Pugno di ferro del governo contro le navi delle Ong
Allo studio multe e confisca delle imbarcazioni. Menzogne di Piantedosi sugli sbarchi a Catania

Dopo il vergognoso tentativo, peraltro fallito, di non far sbarcare nel porto di Catania tutti i migranti salvati a fine ottobre dalle navi Humanity 1 e Geo Barents, mentre una terza nave, la Ocean Viking, è stata costretta a dirottare sul porto di Tolone (ciò che ha provocato lo squallido scambio di accuse sulla pelle dei migranti tra il governo francese e quello italiano), quest'ultimo non solo non deflette dalla linea del pugno di ferro contro le Ong, ma sta preparando nuove misure fasciste per cacciare di fatto le loro navi dal sud del Mediterraneo.
Il 15 novembre, alla vigilia dell'audizione di Piantedosi in parlamento per riferire sulla vicenda di Catania, il ministro dell'Interno ha convocato un vertice al Viminale dei capigruppo dei quattro partiti della maggioranza per discutere le nuove misure contro le Ong e in preparazione del vertice straordinario dei ministri dell'UE del 25 novembre sul tema dell'immigrazione. Allo studio il nuovo provvedimento, da recepire in un decreto legge, o da inserire in un decreto già in discussione in parlamento per fare ancora prima, che prevede l'obbligo per le navi Ong di essere attrezzate per ospitare gli immigrati per un lungo periodo e per effettuare controlli selettivi a bordo per scegliere i migranti da far sbarcare (soggetti fragili, in precarie condizioni di salute, bambini) e quelli da respingere come “carico residuale”: per legalizzare ed erigere a prassi normale, cioè, quello che l'avatar di Salvini ha tentato in tutti i modi ma senza successo di mettere in atto a Catania violando le leggi internazionali e la stessa Costituzione italiana. Le navi che non rispettassero quest'obbligo, e non rispettassero il divieto di entrare nelle acque italiane, o l'ordine di lasciare il porto col “carico residuo” dopo aver sbarcato i selezionati, sarebbero soggette a pesanti multe da definire, comprese tra i 10 e i 50 mila euro, e la confisca dell'imbarcazione nel caso di recidiva.
Il governo ha scelto la strada delle sanzioni amministrative, e non penali come fece il governo Conte 1 su spinta di Salvini, visto che i procedimenti giudiziari svolti fino ad oggi non hanno dato i risultati sperati. Si cerca di tener fuori la magistratura per impedire che si ripetano altri suoi interventi come quelli che portarono ai processi al capo della Lega. A comminare le sanzioni sarebbero infatti delegati direttamente i prefetti agli ordini del Viminale. È stata abbandonata, almeno per adesso, perché ritenuta troppo “rischiosa”, l'idea pur fortemente accarezzata dal ministro di selezionare addirittura i salvataggi, autorizzando solo quelli di imbarcazioni che corrono un “pericolo effettivo”.
 

Ipocrisia e pugno duro davanti al parlamento
Insieme a queste misure il ministro ha presentato l'altro pilastro del provvedimento, consistente in un nuovo giro di accordi bilaterali con i paesi del Nord Africa, sia per dare nuovo impulso al meccanismo dei rimpatri forzati e per impedire le partenze dei migranti finanziando i governi e le loro guardie costiere, sia per finanziare la costruzione di appositi campi di concentramento sul suolo africano dove effettuare la selezione dei migranti tra aventi diritto all'asilo e migranti “economici” da respingere. Fermo restando che la neofascista Meloni non ha certo rinunciato all'attuazione del suo cavallo di battaglia del blocco navale davanti alle coste nordafricane, come del resto ha ricordato nel suo discorso in parlamento. Lo ha rievocato nello stesso giorno del vertice del Viminale il ministro neofascista della Difesa Crosetto, con una dichiarazione che sembra invocare una nuova missione militare Frontex: “l'Italia pensa che il Mediterraneo sia un luogo da presidiare sempre meglio per l'importanza che ha economica, strategica, da tutti i punti di vista. Noi siamo una nazione che più di ogni altra vive il Mediterraneo, qualunque missione europea o internazionale per la sicurezza del Mediterraneo, per noi è di vitale importanza”.
Il giorno dopo in Senato, chiamato per riferire sul caso Catania, Piantedosi però ha taciuto sulle misure in preparazione contro le Ong, e questo pur dedicando quasi l'intero suo intervento ad attaccarle frontalmente ed accusarle praticamente di pirateria. Evidentemente, ammaestrato dal decreto sui rave party, ha pensato bene di non fornire un ulteriore motivo di scontro alle opposizioni e che è meglio lavorare sottotraccia per presentare il nuovo provvedimento a cose fatte.
Piantedosi ha cominciato anteponendo a tali attacchi una disgustosa litania a base di affermazioni ipocrite sulla “priorità assoluta alla tutela della dignità umana e della persona”, sull'“enorme sforzo che da anni va conducendo l'Italia per assicurare ai migranti condizioni dignitose di ospitalità in una cornice di legalità”, sull'“azione del Governo [che] è e resterà sempre ispirata a umanità e fermezza”, e altre balle del genere. Per poi gettare la maschera paternalistica e battere il pugno sul tavolo: “Al contempo, affermiamo con determinazione il principio che in Italia non si entra illegalmente e che la selezione degli ingressi in Italia non la faranno i trafficanti di esseri umani!”, ha esclamato scimmiottando la ducessa Meloni tra gli applausi frenetici della maggioranza.
 

