Alle assemblee indette dalla Slc-Cgil
I lavoratori Poste di Reggio Calabria denunciano vessazioni, carenze e sfruttamento del personale nei luoghi di lavoro

Dal corrispondente dell’Organizzazione della provincia di Reggio Calabria del PMLI
Nei giorni scorsi a Reggio Calabria si sono svolte una serie di assemblee sindacali
indette dall’Area servizi Slc-Cgil per discutere le “riorganizzazioni” in atto sia in MP che in PCL.
Purtroppo, ancora una volta i responsabili aziendali in barba alle norme sancite dal CCNL in vigore dal 02/05/2021, hanno cercato in tutti i modi di boicottare le assemblee in quanto in alcuni uffici postali non è stata esposta la cartellonistica per informare l’utenza sullo svolgimento delle stesse né sono stati avvisati gli stessi dipendenti.
Ancora più grave il comportamento antisindacale della direttrice della filiale di Reggio Calabria, Teresa Cozzolino che ha ritenuto opportuno organizzare delle riunioni da remoto con i direttori e gli impiegati delle sale consulenza condizionando pesantemente il regolare svolgimento delle assemblee.
La Slc-Cgil ha dato mandato ai propri legali per verificare se questo tipo di atteggiamento possa essere considerato antisindacale. Vedremo come andrà a finire.
Nonostante il contrasto aziendale, dopo tre anni di stop causato dalla pandemia Covid, i lavoratori più combattivi hanno comunque deciso di partecipare attivamente alle assemblee per esporre apertamente i problemi presenti sui posti di lavoro, in primis la sicurezza ridotta ai minimi termini, tant’è che lo stesso sindacato spesso e volentieri è stato costretto a chiedere interventi agli organi esterni competenti per ripristinare le “condizioni minime”.
Si è poi passati a parlare dell’ormai cronica mancanza di personale. Dopo l’ingresso dei pescecani privati è aumentato il ricorso ai contratti part-time e a tempo determinato. Nel decennio 2010-2020, si è assistito a un decremento generale dei livelli occupazionali con una media nazionale del 21,4% con forti sperequazioni sui territori. Basti pensare che in soli quattro anni Poste Italiane ha investito 1,9 miliardi di euro in incentivi all’esodo triplicando ogni anno i propri guadagni.
A Reggio Calabria e provincia si è passati da oltre 5 mila posti di lavoro a poco più di 4 mila, come conseguenza alcuni uffici postali sono stati chiusi, altri vengono aperti a giorni alterni, causando stress al personale impiegato che si vede sballottato di qua e di là e con ricadute pesanti sulla clientela. A ciò si deve aggiungere lo sfruttamento selvaggio dei cosiddetti CTD, costretti a consegnare ogni giorno quintali di posta anche fuori l’orario di lavoro perché vessati e minacciati di non essere riconfermati dai loro responsabili che si rivelano essere veri e propri aguzzini. In parecchi non ce la fanno, e dopo pochi giorni decidono in lacrime di abbandonare barca e remi.
Bisogna riconoscere che la Slc-Cgil Reggio Calabria, seppur con suoi limiti rivendicativi, è l’unica sigla sindacale “vicina” in questo momento ai lavoratori poste, lo dimostrano i numerosi comunicati stampa e i conflitti di lavoro aperti con l’azienda.
Inoltre, da mesi viene indetto lo sciopero delle prestazioni straordinarie e aggiuntive che permette ai lavoratori di non aderire al lavoro straordinario e di rispettare l’orario di lavoro. Ma tutto questo non può bastare.
Noi marxisti-leninisti reggini che lavoriamo all’interno della Cgil vorremmo un sindacato più conflittuale e meno collaborazionista, più democratico e meno verticistico. Scioperi e mobilitazioni per essere davvero efficaci vanno fatti nei tempi giusti e preparati con i lavoratori nelle assemblee.
I licenziamenti, lo sfruttamento, il precariato non nascono dal nulla ma sono connaturati al marcio sistema economico capitalista. Ecco perché nelle assemblee occorre spiegare dialetticamente e con pazienza ai dipendenti Poste, i quali producono la vera ricchezza dell’azienda, che la loro condizione non è eterna e immutabile ma può essere migliorata attraverso lotte efficaci. Pur consapevoli che nel capitalismo non può esserci equità tra borghesia e proletariato, tra chi possiede i mezzi di produzione e chi no, perché gli interessi degli uni non potranno mai coincidere con gli interessi degli altri.
Allo stesso tempo non bisogna cedere alla rassegnazione o peggio ancora dare la colpa alle lavoratrici e ai lavoratori che non riusciamo a mobilitare.
I soldi ci sono, Poste Italiane Spa proprio grazie ai suoi dipendenti, macina ogni anno miliardi di utili, la maggior parte delle risorse economiche andrebbero utilizzate per aumentare gli stipendi - tra i più bassi in Europa - per assumere personale a tempo pieno e indeterminato e per garantire finalmente la sicurezza nei luoghi di lavoro.


30 novembre 2022