“No governo Meloni, no scuola dei padroni”
150 mila studenti in piazza contro la scuola del “merito”
Cortei e manifestazioni in oltre 80 città per rilanciare “i 5 pilastri della scuola che vogliamo”. A Roma e Palermo date alle fiamme le bandiere di Fratelli d’Italia
Viva la mobilitazione delle studentesse e degli studenti. A Catania e Campobasso il PMLI diffonde il volantino sull'attacco di Valditara al socialismo
Il 18 novembre un'ondata di oltre 150 mila studenti medi e universitari si è riversata nelle piazze di oltre 80 città dal Nord, al Centro e al Sud del Paese nell'abito della mobilitazione nazionale indetta dalla Rete degli Studenti Medi, Unione degli Universitari e Link, contro il governo neofascista Meloni e la scuola del “merito” capitalista, neofascista e classista auspicata dal ministro fascioleghista, anticomunista, sovranista e separatista Valditara; contro lo sfruttamento dei Pcto in alternanza scuola-lavoro, che continua a mietere giovani vittime e a causare gravissimi infortuni tra i ragazzi di 4° e 5° superiore; contro i tagli all'istruzione e all'edilizia scolastica, contro il carovita, la guerra e l'aumento delle spese militari.
Alla protesta hanno aderito, tra gli altri, anche la Cgil e i sindacati di base, Libera, Fiom, Legambiente, Non una di Meno e vari movimenti, tra i quali anche Fridays for future.
Questo è solo l'inizio, assicurano gli studenti: una prima manifestazione nazionale che rappresenta lo sbocco naturale delle proteste svoltesi a livello locale nelle settimane scorse contro i primi atti della nuova maggioranza di governo e inaugura l’inizio di un periodo di presidi e occupazioni già in atto in vari istituti perché “Dopo mesi di mobilitazione non accettiamo più di essere ignorati”, affermano i portavoce dell'Uds in un comunicato.
Da Torino a Palermo, da Milano a Catania, Roma, Cagliari, Genova, Verona, Varese, Vicenza, Perugia, Mantova, Pisa, Imperia, Forlì, Bologna e decine di altri grandi e piccoli centri gli studenti medi e universitari insieme anche a tanti ricercatori, organizzazioni sindacali, collettivi, associazioni e comitati, hanno dato grande continuità alla lotta innalzando il livello di mobilitazione e combattività con una serie di cortei, manifestazioni e sit-in di protesta confermando di essere i primi ad aver capito la grave minaccia che il governo neofascista Meloni rappresenta non solo per le masse studentesche, lavoratrici e popolari ma per la stessa democrazia borghese, le istituzioni parlamentari e le libertà costituzionali, come purtroppo hanno già sperimentato sulla loro pelle gli studenti de La Sapienza di Roma che volevano impedire l'ingresso dei fascisti all'Università e sono stati manganellati, pestati a sangue, arrestati e denunciati dalla polizia dall'ex prefetto di Roma e attuale ministro degli Interni Matteo Piantedosi, lo stesso che appena un anno fa “non riuscì ad evitare” l'assalto fascista alla sede nazionale della CGIL a Roma e forse proprio per questo è stato promosso ministro.
Questo governo denunciano ancora gli studenti: “Agisce negli interessi dei pochi trascurando completamente i bisogni della maggior parte degli italiani: giovani, precari, percettori del reddito di cittadinanza, minoranze etniche e sessuali come la comunità Lgbt... contestiamo le recenti decisioni in materia di immigrazione, sia il decreto 'Anti-rave', una misura 'antidissenso', utile solo a distrarre l’opinione pubblica e soprattutto coloro che dalle politiche sociali del governo vengono penalizzati per racimolare consensi facili”.
Non a caso alla testa dei numerosi cortei che hanno caratterizzato questa prima mobilitazione strutturata e organizzata contro il governo, gli studenti hanno esposto striscioni e cartelli e urlato slogan tipo: “No governo Meloni, no scuola dei padroni” “Contro governo Meloni e scuola del merito” “Nessun merito a questo governo” “Contro il governo di fascisti” “Governo e opposizione stessa scuola-azienda stessa repressione”. Mentre a Roma e Palermo durante i cortei alcuni manifestanti hanno dato alle fiamme anche le bandiere di Fratelli d’Italia.
Una storica giornata di protesta ma anche di proposta in quanto nelle diverse piazze gli studenti hanno rilanciato la propria linea politica sulla scuola.