Le false accuse alle Ong di “mancato coordinamento”
Dopo aver fornito le cifre degli sbarchi nel 2022, in aumento del 60% rispetto al 2021, e dei migranti portati dalle navi delle Ong, “dimenticandosi” però di sottolineare che si tratta solo del 12% del totale degli arrivi sulle nostre coste, il ministro ha affrontato i casi delle quattro navi Ong verificatisi tra la fine di ottobre e la prima decade di novembre su cui era stato chiamato a riferire dalle opposizioni. E qui ha messo in scena una lunga tirata, inanellando una falsità dietro l'altra, per dimostrare l'indimostrabile, e cioè che il governo ha rispettato scrupolosamente tutte le leggi nazionali e internazionali, mentre a violarle sono state proprio le Ong.
La tesi sostenuta da Piantedosi con arrogante faccia tosta è che due delle quattro navi Ong in oggetto, la tedesca Humanity 1 e la norvegese Geo Barents, che hanno sbarcato a Catania tutti i migranti a bordo solo perché i comandanti si erano rifiutati di riprendere il mare col “carico residuo” e grazie all'intervento decisivo dei medici, hanno agito in maniera del tutto autonoma e non coordinata con le autorità italiane. Dirigendosi verso un porto italiano dopo che, ha calcato il ministro, “gli interventi di recupero dei migranti erano stati svolti dalla nave in piena autonomia e in modo sistematico in area SAR libica e maltese, senza ricevere indicazioni delle autorità statali responsabili delle predette aree, informate, al pari dell'Italia, solo ad operazioni avvenute”.
Su questo il ministro ha mentito spudoratamente al parlamento, come dimostrano le e-mail inviate dalla Geo Barents dell'Ong Medici senza frontiere ai centri di soccorso di Malta e Italia, e pubblicate da Il Fatto Quotidiano , in cui il capomissione Juan Matias Gil offriva la disponibilità ad effettuare il salvataggio già segnalato alle predette autorità costiere da Alarm Phone. Senza però ricevere alcuna risposta né a questa prima mail, né a tutte le altre successive inviate a Italia e Malta descrivendo tutte le fasi del soccorso, il numero e la composizione dei naufraghi presi a bordo, nonché alle successive ripetute richieste di assegnamento di un porto sicuro (Place of safety, in codice POS) dove poterli sbarcare.
La verità, come ha confermato Gil a Il Fatto , è che alle segnalazioni delle navi Ong “nel 99 per cento dei casi non risponde nessuno. Questo soccorso è stato scelto come esempio per rappresentare tutti gli altri salvataggi per i quali sono state applicate le stesse procedure”. “Come potrete vedere – ha aggiunto mostrando le e-mail - le autorità italiane, maltesi e dello stato di bandiera sono sempre informate sulle attività a bordo. Ma sapendo che i maltesi stanno zitti, anche l'Italia rimane in silenzio”.
 

