In conseguenza del risultato elettorale del 1° novembre in Israele
Netanyahu ritorna al potere con un governo neofascista
Il fascista sionista e razzista Ben Gvir l'uomo forte del nuovo governo

 
Il partito di destra Likud è risultato il primo partito al parlamento sionista, con 32 seggi conquistati alle elezioni politiche dell'1 novembre, la quinta elezione in soli quattro anni, e il suo leader Benjamin Netanyahu ha ricevuto il 13 novembre l'incarico ufficiale di formare il governo dal presidente israeliano, il laburista Isaac Herzog. Dopo un solo anno all'opposizione Netanyahu ritorna la potere e conta di allungare ancora la sua ventennale carriera alla guida dell'esecutivo di Tel Aviv che per i possibili componenti della coalizione si caratterizza come un governo neofascista. Nella coalizione della destra che può contare su una maggioranza di almeno 65 seggi sui 120 del parlamento hanno un peso determinante formazioni come quella guidata dal fascista sionista e razzista Ben Gvir che ha collezionato 46 accuse per vandalismo, istigazione al razzismo e sostegno a una organizzazione terroristica, che è stato condannato otto volte e che ha più volte pubblicamente esortato le forze dell’ordine a sparare ai manifestanti palestinesi in tutti i territori occupati dall'entità sionista.
Dietro il Likud che rispetto alle precedenti elezioni ha guadagnato due seggi, da 30 a 32, si è piazzato Yesh Atid, il partito centrista del primo ministro uscente Yair Lapid che ha guadagnato 8 seggi con un balzo fino a 25 seggi che non è servito a contenere l'dentico balzo del cartello elettorale formato da Otzmah Yehudit (Potere ebraico) guidato da Itamar Ben-Gvir e dal Partito Sionista Religioso guidato da Bezalel Smotrich che sono passati da 7 a 15 seggi e col terzo posto al parlamento hanno portato alla maggioranza assoluta la coalizione di destra raccolta attorno a Netanyahu. Ben-Gvir ha prenotato il ministero della Pubblica sicurezza e il suo alleato Bazel Smotrich quello della Difesa. In caduta libera i socialdemocratici del Partito laburista che scendono da 7 a 4 seggi, ancora peggio il partito nazionalista arabo Tajammo/Balad e i socialdemocratici del Meretz, la "sinistra" sionista, sono rimasti senza seggi non avendo superato la soglia di sbarramento che in questa occasione era fissata al 3,25% dei votanti.
Alle urne si sono presentati oltre 4,1 milioni di elettori, il 71,3% del corpo elettorale che ha fatto registrare il dato più alto dal 2015 e di sei punti percentuali superiore alle ultime elezioni dello scorso anno. Un recupero cui ha partecipato anche l'aumento dal 45% del 2021 al 54% dello scorso 1 novembre della parte araba dell'elettorato, con la popolazione araba che costituisce il 20% della popolazione israeliana e che per quasi la metà continua a privilegiare il boicottaggio e la protesta all'inutile per la causa palestinese voto nell'urna per il parlamento di Tel Aviv. A favore della diserzione dalle urne si erano espressi tra gli altri il movimento palestinese Abna'a el-Balad, che considera illegittimi lo Stato sionista e le sue istituzioni e chiede la liberazione di tutta la Palestina dal mare al Giordano, e il Fronte popolare per la liberazione della Palestina.
A fine ottobre l'ancora premier Lapid aveva siglato col governo di Beirut una intesa sui confini marittimi che permette ai due paesi di dare il via allo sfruttamento degli enormi giacimenti di gas individuati nel mare prospiciente e già trivellati dal regime di Tel Aviv nella zona di Karish mentre il Libano potrà iniziare le prospezioni di quello di Kana, gestito dalla Total con partecipazione dell’Eni. Questo accordo “cambierà la storia dei rapporti con il Libano, è un successo politico. Non capita tutti i giorni che uno stato nemico riconosca Israele, con un accordo scritto, di fronte alla comunità internazionale” sbandierava Lapid. Che intanto mandava avanti la criminale rappresaglia contro la resistenza palestinese in Cisgiordania a partire da quella contro i militanti della Tana del Leone, il gruppo di Nablus, con un bilancio di almeno 125 palestinesi uccisi e oltre duemila arrestati nel corso del 2022. Accordi col Libano e repressione dei palestinesi non sono bastati a Lapid a mantenere la guida dell'esecutivo sionista e deve passare la mano a un esecutivo ancora più neofascista e antipalestinese.
Persino i collaborazionisti dell'amministrazione nazionale palestinese di Abu Mazen se ne sono accorti e il premier palestinese Mohammed Shtayyeh ha dichiarato che "l’avanzata dei partiti religiosi di estrema destra alle elezioni israeliane è una testimonianza dell’aumento dell’estremismo e del razzismo nella società israeliana e di cui il nostro popolo ha sofferto per anni". Ma per una parte della resistenza palestinese non esiste una sostanziale differenza tra la politica sionista di Lapid e della destra ancora più fascista e razzista e la realtà della continua negazione dei diritti palestinesi e della repressione della resistenza all'occupazione lo dimostrano.

16 novembre 2022