"L'anno scorso a partire dalle assemblee nelle scuole e nelle città di tutto il paese siamo arrivati agli Stati Generali della scuola dove abbiamo definito insieme a studenti da tutto il Paese e alle realtà del sociale il modello di scuola che vogliamo – dichiarano i portavoce dell'UDS - scendiamo in piazza rivendicando 5 pilastri della scuola: una legge nazionale sul diritto allo studio, la sostituzione dei PCTO con l'istruzione integrata, salute e sicurezza per un edilizia sicura ed educante e per la garanzia del benessere psicologico, maggiore rappresentanza studentesca e la riforma dello statuto perché maggiori diritti siano garantiti... Scendiamo in piazza anche contro questo governo come da anni facciamo con tutti i governi. Abbiamo una proposta concreta e reale di riforma del sistema scolastico tutto e pretendiamo di essere ascoltati, vogliamo vedere le richieste degli studenti di tutto il paese approvate e portate avanti, vogliamo decidere noi perché il futuro ci appartiene".
Per questo, hanno aggiunto in una nota diffusa sui social dalla Rete Studenti e Udu: “Siamo pronti a difendere il diritto allo studio e ogni diritto conquistato fino ad ora. Le forze che compongono il Governo sono anti studentesche. Valditara è responsabile della Riforma Gelmini che ha contribuito a distruggere la scuola e l’università pubbliche. Abbiamo interrogato i candidati dei partiti che sostengono il Governo durante le elezioni e nessuno ha sostenuto le proposte studentesche. Vogliamo investimenti sul diritto allo studio, non riflessioni su un merito che non esiste. Non ci può essere merito in una scuola che non dà a tutti gli stessi strumenti e le stesse possibilità. Vogliamo giustizia ambientale, lavoro stabile e retribuito, salute mentale... i pilastri della scuola che vogliano riguardano anche: una legge nazionale sul diritto allo studio, la sostituzione dei PCTO con l’istruzione integrata, salute e sicurezza, un’edilizia sicura ed educante, la garanzia del benessere psicologico, maggiore rappresentanza studentesca e la riforma dello statuto perché maggiori diritti siano garantiti, opposizione ai concetti di merito, competizione, patria e famiglia che sono i cardini del ministro Valditara... Ci sentiamo avanguardia nella lotta in questo momento perché sono anni che scendiamo in piazza per scongiurare lo smantellamento della scuola pubblica. Nessun partito ci ha ascoltato. Ora l’ideologia camuffata si è esplicitata anche nel nome: è il ministero del merito. Siamo riusciti a creare una rete proprio perché diverse realtà hanno capito che si deve partire dall’istruzione per costruire un ragionamento complessivo sulla società”.
Per quanto riguarda il diritto allo studio gli studenti del Coordinamento Link aggiungono che: “È ormai evidente che gli studi universitari siano un privilegio che sempre meno giovani possono permettersi... vogliamo investimenti strutturali per il diritto allo studio e per tutto il comparto universitario, forme di reddito studentesco che permettano emancipazione e possibilità di scegliere indipendentemente dalla propria condizione economica di partenza e politiche per l’abitare”.
Senza dimenticare l'annosa questione del precariato, in particolare della ricerca, che potrebbe ulteriormente aggravarsi con la controriforma del reclutamento prevista all’interno del Pnrr che rischia entro il 2023 di lasciare senza lavoro 5 mila assegnisti su 15 mila.
Il Coordinamento nazionale precari/e della ricerca, ReStrike, sottolinea perciò come: “Il governo ha iniziato in modo arrogante il suo operato. Questa storia del merito è una provocazione che noi ricercatori precari sentiamo forte, è il paradigma per svilire e privatizzare ulteriormente il lavoro”.