Menzogne anche sulla Ocean Viking
La stessa identica vicenda della Geo Barents è accaduta infatti alla tedesca Humanity 1, anch'essa accusata falsamente da Piantedosi di aver agito di propria iniziativa, senza segnalare alcunché e senza coordinarsi con le autorità italiane, maltesi o della Germania. Mentre per quanto riguarda la Ocean Viking il ministro ha riferito che la nave “non è mai entrata in acque territoriali italiane” e che dopo aver avanzato dal 22 ottobre richiesta all'Italia di un porto sicuro, l'8 novembre si è “diretta autonomamente verso le coste francesi”, creando di fatto “attriti sul piano internazionale, anch'essi assolutamente non voluti dal Governo, con il rischio di produrre ripercussioni sulle politiche migratorie a livello europeo”. Cioè a suo dire lo scontro diplomatico tra il governo francese e quello italiano sarebbe stato causato unicamente dal comportamento scorretto della nave, e non dalle dichiarazioni scioviniste e arroganti di Salvini, Meloni e dello stesso Piantedosi, che avevano strombazzato l'accollamento della nave alla Francia come una vittoria della loro linea della “fermezza” e del “vento che è cambiato”.
Viceversa Elisa Brivio, portavoce di Sos Mediterranée Italia, l'Ong che arma la nave, racconta una storia completamente diversa, spiegando a La Stampa che la decisione di rinunciare a Catania (dopo aver aspettato invano per ben 17 giorni una risposta dall'Italia, con 234 naufraghi a bordo e il mare in rinforzo) è stata presa sia per le notizie fatte filtrare dal governo italiano alla stampa su una presunta disponibilità della Francia a concedere un porto sicuro, ma soprattutto perché “quel giorno (8 novembre, ndr) c'erano due navi ferme al porto di Catania con una parte dei sopravvissuti bloccati a bordo, e non avevamo alcuna intenzione di far vivere ai nostri migranti la stessa esperienza. Un porto dove si attuano sbarchi selettivi non è un porto sicuro”. Alle accuse di illegalità delle navi Ong scagliate dal governo Meloni, Brivio risponde: “Colmano solo un vuoto lasciato dagli Stati nel salvare vite umane. Criminalizzarle è disumano. Bloccare le nostre navi porterebbe solo a lasciare ancor più persone in pericolo con il risultato di più morti in mare”.
 

Le navi Ong non sono un “porto sicuro”
Parole che sbugiardano il ministro e smontano completamente la sua capziosa ricostruzione della vicenda. Eppure la furbesca linea che Piantedosi ha pervicacemente sostenuto in aula è più o meno la seguente: le navi delle Ong che battono bandiera straniera sono territorio dello Stato di bandiera a tutti gli effetti, come se fossero sue isole galleggianti. Di conseguenza una nave può considerarsi “porto sicuro”, ed è compito dello Stato di bandiera (la Norvegia nel caso di Ocean Viking e Geo Barents, la Germania nel caso della Humanity 1) effettuare la selezione dei migranti in reali condizioni di emergenza da consegnare alla guardia costiera italiana, mentre tutti gli altri sono un problema suo.
Una riscrittura a proprio piacimento delle leggi internazionali del mare e dell'assistenza ai rifugiati bocciata ovviamente dai governi chiamati in causa, ma anche da tutta la giurisprudenza internazionale, come ha analizzato dettagliatamente su Domani del 20 novembre la giurista Vitalba Azzolini, spiegando che “la Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (Unclos) prevede solo che lo Stato di bandiera debba esigere che il comandante della nave presti soccorso a chiunque sia trovato in condizioni di pericolo, 'procedendo quanto più velocemente possibile' al soccorso [e che] lo Stato di bandiera non è considerato parte attiva nelle operazioni nemmeno dalla convenzione Sar (Search and Rescue) elaborate dall'Organizzazione marittima internazionale”.
La giurista ribadisce che una nave non può essere considerata un POS, ma al massimo un POS “temporaneo”, perché le norme prevedono che sia “il più vicino a quello dove è avvenuto il soccorso, e in cui le persone possano esercitare ogni diritto, inclusa la richiesta di asilo”, oltre naturalmente ad assistenza medica adeguata e quant'altro. E comunque, in caso di mancata risposta ad una richiesta di POS, secondo le linee guida Unclos, “il comandante della nave continua a restare investito del compito di portare i naufraghi in salvo [e] non solo può ma deve scegliere dove sbarcare i migranti, valutando quale sia il posto sicuro più vicino”.
Piantedosi dunque mente sapendo di mentire, e la linea del governo Meloni del pugno di ferro contro le Ong e i migranti è fuori da ogni legalità costituzionale e internazionale. Tutti gli antifascisti, gli anticapitalisti e i sinceri democratici e antirazzisti devono unirsi contro questa infame politica razzista e xenofoba del governo neofascista Meloni e rivendicare porti e frontiere aperte ai migranti.


23 novembre 2022