Lo scandalo keu dello smaltimento illecito di rifiuti industriali nel Valdarno Inferiore mette in luce l'intreccio tra politica borghese, industriali e mafia
Confermati gli avvisi di garanzia agli amministratori PD in Toscana
Il PD favoriva e copriva i criminali inquinatori conciari e in cambio riceveva soldi e voti
Redazione di Fucecchio
Il 24 novembre la Procura distrettuale antimafia di Firenze ha chiuso le indagini preliminari notificando 26 avvisi (dai 19 iniziali) di conclusione indagini a imprenditori, esponenti politici e dirigenti di enti pubblici a vario titolo coinvolti in quello che è stato definito lo “scandalo keu”. All’atto segue la richiesta di rinvio a giudizio e quindi l’apertura del processo. A questi si aggiungono sei avvisi ad altrettante società coinvolte nello smaltimento di rifiuti industriali.
In particolare per keu s'intende il materiale residuo del trattamento della depurazione dei fanghi conciari, cioè della lavorazione delle pelli che ha il suo distretto nel Valdarno Inferiore, conosciuto appunto anche come Comprensorio del cuoio, che si trova nella parte di Toscana in cui la provincia di Pisa confina con quella di Firenze. Le indagini dell'antimafia erano partite tre anni fa e in un primo momento avevano solo sfiorato la politica.
Poi però, nell'aprile 2021 saltò fuori lo stretto legame e l'intreccio di interessi nella gestione dei rifiuti tra imprenditori, amministratori locali (compreso il livello regionale) e organizzazioni mafiose. In estrema sintesi gli industriali ai vertici del Consorzio conciatori e dell'Acquarno, il grande depuratore che tratta gli scarichi delle aziende conciarie, sono accusati di associazione a delinquere per reati ambientali. Ottomila tonnellate di residui solidi altamente inquinanti sono stati dati in gestione alla 'ndrangheta che invece di trattarli come materiale pericoloso lo utilizzava in edilizia mischiato al materiale inerte, come ha fatto per la nuova Strada 429 tra Empoli e Castelfiorentino, guarda casa di competenza regionale.
Anche gli scarichi del depuratore erano del tutto fuori regola, sia per quantità che per qualità. Ciò è potuto accadere impunemente grazie alla complicità degli amministratori locali. Giulia Deidda, la sindaca PD di Santa Croce sull'Arno, comune dove sono insediate la maggior parte delle concerie, accusata di associazione a delinquere, faceva da tramite tra il locale Consorzio Conciatori, cioè i padroni, e la regione Toscana. A questo scopo la Deidda si adoperava per indicare le figure gradite agli industriali. In particolare durante la campagna elettorale regionale si spendeva per la riconferma, puntualmente avvenuta, del braccio destro e capo gabinetto di Enrico Rossi (PD), Ledo Gori, da parte del futuro governatore della Toscana Eugenio Giani (stesso partito). In cambio gli industriali avrebbero dato il loro sostegno con “il bacino di voti che sono in grado di smuovere”.
La Deidda si faceva in quattro per i padroni delle concerie e assieme a loro indicava chi si doveva “levare dal cazzo” (come riportato dalle intercettazioni) perché non si faceva i fatti suoi nelle agenzie che dovevano svolgere i controlli, come l'Arpat, e favorire invece chi stava al gioco. In regione Andrea Pieroni, uomo di fiducia del segretario del PD Enrico Letta, per poche migliaia di euro da utilizzare in campagna elettorale lavorava per far passare un emendamento (poi votato all'unanimità) scritto direttamente da un avvocato rappresentante dei conciatori per sottrarre il consorzio Acquarno dalla procedura di autorizzazione integrata ambientale (Aia), poi bocciato dalla Corte Costituzionale. Edo Bernini invece, dirigente regionale all'ambiente, avrebbe chiuso gli occhi sui mancati adeguamenti del depuratore. Insomma il PD favoriva e copriva i criminali inquinatori conciari e in cambio riceveva soldi e voti per eleggere le istituzioni locali e regionale.
La chiusura delle indagini preliminari, la conferma delle accuse e l'allargamento della platea degli indagati, confermano l'emergenza ambientale che sta investendo la nostra regione, e indicano che i marxisti-leninisti quando hanno denunciato una “terra dei Fuochi toscana” non hanno esagerato ma hanno colto nel segno. Il fitto intreccio tra mafia e industriali conciari con gli amministratori del PD ha dato un fondamentale contributo all'avvelenamento del territorio e a un illecito di 28 milioni di euro. A tanto ammontano i soldi risparmiati dagli industriali conciari, che di fatto sono rimasti nelle loro tasche.
Altro che “Toscana felix”. Privatizzazione della gestione dei rifiuti, mancanza di un ampio e reale controllo, supremazia degli interessi aziendali su quelli collettivi, ricerca del massimo profitto (intrinseca al capitalismo), questa è la spietata e cinica politica messa in atto sulla pelle della popolazione e dei lavoratori.
Fanno bene le masse popolari a non fidarsi delle rassicurazioni delle istituzioni locali dopo quanto avvenuto con lo smaltimento illegale del keu (tra l'altro non è ancora iniziata la bonifica promessa) e magari accettare nuovi impianti di trattamento rifiuti senza alcuna garanzia e senza essere consultati. Siamo quindi al fianco delle migliaia di manifestanti scesi in piazza ad Empoli contro il gassificatore (in sostanza un inceneritore) previsto da Alia in quel comune, a cui va tutta la solidarietà e il sostegno del PMLI.
30 novembre 2022