Per mettere l'accento su questi temi a Roma
lo spezzone organizzato da ReStrike a metà percorso si è staccato dal corteo principale, partito dal Circo Massimo, e ha occupato simbolicamente il ministero dell’Università. Mentre a Viale Trastevere, nonostante Valditara in mattinata si fosse detto disponibile all’ascolto degli studenti, l'incontro col ministro non c'è stato e al suo posto la delegazione dei manifestanti è stata ricevuta dal vice capo di gabinetto. “È inaccettabile che ci venga proposta una figura tecnica quando noi scendiamo in piazza con una proposta politica chiara e strutturata” hanno denunciato i manifestanti al termine del corteo. In ogni caso, noi non molliamo e “Saremo presenti in tutte le piazze di questi mesi, a partire da quella contro la violenza sulle donne il 25 novembre, allo sciopero generale del 2 dicembre fino all’assemblea nazionale aperta alle realtà del sociale e ai territori prevista a febbraio 2023”. Presenti gli studenti dell'Osa (Opposizione studentesca alternativa) e i collettivi dei vari istituti tra cui il Visconti, Machiavelli, Augusto, Plinio, Cavour e Socrate, mentre il Tasso ha deciso di rimanere in occupazione. "Questa è la piazza dei discriminati", ripetono in corteo accompagnati dalle note di Bella Ciao mentre marciano verso il ministero di Viale Trastevere.
A Firenze
al fianco degli studenti sono scesi in piazza anche gli operai della ex Gkn di Campi Bisenzio, del Cartonificio Fiorentino e della Iron & Logistic di Prato. Il corteo è partito dal presidio organizzato davanti alla sede della Regione toscana in Piazza Duomo e si è concluso in Piazza Pitti “Quando sentiamo parlare di studenti e lavoratori come fossero due entità distinte quasi ci stupiamo – scrivono in un documento congiunto studenti e lavoratori - tanto ci appaiono chiare le degenerazioni di questo sistema e tanto ci appare naturale l’unione tra chi lavora per vivere e chi lavora per studiare. La convergenza tra studenti e lavoratori è una necessità”.
A Torino
i manifestanti hanno lanciato uova piene di vernice rossa contro il Palazzo della Regione Piemonte, in Piazza Castello, ente governato dal centrodestra, e contro la sede dell'Ufficio scolastico regionale, in Corso Vittorio Emanuele.
Gli studenti di Palermo hanno bloccato il traffico in via Dante e in via Parlatore e nei pressi della stazione centrale.
A Cagliari
gli studenti medi e universitari sono sfilati uniti dietro lo striscione "Finanziate l'Università, non la guerra" per chiedere più sicurezza negli edifici dopo il crollo alla facoltà di Sa Duchessa, nel polo umanistico dell’Università a metà ottobre.
A Napoli
il corteo partito da piazza Garibaldi e si è concluso a Piazza Plebiscito si è fermato più volte durante il percorso. Davanti a una banca, in Piazza Borsa, alcuni manifestanti hanno simulato di essere morti, vittime della crisi economica e del carovita; un'altra sosta è stata effettuata d'avanti all'Università Federico II per denunciare il caro alloggi e il caro trasporti; contro l'alternanza scuola lavoro alcune ragazze hanno dipinto di rosso le mani per ricordare le giovani vittime degli ultimi mesi.
Un forte "No alla scuola dei padroni" gli studenti lo hanno urlato lungo tutto il corteo anche a Bologna
dove alcuni manifestanti, lungo il tragitto da partito da Piazza Verdi a Piazza Scaravilli, in zona universitaria, hanno anche espresso "sostegno agli studenti del Cua sgomberati nei giorni scorsi da via Oberdan 16”.
A Venezia
gli studenti medi hanno lanciato una "fotopetizione" contro il governo e il ministro dell'istruzione Valditara. Lungo il corteo alcuni manifestanti si sono travestiti con cartelli di protesta e maschere che riproducevano i ministri Valditara e Bernini e l'assessore regionale all'Istruzione, Elena Donazzan. Mentre gli universitari e l'Associazione dottorandi italiani (Adi) di Venezia hanno presidiato le sedi di Ca' Foscari e Iuav.
A Bari
il corteo studentesco partito da Piazza Umbertosi ed è terminato davanti alla sede della Regione dove i manifestanti hanno espresso tra l'altro solidarietà ai lavoratori Baritech e chiesto trasporti adeguati a prezzi calmierati, sicurezza, investimenti nell'edilizia e stop immediato all'alternanza scuola-lavoro nelle aziende.
A Pescara
gli studenti sono sfilati per le vie del centro innalzando cartelli e striscioni con su scritto: "Ci state lasciando il deserto", "La scuola - cronache di un disastro", "Non siamo vasi da riempire, ma fuochi da accendere", "Sulla didattica decidiamo noi".
Alle manifestazioni di Catania
e Campobasso
hanno preso parte anche alcuni compagni delle rispettive organizzazioni locali del PMLI che hanno diffuso il volantino sull'attacco di Valditara al socialismo (vedi articoli a parte).
23 novembre 2022