Firenze: per rispondere alle provocazioni di Borgomeo e chiedere alle istituzioni di fare la loro parte
Gli operai Gkn occupano Palazzo Vecchio
Il Consiglio comunale non si svolgerà, come richiesto dai lavoratori, dentro la fabbrica
Annunciate nuove iniziative
Gli operai della ex Gkn non hanno alcuna intenzione di arrendersi e di rinunciare alla loro lotta per mantenere la produzione nello stabilimento di Campi Bisenzio. Questo è il messaggio forte e chiaro lanciato nei confronti dell'attuale padrone, Francesco Borgomeo, che aveva attaccato il presidio permanente dei lavoratori e minacciato l'arrivo di mezzi pesanti per svuotare lo stabilimento dei pezzi che ancora si trovano al suo interno, ossia i semiassi delle auto.
La sue accuse hanno assunto toni veramente provocatori, accusando i lavoratori ex-Gkn e tutti i solidali che li stanno sostenendo, di occupazione abusiva, di usare lo stabilimento “come sede del movimento politico Insorgiamo” e per finalità estranee al mantenimento del posto di lavoro, di essere da ostacolo a una ripresa produttiva. Quasi un appello alle forze di polizia a “liberare” la fabbrica con la forza, magari ispirandosi al recente decreto sugli sgomberi approvato dal governo con la scusa dei rave party.
Come sappiamo tutto questo per il momento non è avvenuto grazie alla ferma reazione dei lavoratori che lunedì 7 novembre hanno convocato davanti ai cancelli della fabbrica di Campi Bisenzio centinaia di operai, studenti, cittadini e ottenuto la solidarietà di tante realtà sindacali, sociali e politiche (i sindacati di base hanno indetto anche uno sciopero per favorire la partecipazione al presidio). Questa immediata e forte mobilitazione ha fatto si che nessuno dei camion avvistati nei paraggi si sia avvicinato alla fabbrica, ne si è vista l'ombra di celerini e carabinieri.
L'ex advisor (consulente) del fondo Melrose, che ha acquisito l'ex Gkn promettendo il rilancio della fabbrica e il mantenimento dei posti di lavoro, come previsto dall'accordo di gennaio, cerca di rigirare la frittata per giustificare la mancata presentazione, a 10 mesi di distanza, di un serio piano industriale, dando la colpa all'”inagibilità” della fabbrica e riducendo una esemplare, complessa e lunga lotta contro la delocalizzazione e per la salvaguardia di un'importante fabbrica del territorio, con i suoi posti di lavoro, a una mera questione di ordine pubblico. Ma, come risponde il Collettivo: “L'assemblea permanente c'è perché manca il lavoro, non manca il lavoro perché c'è l'assemblea permanente”.
Borgomeo tenta con tutti i mezzi di piegare la resistenza degli operai, utilizzando il ricatto e tagliando i mezzi di sussistenza con il mancato pagamento degli stipendi di ottobre, affamando le famiglie di 300 lavoratori e cercando di scaricare sulla fiscalità generale i costi che invece sono a suo carico. Lui chiede la cassa integrazione che l’Inps non gli concede semplicemente perché non ci sono ragioni imprenditoriali per farlo. “Sia il ministero che Invitalia non hanno considerato percorribile il contratto di sviluppo da lui proposto – ha ricordato la Fiom-Cgil – a tal punto che l’Inps non ha autorizzato la cassa integrazione perché, unico caso in Italia, non sanno neanche che causale metterci”.
L'attuale situazione è ben sintetizzata dalle affermazioni di Dario Salvetti del Collettivo di fabbrica: “La vertenza della Gkn rimane ostaggio di un meccanismo messo in piedi dalla proprietà, che cerca di affamare e calunniare la mobilitazione sociale per vedere se così riesce a impressionare il ministro del Lavoro e ottenere una cassa integrazione che oggi, da quel che possiamo vedere, non ha causali", Per smascherare le menzogne di Borgomeo gli operai, nei giorni successivi alla mobilitazione del 7 novembre, hanno organizzato diversi presidi e volantinaggi nei punti cruciali della città di Firenze: stazione ferroviaria di Santa Maria Novella, aeroporto di Peretola, la centrale via Cavour.
Nella giornata di lunedì 14 novembre alcune decine di operai della ex Gkn hanno occupato Palazzo Vecchio, sede del Comune di Firenze per chiedere che si arrivi a una soluzione concreta della vertenza che riguarda lo stabilimento industriale, ora di proprietà della Qf. Altri operai hanno manifestato nella sottostante piazza della Signoria, con cori, tamburi e striscioni. Alcuni consiglieri e assessori sono rimasti in compagnia degli operai in segno di solidarietà. I lavoratori hanno fatto sapere che la protesta sarebbe continuata a oltranza, anche se il giorno successivo, dopo 30 ore di “occupazione”, sono usciti per tornare in fabbrica.
Ma, parafrasando un loro slogan, “non c'è rassegnazione, ma solo tanta rabbia”, e subito lanciavano la proposta di far svolgere il prossimo consiglio comunale, dedicato alla vertenza Gkn, dentro la loro fabbrica. La richiesta non veniva accolta mettendo a nudo l'ipocrisia del sindaco PD Nardella e delle istituzioni locali. Secca la risposta degli operai: “La decisione del Consiglio Comunale di non svolgere la seduta di lunedì in Gkn è l'ennesimo schiaffo a una mobilitazione sociale, a una lotta di popolo. Finora il Consiglio Comunale si è trincerato dietro al fatto di "non potere", di non avere le competenze per intervenire. Ma decidere di riunirsi in Gkn, sfatando qualsiasi calunnia sullo stabilimento era perfettamente nelle corde del Consiglio. Non è che non si può, quindi. Non si vuole”.
Ancora una volta la Rsu, il Collettivo di fabbrica e i lavoratori hanno risposto con l'iniziativa, con un assemblea aperta nei locali della Gkn per lunedì 21 novembre. Saranno illustrate le prossime iniziative, la situazione della fabbrica, i progetti di ripartenza, la nascita della Società di Mutuo Soccorso Insorgiamo, la fabbrica pubblica e socialmente integrata. “Perché – si legge nel comunicato del Collettivo – senza intervento pubblico, Gkn è spacciata. E perché l'idea della fabbrica pubblica e socialmente integrata è l'unica in campo, innovativa, il futuro di un mondo che altrimenti affoga nella povertà e nel ricatto. Perché nessun euro pubblico deve essere dato a babbo morto, per coprire le colpe del privato”. “Perché noi, in questa lotta abbiamo messo tutto. Le istituzioni, invece, parole, parole, parole”.
23 novembre 2022