Lo sostiene la Fondazione Di Vittorio
9,1 milioni di lavoratori precari e poveri
I disoccupati sono 4,3 milioni. Ocse: entro la fine 2022 in Italia i salari “reali” caleranno del 3%
In uno studio di 9 pagine recentemente pubblicato dalla Fondazione Giuseppe Di Vittorio - intitolato 'Il disagio occupazionale e la disoccupazione sostanziale nel 2021 in Italia' e curato da Giuliano Ferrucci e Nicolò Giangrande – si lancia un vero e proprio grido di allarme sulla situazione socioeconomica del nostro Paese.
Lo studio, basato sui dati dell'Istat, prevede che la recessione in arrivo peggiorerà ulteriormente il tenore di vita di 9,1 milioni di lavoratori che già si trovano in condizione di povertà e di precarietà, tra i quali ci sono moltissimi giovani sotto i 24 anni e tante donne, che si trovano in uno stato di inattività o di occupazione parziale o intermittente, e che sono classificati dall'istat come poveri relativi o assoluti.
A fronte di 23 milioni di occupati – sostiene lo studio - circa 2,4 milioni avevano un contratto a tempo determinato fino alla fine del 2019, mentre con gli effetti della pandemia e con l'aggravarsi della crisi economica sono già diventati a luglio 3,2 milioni, con un aumento di 800mila.
Il tasso di disoccupazione ufficiale era al 9,5% nel 2021 e riguardava 4,3 milioni di lavoratori, ma le conclusioni dello studio rendono ben più negative tali cifre, considerando che moltissimi di essi fanno un lavoro intermittente che alterna periodi di attività poco pagata ad altri di attività nemmeno garantita oltre una certa soglia, per cui il tasso reale di disoccupazione generale – secondo la Fondazione Giuseppe Di Vittorio – dovrebbe in realtà assestarsi al 16%, un tasso che sale al 18,6% tra le donne e al 34,2% tra i giovani fino a 24 anni.
Un altro effetto della crisi economica in corso è stato messo in risalto dall’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (Ocse) la quale, nelle Prospettive dell’Occupazione 2022 pubblicate il 9 settembre a Parigi, prevede che al termine del 2022 in Italia i salari reali caleranno del 3%, molto di più rispetto alla media degli altri Paesi membri dell’organizzazione, invece, dove il calo sarà solo del 2,3%.
L'Ocse ritiene che l'Italia sia particolarmente vulnerabile all’aumento dell’inflazione provocato dalla speculazione di Stati e mercati sui prezzi delle materie prime energetiche e alimentari, e che tale situazione costituisca il fattore maggiore – ma non l'unico – a causare l’abbassamento del potere d'acquisto dei salari in Italia, dove peraltro sono sostanzialmente fermi dagli anni Novanta: è vero che i salari hanno potuto avvantaggiarsi negli ultimi decenni – in Italia e più in generale nell'area Ocse - di un bassissimo tasso di inflazione, ma ora, a fronte dell'aumento vertiginoso della generalità dei beni di consumo, la situazione sta diventando intollerabile, in Italia soprattutto.
2 novembre 2022