 morti a Oxnard e nel suo entroterra se un incidente di gas naturale liquido fosse accaduto, e nessuno dei rischi considerati includeva atti di sabotaggio o terrorismo.
Poiché nel 2006 al largo di Livorno entrò in funzione la piattaforma di rigassificazione che tuttora esiste, il 30 marzo di quell'anno il Corriere della Sera scrisse, basandosi sullo studio di esperti, che se un simile impianto dovesse esplodere svilupperebbe un’energia pari a 50 volte l'ordigno atomico di Hiroshima, provocando una distruzione completa nel raggio di 55 Km e una distruzione parziale della costa centrale della Toscana e del suo immediato entroterra, con effetti realmente apocalittici.
Anche uno studio del ministero della Difesa degli Stati Uniti del 1982 concorda sul fatto che l’energia sprigionata da una gasiera con un serbatoio di 125.000 metri cubi sarebbe equivalente a 55 bombe di Hiroshima, pur priva di radiazioni: si consideri che la Golar Tundra ha una capacità di stoccaggio di 170.000 metri cubi di gas naturale liquefatto, ed è facile prevedere quali possano essere gli effetti realmente apocalittici in caso di incidente non soltanto per la piccola città di Piombino, ma per una notevole parte della Toscana, per cui a dover essere preoccupati per la presenza e l'ulteriore introduzione di rigassificatori dovrebbero essere non poche migliaia di piombinesi, bensì buona parte delle popolazioni toscane!
Eppure, nonostante simili rischi siano ben presenti alla popolazione di Piombino che è compatta nella protesta, alla manifestazione del 20 ottobre mancava il Pd insieme ai sindacati Cgil, Cisl e Uil, ed è evidente il perché: il Pd infatti ha espresso il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, il quale ha già dichiarato più volte, nonostante in tutte le manifestazioni svoltesi finora la popolazione di Piombino gli abbia chiesto di non farlo, di aderire pienamente al progetto del rigassificatore di Piombino voluto dal governo Draghi, mentre i sindacati confederali hanno finito per appiattirsi sulla politica espressa fin qui dal governo Draghi.
La latitanza vigliacca del PD e dei sindacati confederali su questa vicenda e l'abbandono delle masse popolari di Piombino alla loro sorte sono fatti che gravano come altrettanti macigni sul principale partito della “sinistra” borghese e sulle più grandi organizzazioni sindacali dei lavoratori.
Il PMLI è al fianco delle masse popolari della Val di Cornia e di Piombino, città che in tutti questi anni ha subito prima la devastazione e l'inquinamento del territorio causati dalle lavorazioni e dagli scarti dell'acciaieria, poi l'abbandono e la chiusura degli impianti siderurgici con la conseguente perdita di posti di lavoro e, infine, la collocazione di questo pericolosissimo rigassificatore che mette a repentaglio la vita delle popolazioni locali e le importanti attività economiche, commerciali e turistiche di questa pregevole area della Toscana.


26 ottobre 2022