La polizia manganella gli studenti che contestano un convegno della destra e in corteo chiedono: “Fuori i fascisti dalla Sapienza!”
La Sapienza si mobilita contro la repressione poliziesca e i fascisti nell'Univerisità
Il Collettivo studentesco denuncia: “È un segnale chiaro dei primi effetti che questo governo sta avendo e avrà nei prossimi 5 anni. Siamo la risposta concreta alle politiche sessiste, razziste, xenofobe, omofobe, transfobiche, repressive, in una parola fasciste che questa università manda fieramente avanti.”
OCCUPATA PER UN GIORNO LA FACOLTA' DI SCIENZE POLITICHE

Le manganellate agli studenti dell'Università La Sapienza rappresentano un eloquente biglietto da visita del nuovo governo neofascista presieduto da Giorgia Meloni. Martedì 25 ottobre, nello stesso giorno in cui la nuova presidente del Consiglio teneva il suo primo discorso alla Camera dei Deputati, la polizia caricava gli studenti che contestavano un convegno organizzato da Azione universitaria, gruppo politico studentesco di orientamento fascista.
Questa organizzazione intendeva provare l'esistenza di un capitalismo “buono” intrinseco alla natura umana; in realtà porta avanti idee razziste, xenofobe, antifemminili, e sfruttando la disponibilità data dalla rettrice dell'università romana, ha messo in scena un vergognoso convegno nelle sale dalla Sapienza alla presenza, tra gli altri, del deputato di Fratelli d'Italia Fabio Roscone e del giornalista, ex segretario del partito Radicale ed ex portavoce di Forza Italia, Daniele Capezzone, che si è sempre dichiarato liberale ma in realtà è un noto provocatore anticomunista.
Un centinaio di studenti del Collettivo di scienze politiche della suddetta facoltà intendevano mostrare che nell'università ci sono sensibilità molto diverse da quelle che si volevano divulgare nella conferenza della destra, e intervenire per poter avere un contraddittorio con gli organizzatori. Cosa che dall’università viene sempre richiesta quando si tratta di organizzare eventi riguardanti tematiche politicamente connotate tanto che, denunciano gli studenti, non fu concesso il permesso ad una iniziativa sul Kurdistan dei collettivi di sinistra proprio per questi motivi.
Dalla prima mattina i cancelli della facoltà erano sbarrati da un folto contingente di agenti di polizia in tenuta antisommossa. Appena gli studenti hanno mostrato l'intenzione di entrare sono stati respinti, dopo di che hanno deciso di appendere fuori la grata uno striscione con scritto: “Sapienza antifascista, anticapitalista e transfemminista”. Il tentativo è stato bloccato e ne sono seguiti momenti di tensione, fino a che la Celere ha allontanato il presidio con violente e ingiustificate cariche a colpi di manganello. Si sono viste scene di teste spaccate e sanguinanti e di studenti immobilizzati e ammanettati. Nei filmati ha particolarmente colpito la scena di un giovane, a volto scoperto e disarmato come tutti gli altri, scaraventato a terra e tenuto fermo come se si trattasse di un pericoloso terrorista.
Dopo il parapiglia e alcuni giovani contusi la protesta ha ripreso fiato e si è allargata, con altri studenti che si sono uniti al Collettivo fino ad organizzare un corteo con più di duemila partecipanti che ha sfilato per l'Ateneo fin sotto il rettorato, con lo striscione “Fuori i fascisti dall'università” accusando la rettrice Antonella Polimeni per aver fatto entrare preventivamente i celerini allo scopo di reprimere qualsiasi eventuale contestazione.
