Zelensky: “Pronto per la pace, per una pace giusta: un’Ucraina libera. E il nostro intero confine ripristinato”
Ancora una settimana di morte e distruzione in Ucraina. L’aggressione neozarista russa continua all’insegna dei proclami e delle convinzioni del boia Putin che il 4 novembre, nel Giorno dell'Unità Nazionale, una festività introdotta in Russia nel 2005, è tornato a ribadire che “Lo scontro della Russia con il regime neonazista dell'Ucraina era inevitabile. Se a febbraio non fossero state intraprese azioni appropriate da parte nostra, tutto sarebbe stato lo stesso, solo da una posizione peggiore per noi”.
Bombardamenti terroristici
Sul campo intanto nelle ultime settimane i bombardamenti hanno preso di mira le infrastrutture indispensabili per energia e riscaldamento lasciando senza acqua ed elettricità ampie fette di territorio ucraino mentre l'inverno incalza. Il 3 novembre strutture energetiche e dell'acqua sono state colpite dall'artiglieria russa nel Sud e nell'Est dell'Ucraina. A Mykolaiv è stata danneggiata una stazione elettrica e una condotta dell'acqua, come ha riferito il capo dell'amministrazione militare regionale Vitaly Kim, citato dalla testata Unian. La notte scorsa le infrastrutture per l'energia e l'acqua sono state bombardate anche nella regione di Dnipropetrovsk ha riferito il capo dell'amministrazione militare regionale Valentin Reznichenko.
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky il 4 novembre ha accusato il Cremlino di "terrorismo energetico" e ha denunciato che il giorno prima ben 4,5 milioni di persone in Ucraina erano senza elettricità. La situazione è critica anche a Kiev, dove secondo il sindaco Vitaly Klitschko 450 mila case erano al buio. Le autorità di Kiev non escludono che la capitale ucraina possa restare completamente senza elettricità, acqua e comunicazioni a causa dei raid delle truppe russe. "Stiamo facendo di tutto perché questo non avvenga, ha affermato il sindaco di Kiev. Ma siamo onesti, i nostri nemici stanno facendo di tutto per mantenere la città senza riscaldamento, elettricità e acqua e per far morire tutti noi. Stiamo calcolando vari scenari per resistere e prepararci". Secondo Klitschko, Kiev si sta organizzando con una grande fornitura di carburante, generatori, cibo e acqua potabile. Sono stati inoltre allestiti punti di riscaldamento. Allo stesso tempo, si prevede che le istituzioni mediche continueranno a funzionare. Le truppe russe stanno sistematicamente colpendo le infrastrutture critiche in Ucraina. Secondo le autorità, circa il 40% delle infrastrutture energetiche in Ucraina è stato "gravemente danneggiato" dai bombardamenti. I soldati russi hanno bombardato usando missili
e droni. Secondo Kiev, sono stati usati dei droni kamikaze di fabbricazione iraniana, gli Shahed-136. Mosca e Teheran hanno più volte negato, ma il 5 novembre, per la prima volta, il governo iraniano ha ammesso di aver fornito droni alla Russia. Il ministro degli Esteri Amirabdollahian ha minimizzato, sostenendo che l'Iran avrebbe consegnato a Mosca solo “un piccolo numero” di droni e di averlo fatto prima della guerra. Ma Zelensky ha risposto che Teheran mente e che le forze ucraine abbattono circa dieci droni ogni giorno.
Dieci civili ucraini intanto sono rimasti uccisi tra il 3 e 4 novembre in Ucraina a causa degli attacchi russi: otto morti e cinque feriti nella regione di Donetsk; due vittime e sette feriti nella regione di Kharkiv. Nonostante ciò l’eroica resistenza dell’esercito ucraino continua eroicamente. Il media russo indipendente Verstka ha reso noto che il 2 novembre scorso un intero battaglione di coscritti russi è stato eliminato dal fuoco ucraino, vicino al villaggio di Makiivka nell'oblast di Lugansk. Le vittime sarebbero centinaia. Il battaglione era formato da militari mobilitati dalla regione russa di Voronezh. La notte del 2 novembre l'unità è stata bombardata dall'artiglieria ucraina, mentre i comandanti russi fuggivano dalle loro posizioni.