I megafoni mediatici della destra, a partire dai fogliacci il Giornale , Libero , La verità si sono accaniti contro gli studenti stravolgendo la realtà con epiteti tipo “zecche” e “fascisti rossi”, a cui si è aggiunto il segretario di Azione Calenda che ha dichiarato senza vergogna: “ i fascisti erano gli studenti”. La CGIL, attraverso un comunicato nazionale della categoria FLC, si è invece espressa con queste parole: ”non tolleriamo questa repressione”. A livello regionale e romano, la condanna delle violenze della polizia è stata quasi unanime, a parte ovviamente Fratelli d'Italia e i suoi alleati. A livello nazionale però, se si esclude la neosenatrice Ilaria Cucchi e una blanda denuncia da parte del leader dei 5 Stelle Conte, non si è registrata quella reazione indignata che richiedeva la gravità dei fatti.
Il PMLI emanava immediatamente un comunicato stampa di solidarietà dal titolo “I manganelli del governo neofascista Meloni già all'opera” dove si leggeva: “Il governo neofascista Meloni non ha perso tempo per usare i manganelli contro gli antifascisti. Esattamente come faceva Mussolini. Ne hanno fatto le spese le studentesse e gli studenti che volevano impedire un convegno di destra alla Sapienza di Roma. Il PMLI solidarizza con i coraggiosi ed esemplari studenti manganellati e li ringrazia per aver indicato che il governo neofascista si deve combattere anche nelle piazze. Questo governo è un oltraggio alla Resistenza e fa girare indietro la ruota della storia, riportandola al punto della marcia su Roma del 28 ottobre 1922”.
La reazione degli studenti, come abbiamo detto, è stata fulminea, hanno risposto con un partecipato e coraggioso corteo. Nella stessa giornata rilasciavano un comunicato dove condannavano le cariche della polizia e l'atteggiamento dei dirigenti dell'università per aver tollerato e dato agibilità, oramai da diversi anni, a gruppi neofascisti. Inoltre vi si legge: “Quanto successo in mattinata è un segnale chiaro delle posizioni assunte dal nostro ateneo e dei primi effetti che questo governo sta avendo e avrà nei prossimi 5 anni. Siamo la risposta concreta alle politiche sessiste, razziste, xenofobe, omofobe, transfobiche, repressive, in una parola fasciste che questa università manda fieramente avanti”.
A riprova di questa determinazione due giorni dopo, giovedì 27 ottobre, il Collettivo annunciava un'assemblea pubblica a cui partecipavano centinaia di studenti che, tra le altre cose, chiedevano le dimissioni della rettrice Polimeni. Nell'atrio dell'ateneo campeggiavano due striscioni: “Mai più violenza sugli studenti, riprendiamoci i nostri spazi” e un altro rosso: “Un’altra università. Per questo, per altro, per tutto”. È lo stesso che avevano portato il sabato precedente alla manifestazione di Bologna organizzata dal Collettivo di fabbrica Gkn e Fridays for future per la giustizia sociale e climatica. Una convergenza tra diverse mobilitazioni che si vuole sviluppare, tanto che all'assemblea erano presenti due rappresentanti degli opersi ex Gkn che hanno invitato gli studenti a proseguire la loro lotta.
Alla fine si è levato il coro “occupiamo, occupiamo” che ha portato all'occupazione della facoltà. È stato un atto dimostrativo perché gli studenti hanno sgomberato spontaneamente i locali dell'ateneo il giorno successivo, ma è stato un segno inequivocabile della volontà di proseguire la mobilitazione. “Nel centenario della marcia su Roma rivendichiamo un'università antifascista” dicono gli studenti, e danno appuntamento al 4 novembre, data in cui è previsto un corteo all'interno della città universitaria.
Intanto il governo neofascista lavora per sopprimere il dissenso degli universitari e il ministro degli Interni Piantedosi fa sapere che “monitoriamo i professionisti della sommossa”. E fanno bene ad essere preoccupati perché gli studenti nelle scuole e nelle università sembrano aver già capito quello che sta denunciando il PMLI. Ossia che il nuovo governo si ricongiunge con quello del ventennio mussoliniano seppur sotto altre forme e con modalità diverse, portando a compimento il disegno che fu della P2 di Licio Gelli. Un disegno, aggiungiamo noi, che i vari governi, almeno da Craxi in poi, sia di destra che di “centrosinistra”, hanno sempre avallato.

2 novembre 2022