Il 4 novembre la bandiera russa è stata rimossa dall'edificio dell'amministrazione statale regionale di Kherson, che è sotto il controllo della Federazione russa. Lo ha annunciato il primo vicepresidente del consiglio regionale in esilio Yuriy Sobolevskyi
postando la foto dell'edificio senza il tricolore russo. "La foto è stata scattata oggi. Misteriosa scomparsa della bandiera russa. Kherson era, è e sarà solo ucraina".
Ritirandosi da Kherson gli invasori fanno terra bruciata
Costretta a ritirarsi da Kherson l’armata neonazista del nuovo zar Putin è ricorsa ad un vero e proprio criminale saccheggio, da case e musei, ma anche ambulanze, trattori e auto private rubate, ben descritto dagli abitanti locali, mentre il quotidiano inglese “Guardian” descrive la razzia di archivi, dipinti e sculture dai musei. L’esercito russo ha trasportato il bottino attraverso il fiume Dnipro, sulla riva sinistra della regione di Kherson, e la deportazione riguarderebbe anche i cittadini, portati via con il pretesto di una missione umanitaria, dopo il coprifuoco di 24 ore. Secondo l'intelligence del Ministero della Difesa ucraino (Gur), per tre giorni convogli russi misti di equipaggiamento militare e camion civili sono passati dalla riva destra del fiume Dnipro
a quella sinistra nella regione di Kherson
trasportando elettrodomestici saccheggiati in casa dei residenti evacuati e perfino le intelaiature delle finestre con i vetri sottratti alle abitazioni. Il Gur
ha sottolineato il 7 novembre che negli insediamenti ucraini della riva destra sono ancora in corso saccheggi di massa, in particolare nel distretto di Beryslav
gli occupanti stanno metodicamente derubando case private, negozi e magazzini. La proprietà della centrale della rete elettrica distrettuale di Beryslav
è stata completamente ripulita di macchinari, attrezzature, dispositivi, materiali di riparazione. La città che contava 300mila abitanti è ormai vuota in vista delle battaglie dei prossimi giorni.
L’esercito di occupazione di Mosca è stato costretto altresì a lasciare i posti di blocco a Chornobayivka, Stepanivka e Bilozerka.
Ammonterebbero a 74.000 le perdite russe dal giorno dell'attacco di Mosca all'Ucraina, lo scorso 24 febbraio. Lo ha reso noto il 4 novembre il bollettino quotidiano dello Stato Maggiore delle Forze Armate ucraine. Secondo il resoconto dei militari ucraini, a oggi le perdite russe oltre che a quelle umane sarebbero di 2.734 carri armati, 5.552 mezzi corazzati, 1.755 sistemi d'artiglieria, 390 lanciarazzi multipli, 198 sistemi di difesa antiaerea. Stando al bollettino, che specifica che i dati sono in aggiornamento a causa degli intensi combattimenti, le forze russe avrebbero perso anche 277 aerei, 258 elicotteri, 4.162 autoveicoli, 16 unità navali e 1.442 droni.
Nel suo video messaggio serale Zelensky ha ribadito per l'ennesima volta: “Siamo pronti per la pace, per una pace giusta, la cui formula abbiamo espresso più volte: rispetto per la Carta delle Nazioni Unite, rispetto per la nostra integrità territoriale, rispetto per il nostro popolo, assicurare alla giustizia tutti coloro che sono colpevoli e pieno risarcimento dei danni che ci ha causato la Russia”. Come quelli dei soldati russi accusati di aver commesso crimini e atrocità in Ucraina, smascherati da un video inchiesta dell'Associated Press e della Pbs che hanno rivelato nuovi filmati e
testimonianze sulle torture e sul terribile massacro perpetrato a Bucha.
Intanto il 7 novembre le autorità ucraine hanno confermato la decisione di nazionalizzare cinque grandi industrie di armi. Il presidente Zelensky ha giustificato questa scelta come un passo "necessario" per garantire il corretto funzionamento del settore della difesa. "La nostra risposta contro il nemico deve essere la più efficace e coordinata possibile - ha affermato - E la nazionalizzazione delle aziende è necessaria per lo Stato in condizione di guerra, attuata a norma di legge e contribuirà a garantire le urgenti esigenze del settore della difesa".
Il governo ucraino ha infatti annunciato che cinque delle principali compagnie di armi del paese - Jsc Motor Sich, Pjsc Zaporizhtransformator, Pjsc AvtoKrAz, Pjsc Ukrnafta, Pjsc Ukrtatnafta - sono state rilevate dallo Stato.
9 novembre 2022